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Ugo Volli
Cartoline
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Un'espulsione che riempie di orgoglio 18/07/2009

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

"  Un'espulsione che riempie di orgoglio"

un'immagine recente del giornalista tipo, preferito da Paolo Serventi longhi.

Cari amici, vorrei approfittare del weekend per dare il mio contributo
all' International Federation of Journalism (IFJ), sindacato mondiale
dei giornalisti, nel suo nobile sforzo per l'espulsione dei sionisti.
Lo farò citandovi alcune piccole notizie che forse non avete letto,
dato che i giornalisti italiani, forse perché quasi tutti appartenenti al
sindacato unico italiano FNSI e dunque membri di diritto dell'IFJ, ne condividono spesso almeno un po' il riserbo su argomenti sensibili.
Scusate se sarò un po' lungo, ma vedrete che avremo ragioni per stare allegri.
Qual è la colpa principale di Israele nel mondo del giornalismo? A
parte il fatto che gli israeliani sono un po' ebrei, il che dà
probabilmente un po' sui nervi ai puri eurarabi membri del board
dell'associazione  vi è una colpa probabilmente irritante per gente
come il buon Serventi Longhi, che a lungo ha servito il comunismo e
post: Israele pratica la più larga libertà di stampa. Il che
naturalmente è contro la natura di un sindacato mondiale dei
giornalisti, il quale non può che desiderare la censura universale e
la repressione più dura degli abusi politici e morali commessi con la
stampa. Solo così si può salvare la dignità di una professione che,
ammettiamolo, è sempre a rischio di degenerazione libertaria. Ecco
perché vi racconto alcuni casi esemplari usciti in questi giorni in
paesi giustamente NON espulsi dall'IFJ.
Il primo caso lo conosciamo tutti, e quasi quasi mi vergogno a
parlarvene. NON è stato certamente espulso dall'IFJ l'Iran (che se non
mi sbaglio è anche influente vicepresidente dell'assemblea dell'Onu,
dell'Unesco e quant'altro). Bene, pensate che fra un tiro al piccione
con gli studenti, la seminagione urbana di gas lacrimogeni,  la
moltiplicazione biblica dei pani e delle schede, le prediche del
venerdì e altre nobili attività religiose, i pretoni che governano
l'Iran hanno trovato il tempo di arrestare l'altro giorno altri cinque
giornalisti: "At least 31 journalists to date have been imprisoned,
along with six who were arrested before the election. Most of the
detained journalists work for the local media, although one, Maziar
Bahari, is a reporter for Newsweek, Among the detainees, 16 work for
print publications, four for online publications and two in
television, while eight are bloggers. Seven are freelancers. In
addition to the new arrests, a court in Teheran sentenced another
journalist, Saeed Matin-Pour, to eight years in prison. The court
convicted Matin-Pour of having "relations with foreigners and
propagating against the regime," and sent him to Evin Prison." Bravi
ayatollah, complimebti! Che bel posto, eh, per fare i giornalisti... o
righi dritto, oppure... Notate che questa notizie non viene dall'IFJ,
troppo riservato per lodare apertamente gli iraniani come meritano,
che dunque di questi dettagli non si occupa, ma bada solo a
raccogliere le quote per retribuire i suoi dirigenti, bensì da
un'altra associazione più ciarliera, The commettee  for protect
journalist, che lavora senza neanche chiedere contributi ed avere
paesi membri.
Il secondo caso è accaduto nella West Bank, il territorio del
(virtuale) stato di Palestina, che naturalmente è membro dell'IFJ e
NON è stato espulso. Scrive il Jerusalem Post, organo sionista e
dunque espulso, ma comunque bene informato:
"Palestinian Authority President Mahmoud Abbas decided on Wednesday to
ban Al-Jazeera television from operating in the West Bank after
accusing it of inciting against him and the PA government. The
decision drew strong condemnations from Al-Jazeera and many
Palestinians who accused Abbas of cracking down on political opponents
and critics. PA security officers raided the Al-Jazeera offices in the
center of Ramallah and informed workers of the decision to ban them
from operating in the West Bank. The decision means that Al-Jazeera
would not be able to broadcast from any area under the control of the
PA. Al-Jazeera journalists, most of whom hold Israeli-issued ID cards,
said that they would continue to operate from the station's offices in
Jerusalem. [Capite, qui si vedono i danni dell'infame libertà di
stampa israeliana che naturalmente danneggia il buon nome
dell'Autorità Palestinese, UV]
The station was banned for broadcasting statements made by top PLO
leader Farouk Kaddoumi in which he accused Abbas and former PA
security commander Muhammad Dahlan of conspiring with Israel to
assassinate Yasser Arafat. Kaddoumi made the allegations during a news
conference in Jordan earlier this week. Al-Jazeera and several other
Arab media outlets had aired Kaddoumi's statements, enraging Abbas and
his senior aides in Ramallah. Since its establishment in 1996,
Al-Jazeera has been targeted by several Arab governments, which have
closed down its offices and arrested its correspondents.
Abbas's security forces have been systematically targeting journalists
over the past few years. In the past year, at least seven Palestinian
journalists and writers were arrested and held without trial in PA
detention centers for allegedly criticizing the performance of Abbas
and his prime minister, Salaam Fayad. Senior PA officials have
repeatedly accused the Qatar-based network of serving as a free
platform for Hamas and the Muslim Brotherhood. [Come se non fosse loro
diritto di appoggiare Hamas: non lo fa anche l'eroica Morgantini? UV]
About two years ago, Fatah activists torched two vehicles belonging to
Al-Jazeera in Ramallah. They are also believed to be responsible for
setting fire to the home of a Nablus-based correspondent for
Al-Jazeera during the same period. Al-Jazeera crews and journalists
have been banned from entering the Mukata presidential compound for
the past year. Last month, PA policemen stopped a crew belonging to
Al-Jazeera in Hebron and confiscated their tapes. The crew had
prepared a story about a young Palestinian man who had died in one of
the PA detention centers. His family claimed he had been tortured to
death after his interrogators accused him of membership in Hamas. The
PA security forces said the detainee died after jumping from the
second floor of the prison building while trying to escape. [è una
storia che dovrebbe piacere a Dario Fo, chissà perché non ci ha fatto
una nuova edizione della "morte accidentale di un anarchico"? UV]The
order to ban Al-Jazeera was signed by Fayad in his capacity as
minister of information. A statement issued by the ministry accused
the network of devoting large segments of its broadcasts to incitement
against the PLO and the PA. The statement said the decision was needed
to "protect the interests" of the Palestinians in wake of Hamas's
"lies and fabrications."  Fayad said that he expected all media
representatives who work in the PA territories to operate in a way
that does not contravene the national interests of the Palestinians
and the rule of law.
Walid Omari, an Israeli Arab who serves as Al-Jazeera's bureau chief
in Israel and the Palestinian territories, expressed regret over the
decision to ban him and his team from working in the West Bank. Omari
denied that Al-Jazeera had been inciting against the PA leaders and
voiced hope that the decision would be rescinded. Al-Jazeera's main
headquarters in Qatar expressed "deep astonishment" over the decision,
saying it reflected the PA's intolerance toward any form of criticism.
The station said it was not clear why the PA chose to take such a
measure against Al-Jazeera while many other media outlets also
reported on Kaddoumi's charges from Jordan. " Come vedete, è uno
scontro fra titani della libertà di stampa: perché, chiede Al Jazeera,
chiudono solo me e non gli altri?
Ultima notizia, che c'entra tangenzialmente ma può darvi una certa
allegria, mostrandovi che c'è ancora abbastanza fede nel mondo per non
lasciare libera la comunicazione di fare tutti i suoi danni: Il
governo dell'Arabia Saudita (che NON è stata espulsa dall'IFJ) ha
emesso una legge per proibire la costruzione di sale cinematografiche
sul suo territorio. Purtroppo la decisione non deriva solo da un sano
spirito censorio ma ha anche ragioni morali. "One of the main problems
for Saudis is having mixed theaters," Saadi explained. "We have mixed
restaurants in Saudi, but at a cinema you have men and women entering
a dark room and hanging out together."  E' ragionevole: già i
ristoranti misti sono un'audacia, ma vi figurate voi delle donne che
stanno sedute al cinema accanto agli uomini? Al buio? E' l'anticamera
dell'inferno. Speriamo che presto Eurabia segua almeno l'esempio di
Rotterdam, dove dopo la nomina di un sindaco islamico le donne possono
entrare a teatro solo in una balconata separata...
 Ma poi c'è anche il fatto che il cinema diffonde delle idee e quindi
va accuratamente controllato, come purtroppo non avviene nei paesi
corrotti come Israele. Insomma, un'altra ragione per il nobile e
moralissimo IFJ. C'è speranza se tutto questo avviene nell'Islam.
Magari presto arresteranno anche qualcuno di noi: per vilipendio
dell'IFJ o della sua sezione italiana...


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