I compagni comunisti del MANIFESTO sono talmente democratici da non preoccuparsi se l'Iran vuole lanciare armi nucleari contro Israele. Ma se Israele pensa a difendersi, questo sì, li allarma. Seguono infatti con attenzione morbosa ogni stormir di foglia, anche un timido accenno, per dimostrare quanto Israele sia cattivo, perchè si intestardisce a non voler essere cancellato dalle cartine geografiche. Comprendiamo, se questo non si verificherà, come faranno i compagni comunisti del MANIFESTO a propinare ai loro lettori colte pagine sul nuovo sterminio degli ebrei ? Perchè, lo sanno tutti, il MANIFESTO è molto sensibile alle persecuzioni degli ebrei fatte dai nazifascisti. Ma che la cosa si fermi lì. Dal '45 in poi, gli ebrei vivi, ai quali non va per niente di venire commemorati sulle pagine del giornale di Parlato, Castellina,Ingrao & C. tornano ad essere quelli che venivano descritti dallo STUERMER, il giornale del partito nazista. Mai sentito nominare ? Peccato, nella Biblioteca Nazionale devono essercene dei numeri, leggeteli, lì ci sono le radici della mala pianta che ancora oggi nutre gli odiatori di Israele. " Israele sta preparando l'attacco contro l'Iran " è il titolo sul MANIFESTO di oggi, 17/07/2009, a pag.9, di Manlio Dinucci. Eccolo:
Lo spiegamento di sottomarini Dolphin e navi da guerra israeliane nel Mar Rosso «deve essere preso sul serio: Israele si sta preparando alla complessità di un attacco all’Iran». Lo ha dichiarato ieri al Times di Londra un funzionario israeliano della difesa.Ha inoltre confermato l’esistenza di un accordo con l’Egitto per il transito delle unità militari dal canale di Suez, aggiungendo che i governi dei due paesi sono uniti da una «comune diffidenza verso l’Iran» e che Israele sta rafforzando i legami con «certi paesi arabi, anch’essi timorosi della minaccia nucleare iraniana». Così Israele, l’unico paese della regione che possiede armi nucleari (di cui sono armati anche iDolphin) e rifiuta il Trattato di non proliferazione (Tnp), simette alla testa di una crociata, cui partecipano anche alcuni governi arabi, contro la «minaccia nucleare» dell’Iran, paese che aderisce al Tnp ed è quindi soggetto ai controlli dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Questa ha confermato di non avere «alcuna prova che l’Iran stia cercando di produrre un’arma nucleare ». I sottomarini e le navi da guerra di Israele sono nelMar Rosso non solo per preparare l’attacco all’Iran, scriveva ieri Haaretz, ma anche «per impedire il traffico di armi dall’Iran alla striscia di Gaza» viamare e quindi attraverso il Sudan. Si accusa quindi l’Iran di armare e fomentare i palestinesi, cancellando quanto emerge dall’inchiesta dell’associazione israeliana «Breaking the Silence», la quale dimostra che l’operazione «Piombo fuso» è stata decisa in base a un preciso calcolo politico per terrorizzare i palestinesi facendo strage di civili. Né è credibile che nella striscia di Gaza, dove non riescono ad entrare neppure gli aiuti umanitari, arrivi un flusso di armi dall’Iran. A dar man forte al governo israeliano è scesa in campo mercoledì la segretaria di stato Usa Hillary Clinton, che ha lanciato un «ultimatum all’Iran» perché «si unisca alla comunità internazionale quale membro responsabile», cessando di «minacciare i vicini e sostenere il terrorismo». Ha ribadito che «l’Iran non ha diritto di avere una capacità nuclearemilitare» (che invece gli Usa hanno diritto di avere, possedendo le forze nucleari più potenti delmondo), e che «gli Usa sono decisi a impedire che l’acquisisca». Ha quindi dichiarato che «non esiteremo a difendere i nostri amici, i nostri interessi e soprattutto il nostro popolo con vigore e, se necessario, con la forza militare più potente del mondo». Ilmessaggio a Tehran è inequivocabile: se Israele attaccherà l’Iran e questo risponderà con i suoi missili (non nucleari), gli Stati uniti sosterranno Israele con «la forza militare più potente del mondo». A questo punto spetta agli analisti capire in che cosa differisca la politica estera dell’amministrazione Obama da quella dell’amministrazione Bush.
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