Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Afghanistan: dopo la morte di altri otto soldati il governo britannico è stretto in una morsa Da una parte i generali spingono per un maggiore coinvolgimento, dall’altra i laburisti chiedono un parziale disimpegno
Testata: Corriere della Sera Data: 12 luglio 2009 Pagina: 12 Autore: Fabio Cavalera Titolo: «Afghanistan: otto vittime, lo choc di Londra»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/07/2009, a pag. 12, l'articolo di Fabio Cavalera dal titolo " Afghanistan: otto vittime, lo choc di Londra ".
Gordon Brown
LONDRA — Il premier Gordon Brown ha lasciato il G8 ed è volato direttamente nel Middlesex, a Northwood, dove ha sede il comando generale delle operazioni militari britanniche in Afghanistan. Segno che il livello di allarme è stato superato e che le strategie di impiego delle truppe devono essere ridiscusse e rimesse a punto. In 24 ore sono stati uccisi otto soldati, 15 in dieci giorni. Complessivamente le vittime sul campo sono 184, vale a dire — come sottolinea ilGuardian — 5 in più di quelle registrate nel conflitto in Iraq. L’opinione pubblica è scossa. E il governo è stretto in una morsa: da una parte i generali spingono per un maggiore coinvolgimento di uomini e di mezzi, dall’altra settori consistenti del partito di maggioranza, i laburisti, valutano e appoggiano l’ipotesi di un parziale disimpegno. Da qui le preoccupazioni dell’esecutivo. L’ultimo attentato, quello di venerdì, è avvenuto nel Sud dell’Afghanistan in una zona che i rapporti definivano quasi normalizzata. Il ministro della Difesa, Bob Ainsworth, l’aveva visitata da poco e si era lasciato andare a questo commento, cautamente ottimista: «La gente si sente più sicura e il mercato locale sta ritornando ai suoi ritmi normali. Ho parlato con il governatore e con il consiglio degli anziani, mi hanno assicurato che non vogliono un ritorno dei talebani». Si è visto smentire nel giro di qualche ora. E ciò non ha fatto altro che acuire il tono delle critiche e delle polemiche. Quale nuova politica adottare in Afghanistan, alla vigilia delle elezioni presidenziali? Il numero uno del Foreign Office, David Miliband, ha messo in chiaro alcuni concetti e prima di tutto che le truppe combattono per «il futuro della Gran Bretagna». Dunque è dovere di Londra impedire che «l’Afghanistan diventi un incubatore di terrorismo». Consapevole che il dibattito apertosi potrebbe nascondere trappole impreviste per il governo, David Miliband ha aggiunto che è opportuno e responsabile impegnarsi affinché si comprendano a pieno «le ragioni della missione» e affinché la «si supporti nel modo adeguato ». Proprio su questo punto, la logistica e gli armamenti, ha discusso Gordon Brown con i vertici militari. Fra il premier e gli alti ufficiali vi sono state di recente valutazioni contrastanti. Il comando generale nel Middlesex riteneva ininfluente aumentare il numero dei soldati da dislocare nel Sud dell’Afghanistan. Ha poi mutato opinione richiedendo il via libera al trasferimento di altri 2 mila uomini. Posizione che, al momento, non ha trovato consenziente Brown. Mercoledì scorso Downing Street aveva sottolineato tale divergenza: «Proprio le stesse persone che ora mi chiedono più truppe mi dicevano, fino a non molto tempo fa, che il nostro coinvolgimento è eccessivo». L’improvvisa decisione del premier di partire dall’Italia, a lavori del G8 conclusi, e di saltare il rientro a Londra per atterrare direttamente nel cuore del comando generale dove si coordinano le operazioni in Afghanistan è la dimostrazione di come fra i vertici della difesa e il governo la partita sulle strategie da adottare sia ancora aperta. Sicuramente Gordon Brown ritiene opportuno investire nell’ammodernamento dei mezzi di pattugliamento (blindati ed elicotteri). E ha confermato: «C’è una catena del terrore che si snoda dalle montagne e dalle città dell’Afghanistan fino alle strade del nostro Paese. La nostra risoluzione a completare il lavoro che abbiamo cominciato non cambia di una virgola». Il premier, però, resta molto perplesso sull’invio di altri uomini. L’opinione pubblica, in questo momento, lo frena. E fra meno di un anno ci saranno le elezioni.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante