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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.07.2009 Chi è Enrico Girardi ? e perchè scrive bufale ?
Il successo della Scala a Tel Aviv diventa un disastro

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 luglio 2009
Pagina: 17
Autore: Enrico Girardi
Titolo: «Concerto a Tel Aviv e viaggio a Ramallah. L'ira di Barenboim»

Chi è Enrico Girardi ? E perchè le spara grosse e bugiarde sul CORRIERE della SERA di oggi, 18/07/2009, a pag. 17, in un articolo dal titolo " Concerto a Tel Aviv e viaggio a Ramallah. L'ira di Barenboim " ?      Che Ramallah abbia rifiutato di ospitare Daniel Barenboim e Leonard Cohen  a meno di un annullamento dei loro concerti paralleli in Israele, è cosa nota a tutti, i giornali di mezzo mondo ne erano pieni nei giorni scorsi, lo sapevano tutti tranne Enrico Girardi. Che ci fa in Israele uno così ? Patetica anche la presentazione del concerto della Scala a Tel Aviv, che è stato un enorme successo sotto tutti punti di vista. Le osservazioni di Giradi sono ridicole. Da notare era invece l'accoglienza riservata a Barenboim, che, appena può sparla dello stato ebraico, ma a Israele non gliene importa nulla, dirige bene, è famoso, dica quel che vuole, è libero di farlo. In Israele, però. Diversa la situazione a Ramallah, lì, se non segue le regole, sono guai. Ma il buon Daniel non lo ammetterà mai, potrebbe intaccare la sua fiducia, cieca,pronta e assoluta, nel fatto che i nemici sono in realtà amici, è colpa nostra se non sappiamo gradire chi vorrebbe farci fuori. Insomma un articolo del tutto disinformato, che stupisce di vedere sul CORRIERE della Sera.  Per questo chiediamo ai nostri lettori di sommergere di e-mail la direzione del giornale, per chiedere come si può pubblicare  un articolo simile sul primo quotidiano italiano. da indirizzare alla attenzione del direttore  Ferruccio de Bortoli: lettere@corriere.it 

 ecco l'articolo:

 il Parco Yarkon a Tel Aviv

Enrico Girardi:  "Concerto a Tel Aviv e viaggio a Ramallah. L'ira di Barenboim "

TEL AVIV — È un Daniel Ba­renboim furibondo quello che lascia il parco Ganey Yehoshua di Tel Aviv subito dopo aver diretto un'eccellen­te esecuzione della «Messa da Requiem» di Verdi. «Con la gente normale non c'è alcun problema — sbotta — ma ogni volta che torno in Israe­le c'è qualcosa che non fun­ziona coi politici e i media». Ce l'ha anzitutto con il muni­cipio per l'organizzazione del concerto.
La Scala richiama centomi­la persone «reali» nel parco cittadino. È una folla da rock­star e la logistica è quella che ne consegue: enorme palco­scenico illuminato a giorno, amplificazione da stadio, me­gaschermi ai lati per osserva­re il volto di artisti altrimenti visibili solo come figurine, controlli di sicurezza ogni due passi. E nonostante le dif­ficoltà di interpretare Verdi dove potrebbero suonare gli U2, l'esecuzione è veramente ben rifinita, coro e orchestra sono in gran spolvero, l'idio­ma verdiano è nitido, i solisti Gubanova, Filianoti e Pape cantano benissimo (non al meglio invece il soprano Da­mato). È dunque un'esecuzio­ne di cui andar fieri, di fronte a un pubblico (5000 seduti, gli altri su una montagnetta tenuta come un prato all'in­glese) che segue con una compostezza e un'attenzione palpabili.
Ma ciò che adombra lo sta­to d'animo del maestro e che, pur dato per certo il contra­rio, lo induce a non presentar­si all'elegante ricevimento al­lestito in onore della Scala po­chi passi dal palco è un cre­scendo di dettagli stonati, in primis il discorso lungo e un po' autocelebrativo del sinda­co della Città Bianca, com­prensivo di un'improbabile ri­costruzione di cent'anni di musica occidentale in Israele, da Toscanini a Barenboim ap­punto. Ma peggio ancora è quanto accade durante gli ap­plausi a fine «Requiem», quando uno speaker tipo bel­limbusto televisivo inizia a chiamare uno a uno i protago­nisti del concerto, come si fa allo stadio quando si leggono le formazioni delle squadre;
intanto, le casse passano a dif­fondere rock locale e nel cielo brillano i fuochi d'artificio: dopo il «Libera me», coi suoi angosciosi dubbi sulla vita e sulla morte, anziché il silen­zio, o comunque il raccogli­mento, è la rappresentazione di uno show surreale.
C'è insomma quanto basta per dolersene ma Barenboim è stizzito ancora di più coi media locali, rei di diffondere notizie false che poi rimbalza­no ovunque. Hanno detto che doveva dirigere a Ramal­lah e non è vero, hanno detto che la sicurezza gli ha impedi­to di recarsi nella città palesti­nese e non è vero (ci è andato l'altra mattina a visitare la scuola di musica da lui stesso fondata e ci è tornato ieri sera per assistere a un delizioso
spettacolo di musica occiden­tale suonato e cantato in ara­bo degli studenti della mede­sima). Sassolini nelle scarpe si dirà, ma che diventano pie­tre nel contesto politico-cul­turale attuale, quello che co­stringe il maestro ad attraver­sare la «sua» città (non c'è na­to ma vi s'era trasferito decen­ne) con le guardie del corpo e a non pubblicizzare granché le sue sortite nei territori pale­stinesi. Difficoltà che non gli impediscono però di conti­nuare a seguire in prima per­sona iniziative come l'orche­stra del Divano e la scuola di Ramallah. Gocce di bellezza, cultura e ragionevolezza poli­tica nel mare d'odio che ali­menta l'eterno conflitto israe­lo- palestinese.

Per scrivere a Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, cliccare sulla e-mail sottostante.


lettere@corriere.it

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