Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
In Iran si continua ad impiccare, mentre l'Occidente tace La cronaca di Guido Olimpio
Testata: Corriere della Sera Data: 15 luglio 2009 Pagina: 13 Autore: Guido Olimpio Titolo: «Tredici impiccati in Iran, sono terroristi sunniti»
Continuano le impiccagioni in Iran, nel totale, colpevole silenzio dell'Occidente. Una notizia largamente ignorata dai media nazionali. Sul CORRIERE della SERA di oggi, a pag.13. una cronaca di Guido Olimpio, dal titolo " Tredici impiccati in Iran, sono terroristi sunniti ".
M.Ahmadinejad
WASHINGTON — Li hanno impiccati nella prigione di Zahedan, tredici militanti del Baluchistan mandati sul patibolo perché accusati di terrorismo. Per le autorità iraniane facevano parte di Jundallah, piccolo ma agguerrito che ha rivendicato una lunga serie di attacchi. Tra i giustiziati non vi sarebbe però, come annunciato in un primo momento, Abdulhamid Rigi, fratello del fondatore della fazione, Abdelmalik. La sua esecuzione sarebbe stata rinviata. La lotta tra i pasdaran e i baluchi che vivono in Iran — circa 3,5 milioni — è fatta di colpi terribili. Il regime ha represso con grande vigore le spinte irredentiste, con arresti e «liquidazione » fisica degli oppositori. Jundallah non ha dato tregua alternando agguati alle forze dell’ordine con attentati anti-sciiti. Il più clamoroso quello che ha colpito a fine maggio una moschea di Zahedan: 30 i morti, oltre 180 i feriti. Azione seguita da un agguato teso da un commando ad un esponente religioso. Ad animare la ribellione è il potente clan Rigi. Oltre ad aver fondato Jundallah l’estesa famiglia partecipa direttamente alle attività militari. Uno dei tanti fratelli, Abdulgafur Rigi, si è fatto saltare per aria come kamikaze in un attacco contro una stazione di polizia (2008). Una tattica nuova per il teatro importata forse in seguito ai contatti stabiliti dalla fazione con gruppi di ispirazione jihadista. A unirli la fede sunnita e l’odio per gli sciiti. La crisi nel Baluchistan si specchia in un’analoga situazione nel vicino Pakistan e del resto i separatisti si considerano legati ai loro fratelli oltre confine. Il confronto, che ha origini lontane, si è aggravato per le condizioni particolari della provincia, negletta dalle autorità, assai povera e tradizionale punto di passaggio per mille traffici, compreso quello della droga. Una realtà che ha permesso agli ayatollah di presentare gli avversari come «banditi» o, peggio, alla stregua di burattini nelle mani di potenze straniere. Da tempo Teheran accusa Jundallah di essere armato dalla Cia e da Israele nell’ambito di una campagna per destabilizzare il paese. Manovre che sarebbero ripetute a ovest nelle regioni abitate dalla minoranza araba e a nord ovest dai curdi. Ma non sono mancati neppure sospetti di collusioni — sostenuti sia da fonti pachistane che iraniane — con l’asse talebano- qaedista. Una rappresentazione contestata duramente da Rigi che presenta il suo movimento come la bandiera del popolo del Baluchistan e nega di aver in mente il distacco dall’Iran. In diversi interventi il leader ha detto di battersi solo per condizioni di vita migliori e per il rispetto dei diritti umani nella regione. Una campagna che i mujaheddin di Jundallah hanno intensificato variando i tipi di operazioni, un indizio di una migliore organizzazione e probabilmente di un addestramento più sofisticato.