Riportiamo da PANORAMA n°29 del 10/07/2009, a pag. 111 , l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " Via libera a Israele da Usa e sunniti ".
Fiamma Nirenstein
Quando il vicepresidente americano Joe Biden, durante la sua intervista televisiva alla rete Abc, ha detto con parole diverse per ben tre volte che gli Stati Uniti non si metteranno a difendere le strutture nucleari iraniane, se Israele deciderà di bombardarle, il mondo è entrato in agitazione. L'apocalisse è cominciata? L'impressione è stata rafforzata da altri avvenimenti, anzitutto l'avvistamento nel Canale di Suez di uno dei sottomarini israeliani Dolphin, 1.925 tonnellate, classe 800, costruzione tedesca, 320 milioni di dollari ciascuno, capaci di lanciare missili con testata atomica: un chiaro segnale di acquiescenza egiziana e quindi dei sunniti nel caso di scontro con l'Iran. Nel contempo il Sunday Times ha rivelato che il capo del Mossad, Meir Dagan, è riuscito a ottenere dall'Arabia Saudita il permesso affinché gli aerei israeliani sorvolino il suo spazio aereo nel caso di attacco alle strutture nucleari di Mahmoud Ahmadinejad. Di nuovo un segno di interesse sunnita a bloccare l'Iran per mezzo di Israele. Inoltre, è programmato che gli F16C israeliani prendano parte quest'anno a una serie di esercitazioni Nato, congiuntamente con uno stato membro non identificato. Parteciperanno anche a esercitazioni delle forze aeree Usa nel Nevada. Patti di difesa aerea sono stati firmati con Francia, Turchia e Romania. A maggio l'aviazione da guerra ha compiuto esercizi su Gibilterra, mentre l'anno scorso 100 aerei dell'Iaf sorvolarono la Grecia. Israele dunque si prepara ad attaccare l'Iran? O comunque gli Usa gli hanno dato il via libera? La risposta è molto legata all'incertezza della politica americana. Intanto svariati commentatori militari, come Allon Ben David, dicono che le affermazioni di Biden stabiliscono, piuttosto che una luce verde, la distanza diplomatica degli Usa di Barack Obama da Israele. Come dire: «Non siamo pi la mamma di Israele, Benjamin Netanyahu farà quello che vuole, mentre noi siamo decisi sulla strada del dialogo». Del resto, subito dopo le affermazioni di Biden l'ammiraglio Mike Mullen, presidente dei capi di stato maggiore, ha dichiarato che, per quanto egli sia personalmente contrario all'arma nucleare in mano iraniana, pure considererebbe «molto destabilizzante qualsiasi attacco all'Iran». D'altra parte la lapalissiana affermazione di Biden sembra avere due significati positivi per Israele. Innanzitutto l'apertura di un discorso sulla possibilità che Israele si difenda dalla minaccia atomica iraniana sembra un gesto di fiducia nel senso di responsabilità di Israele, una ricompensa per il discorso «due stati per due popoli» di Netanyahu all'Università di Bar Ilan, ovvero un'apertura di credito sull'Iran che va al di là del discorso sugli insediamenti. In secondo luogo, Netanyahu ha cercato fin dall inizio del mandato di portare gli Usa a parlare del pericolo iraniano. Sembra che qualcosa si muova: è pi difficile ora per Obama immaginare una risposta positiva alla sua politica della mano tesa e forse Biden comunica agli iraniani che, se verrà rifiutata la carota dei colloqui di Obama, una rottura rispetto alle scelte di George W Bush, la contropartita sarà la decisione israeliana di usare la forza. Ammettendo la possibilità di un attacco, sia pure altrui, l'amministrazione Usa pare segnalare che Obama non si avvicinerà al potere iraniano responsabile di una repressione feroce con la stessa disponibilità di prima della rivolta. Israele sembra essere il bastone appoggiato sul tavolo accanto alla carota. E questo, spiace dirlo, è stato in passato l'atteggiamento europeo: attenti, integralisti islamici con cui noi dialoghiamo, Israele vi può fare male. Bel coraggio..
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