Che succede al confine libanese ? Il controllo dovrebbe essere effettuato dall'Unifil, ma le notizie che arrivano sono poche e frammentarie. Dopo l'esplosione di un deposito illegale di munizioni di Hezbollah martedì scorso, ora l'attacco contro le truppe italiane e francesi. Ne riferisce sulla STAMPA di oggi, 19/07/2009, a pag. 14, Guido Ruotolo, in un pezzo dal titolo " Sud Libano aggrediti gli italiani ". Dalla lettura del pezzo si deduce che è ancora Hezbollah ad avere le mani libere nella zone, come mantiene il controllo sulla popolazione.
il generale Claudio Graziano, a capo dell'Unifil
È successo tutto all’improvviso. E, soprattutto, non era stato messo in conto. Una pattuglia italiana e francese di Unifil, la missione Onu in Libano, è stata attaccata con sassi e bastoni dalla popolazione di un piccolo centro abitato nella zona Sud del Paese, ai confini con Israele. Il piccolo centro si trova a un chilometro da Khirbet Silim, dove martedì scorso era esploso un deposito di armi e munizioni attribuito agli Hezbollah. Il bilancio dello scontro di ieri è di quattordici soldati contusi, tre italiani e undici francesi. Per evitare il linciaggio, i nostri militari hanno esploso anche colpi d’arma da fuoco in aria.
Poteva andare peggio. In ogni caso, l’episodio di ieri pomeriggio è un ulteriore campanello d’allarme: lo scenario nel Sud del Libano potrebbe cambiare. Lo aveva già denunciato il presidente della commissione Esteri della Camera, Stefano Stefani, commentando l’esplosione del deposito di munizioni e di armi di martedì: «Lo scenario sta diventando pericoloso. Si sta configurando un nuovo potenziale riesplodere del conflitto nell’area».
L’esistenza di quel deposito, aveva sottolineato il generale Claudio Graziano, comandante della missione Unifil, è «una seria violazione» della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che vieta l’esistenza di depositi di armi non autorizzati. E Graziano aveva subito informato le forze militari libanesi.
Dunque, lo scontro di ieri. Intorno alle 13 ora italiana, una pattuglia mista italo-francese, trentacinque uomini in tutto, entrano in questo piccolo centro abitato, a un chilometro da Khirbet Silim, per un’attività di indagine e di perlustrazione del territorio. Evidentemente, cercano elementi, forse altri depositi, collegati all’esplosione di martedì scorso. Arrivano i militari e almeno un centinaio di persone scendono in piazza, per ostacolare l’attività della missione Unifil. Parte una sassaiola, volano mazze e bastoni. La situazione si fa pesante. I militari italiani e francesi chiedono rinforzi. Arrivano altri cento uomini. Ma contemporaneamente, anche la folla aumenta. Secondo fonti del comando Unifil, «sono almeno mille persone» ad affrontare i militari in piazza.
«Per non far degenerare la situazione - conferma il tenente colonnello Diego Fulco, portavoce del comando Unifil - è stato deciso di far rientrare gli uomini. Ma un mezzo è stato accerchiato. A quel punto, per liberare la strada, per farsi largo tra la folla, sono stati esplosi dei colpi di arma da fuoco in aria».
La missione nel piccolo centro abitato termina alle 16,15 ore italiane. I militari italiani e francesi decidono la ritirata. Nessuna reazione, per non far degenerare la situazione. Per non contribuire ulteriormente all’innalzamento della tensione. Ma la caccia ai depositi di armi e munizioni degli Hezbollah, evidentemente, è soltanto rinviata. Il bilancio degli scontri di ieri è di quattordici soldati contusi.
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