Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli
" Ma se foste israeliani, vi fidereste di questo Unifil ? "
Vi giuro che non voglio offendere nessuno, ma ieri, leggendo l'articolo di Guido Ruotolo sulla Stampa (unico a pubblicare la notizia fra i giornali italiani) mi è proprio venuta in mente quella vecchia e maligna barzelletta inglese: sapete che cos'hanno di speciale i carri armati italiani? Il cambio: hanno una marcia aventi e cinque retromarce... Se non avete visto il pezzo della Stampa, lo trovate sul sito di Informazione Corretta, come trovate l'intervento di oggi di Fiamma Nirenstein sull'argomento.
Scusate la barzelletta molto irriverente. Quel che è successo però ha dell'incredibile. Un pattuglione dell'Unifil, corpo militare dell'Onu che dovrebbe vegliare sul rispetto della tregua fra Israele e Libano, forte di trentacinque uomini fra francesi e italiani, evidentemente ben forniti mezzi e armi, dunque non quattro militari sperduti ma un gruppo forte, entra nel territorio di Bir e-Salasel, il paese più vicino al luogo dove l'altro giorno era esploso misteriosamente un deposito di armi o forse piuttosto un avamposto di Hezbullah. (Scrive infatti il Jerusalem Post: "Kuwaiti's A-Siyassa newspaper reported on Saturday that last week's explosion killed a number of Hizbullah gunmen at a secret military outpost, and did not destroy a hidden weapons cache as was initially believed.")
Il pattuglione intende perquisire una casa abbandonata alla ricerca di altre armi, ma si trova circondata da "un centinaio" (versione della Stampa) o "dozens" (versione del Jerusalem Post) di "contadini del villaggio", armati di "mazze e bastoni". I soldati sono armati di armi vere, i contadini tirano dei sassi, ma i nostri invece di difendersi chiamano aiuto e ottengono l'appoggio di altri 100 soldati, una compagnia intera. Intorno l'Unifil ha mezzi aerei, blindati, insomma è un esercito ben protetto. I contadini, nel racconto della Stampa, sono cresciuti anche loro, sono diventati addirittura un migliaio... che strani contadini di pronta mobilitazione. Ma che cosa fanno i nostri eroi? "«Per non far degenerare la situazione - conferma il tenente colonnello Diego Fulco, portavoce del comando Unifil - è stato deciso di far rientrare gli uomini. Ma un mezzo è stato accerchiato. A quel punto, per liberare la strada, per farsi largo tra la folla, sono stati esplosi dei colpi di arma da fuoco in aria.» In aria, naturalmente. Risultato: 14 feriti fra i soldati dell'Onu, a guida italiana, neanche un arresto o un ferito dall'altra parte, Hizbullah si tiene le armi e sancisce il principio che l'Onu non va dove la milizia terrorista non vuole. E' il caso di dirlo: mazziati e cornuti. Bello, no? Per questo abbiamo mandato lì qualche migliaio di soldati, con armi e masserizie varie: "per non far degenerare la situazione". Calma e gesso, non rispondere alle provocazioni.
Del resto, qualcosa del genere era già successo l'anno scorso: una pattuglia italiana, sempre sotto il comando dell'eroico generale Graziano, aveva fermato un camion diretto al confine israeliano, carico di razzi, a quanto pare. Ma erano subito intervenute un paio di jeep di Hezbullah e i nostri se l'erano data a gambe. Pardon, "per non far degenerare la situazione", come scrisse più o meno anche allora il solerte ufficio stampa di Unifil, avendo completato la verifica del camion, se n'erano andati per la loro strada. Capite ora perché citavo la barzelletta inglese. Vorrei essere chiaro, io ho rispetto e stima dei soldati italiani, so che quando occorre si sanno battere. Ho molto meno rispetto di uno stile di comando che mira sempre alla furbizia, a blandire i nemici, a cercare patti occulti. Vi ricordate le ambiguità di Nassirya, il corteggiamento dei palestinesi nella missione a Beirut e tanti anni fa l'8 settembre?
Forse la barzelletta riguarda, più che i nostri uomini, le truppe dell'Onu in generale: chi ha dimenticato quel comandante olandese della missione Onu in Bosnia, fotografato mentre brindava con il macellaio serbo Mladic subito prima di lasciare senza colpo ferire la città di Sebrenica che il suo reparto aveva il compito di difendere? Ci furono 20 mila civili sterminati, allora, gente che si era affidata alla protezione dell'Onu e che fu abbandonato nelle meni di Mladic, con tanti complimenti e un bicchiere di frizzantino.
Resta il fatto però che questa volta si trattava di truppe italiane (e francesi) al comando di un generale italiano. Concludo questa cartolina solo con una domanda: se voi foste israeliani, quanto vi fidereste di truppe internazionali di interposizione per esempio a Gaza o nel West Bank? Capite quanto la comunità internazionale può tutelare la sicurezza di Israele ? Se scappano a gambe levate, facendosi anche parecchio male, davanti a una piccola folla di gente armata "di mazze e bastoni", figuratevi cosa fanno se capitano a tiro di un attentatore suicida...
Ugo Volli
Post scriptum numero 1: io non ho particolare simpatia per il ministro della difesa Ignazio La Russa, lo trovo francamente un po' troppo mefistofelico per i miei gusti. Ma pare uno che all'onore dell'esercito ci tenga; se qualcuno di voi lo conosce, perché non prova a suggerirgli di mandare il comandante del pattuglione e tutta la catena di comando fino al generale Graziano per un periodo di impiego nei servizi logistici, con particolare riferimento alla pelatura delle patate e al lavaggio dei pavimenti, attività tipicamente militari, se devo giudicare dai miei 18 mesi di onorato servizio obbligatorio da autiere semplice, e senza dubbio più adatte a loro del maneggio delle armi?
Post Scriptum numero 2. Questa storia preoccupa. Nello stesso giorno del pestaggio dei soldati italiani, Hezbullah ha mandato a sconfinare in Israele un gruppo di donne e bambini, debitamente fornito delle sue bandiere. Probabilmente speravano che qualche sentinella israeliana sparasse un colpo per gridare allo scandalo e creasse un caso che coprisse un po' le malefatte dei loro padroni iraniani.
Post scriptum numero 3. E sapete chi ha incontrato ieri il ministro degli esteri iraniano? Il negoziatore palestinese Erkat, parte del gruppo più interno dei consiglieri del presidente palestinese Abu Mazen. Qualcuno cerca di rimettere in movimento la situazione in Medio Oriente...