Copia di lettera inviata al direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli:
Egregio Direttore,
La lettura sul Corriere di oggi dell'articolo di Enrico Girardi mi spinge a
scriverle queste righe per il contenuto dello stesso e del titolo.
Lo stesso Girardi aveva parlato in tono ben diverso dopo la prima della
Scala, come si può leggere sul Corriere di giovedì 16 u.s. Mi preme
ricordarle almeno il titolo di allora: "L'Aida kolossal della Scala
conquista anche Tel Aviv - Applausi a scena aperta: e Barenboim incontra
Peres".
Ben diverso quanto viene scritto oggi. Non so se Girardi si riferisce alla
prima, o alla annunciata replica ancora diretta da Barenboim. Ma, mentre il
16 scrisse che il direttore "si ferma a lungo col sindaco Ron Huldai al
quale strappa la promessa di ampliare le iniziative culturali per i non
ebrei della città", oggi scrive che "qualcosa non funziona coi politici e i
media". Del tutto evidente la contraddizione tra i due articoli. Ci vorrebbe
spiegare Girardi che cosa lo ha spinto ad arrivare a simile capovolgimento?
Temo tuttavia che sia una ragione inconfessabile.
Scrive oggi ancora Girardi: "discorso lungo e un po' autocelebrativo del
sindaco della Città Bianca , comprensivo di un'improbabile ricostruzione di
cent'anni di musica occidentale in Israele, da Toscanini a Barenboim",
dimenticando forse che l'occasione del concerto era data proprio dalle
celebrazioni del centenario della nascita di Tel Aviv.
Girardi dovrebbe sapere che prima della nascita dello Stato di Israele, gli
ebrei avevano voluto far nascere tutte le istituzioni necessarie ad uno
stato civile, come Israele voleva essere fin dal primo giorno. E proprio per
tale ragione, tra l'altro, già negli anni 30 era nata l'Orchestra di Tel
Aviv, poi appunto diretta magistralmente, e con eco mondiale, da Toscanini,
che aveva rifiutato il regime fascista e, di conseguenza, l'Italia.
Ancora più grave è una successiva affermazione di Girardi: "Barenboim è
stizzito ancora di più coi media locali, rei di diffondere notizie
false...Hanno detto che doveva dirigere a Ramallah, e non è vero".
Il concerto di Ramallah non è un'invenzione dei media locali (peraltro, come
a lei ben noto, tra i più liberi del mondo, nonostante le polemiche dei
giorni scorsi). Il concerto di Barenboim (e di Cohen) era stato fissato
davvero, ma poi annullato perché ai palestinesi non andava che i due artisti
successivamente suonassero anche in Israele. Questa è la realtà dei fatti, e
chi mente è proprio Girardi (e, di conseguenza, il Corriere).
Grave, infine, la chiusura di Girardi: "Sassolini che diventano pietre nel
contesto politico-culturale attuale, quello che costringe il maestro ad
attraversare la sua città con le guardie del corpo e a non pubblicizzare
granché le sue sortite nei territori palestinesi". Barenboim è accompagnato
da agenti della sicurezza da molti anni, e mai se ne è apertamente
lamentato. Strano che lo faccia proprio adesso, dopo un concerto che ha
visto la partecipazione entusiasta di 100.000 spettatori. Gli appassionati
israeliani erano in visibilio, la Scala ha eseguito un'Aida "migliore di
quelle andate in scena a Milano, la più esatta, la più pulita" (parole di
Girardi nell'articolo del 16 u.s.). Che cosa è successo a Girardi perché
cambiasse completamente tono?
Distinti saluti
Emanuel Segre Amar