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L'Opinione Rassegna Stampa
11.07.2009 L'Ucoii ai funerali delle vittime di Viareggio
Cronaca di Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 11 luglio 2009
Pagina: 7
Autore: Dimitri Buffa
Titolo: «Anche ai funerali di Viareggio Dachan si è messo in mostra»

Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 11/07/2009, l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo "Anche ai funerali di Viareggio Dachan si è messo in mostra  ".

 Nour Dachan

Nour Dachan, esponente di primo piano dell’Ucoii, cioè la propaggine italiana dei fratelli mussulmani (molto poco moderati) , è un personaggio da prendere con le molle. Oltrettutto da un po’ di tempo ha la querela facile con chiunque ne critichi i comportamenti. Persino quando si appropria del microfono in diretta tv per commemorare i morti di religione islamica. L’ha fatto a L’Aquila lo scorso 10 aprile quando ci furono i funerali solenni dei morti del terremoto del 5 aprile, prendendo la parola subito dopo i rappresentanti dei cattolici, cioè il cardinal Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano, e l'arcivescovo dell'Aquila Giuseppe Molinari, e ha ripetuto il gesto “alla Paolini” anche a Viareggio lo scorso 7 luglio alle esequie delle vittime del disastro ferroviario. Stavolta però ha esagerato: da Roma infatti la Grande Moschea. Nel vano tentativo di evitare un bis dell’episodio de L’Aquila, aveva indicato un imam che risiede in Emilia Romagna come unico autorizzato a comemmorare i morti di nazionalità marocchina del disastro, che sono stati quasi sette. Il suo nome era Wahid el Fihri, ma quando stava per avvicinarsi al palco per svolgere la breve orazione funebre si è visto precedere, ancora una volta, da Dachan, l’esponente Ucoii di cui sopra, che ha praticamente parlato al posto suo dopo che i microfoni avevano annunicato l’intervento di El Fihri. La cosa ha mandato su tutte le furie sia la Moschea di Roma, che è l’unico ente di culto islamico riconosciuto dallo stato, sia la stessa comunità marocchina e sia anche l’ambasciata del Marocco che non ha alcun piacere ad essere associata all’Ucoii e alla fratellanza mussulmana, cui invece appartiene il Dachan. Si potrebbe pensare a una semplice trovata pubblicitaria, magari un bel po’ macabra, ma in realtà la campagna presenzialista di Dachan mira a stabilire una sorta di diritto di prelazione dell’Ucoii in tutto ciò che riguarda l’Islam in Italia. Diritto che sia la Grande Moschea di Roma sia la maggior parte delle comunità arabo islamiche italiane contestano. Lo stesso giorno dei funerali di Viareggio è stata la deputata di origine maghrebina Souad Sbai, eletta come indipendente nel Pdl, a fare sentire tutta la propria indignazione alla Camera dei deputati. “In un giorno di lutto come quello che si è tenuto oggi a Viareggio in ricordo delle vittime del disastro ferroviario – ha esclamato la Sbai in aula - alta deve levarsi la voce e lo sdegno delle comunità marocchine in Italia, disgustate per la tracotanza e l’usurpazione compiuta da Nour Dachan davanti ai feretri delle vittime!” “Nour Dachan – ha proseguito la Sbai - esponente dell’Ucoii e presente a titolo personale alle esequie, non solo ha preso la parola a nome delle comunità marocchine, presentandosi come loro presunto portavoce, ma ha approfittato del cordoglio e della buona fede di tutti i presenti e di quanti, con loro, oggi soffrono per la scomparsa dei propri cari, spacciandosi per il leader designato dalla moschea di Roma, Wahid el Fihiri.” “Dachan ha dunque mentito pubblicamente – si legge nello stenografico della Camera - consapevole di farlo, così rendendo falsa testimonianza e offendendo una volta di più la città di Viareggio, le istituzioni ecclesiastiche, gli esponenti dell’amministrazione locale e del governo e, in ultima analisi, tutti gli italiani. Vorrei ricordare che in giornata è stato diffuso dall’Associazione Marocchini di Viareggio un duro comunicato in cui ha definito il sedicente imam Dachan uno sciacallo che, con atto di forza e di prepotenza, si è appropriato del microfono per riuscire ad intervenire. L’Associazione ha anche ribadito di non conoscerlo e di non sentirsi rappresentata da questo soggetto.” L’intervento della Sbai finiva così: “a nome delle comunità marocchine, onorevoli colleghi, voglio qui ribadire tutto il mio sdegno per un grave episodio perpetrato da un presunto filo -terrorista che mira a delegittimare pubblicamente quanti, come noi, portano avanti da tempo una lunga ed annosa battaglia per l’affermazione di una cultura moderata osteggiata da dubbi personaggi.” Parole durissime, ma pronunciate da un parlamentare nell’espletamento del proprio mandato. E quindi teoricamente insindacabili. Per chi non lo ricordasse l’Ucoii e Dachan non sono nuovi a provocazioni di vario tipo. Ad esempio nell’agosto del 2006 comparvero sui giornali del gruppo Riffeser alcune inserzioni a pagamento nei quali venne paragonato il bombardamento su Gaza alla strage delle SS di Marzabotto. Magdi Allam, riconosciuto esperto dell’Islam, in seguito convertitosi al cristianesimo, ha scritto svariati articoli sull’Ucoii e sui suoi metodi. In occasione di quegli annunci a pagamento Allam scrisse sul “Corriere” che “ l’Ucoii è un’organizzazione che nega il diritto di Israele all’esistenza e ne predica la distruzione, che legittima il terrorismo palestinese e gli attentati in Iraq e Afghanistan contro le forze multinazionali e concorre alla nascita della Umma, la nazione islamica nel mondo, in sintonia con la strategia eversiva e talvolta violenta dei Fratelli Musulmani” . Sempre secondo Allam, in un articolo più recente risalente ad agosto dell’anno scorso, “l’Ucoii mira a consolidare agli occhi degli italiani un’immagine demonizzante e sanguinaria di Israele elaborando l’equivalenza Marzabotto uguale Gaza uguale Fosse Ardeatine uguale Libano.” Si diceva delle querele che piovono a raffica sulle teste di chi osa criticare i metodi e l’ontologia stessa dell’Ucoii. Purtroppo anche chi scrive e il giornale che lo ospita ne sono stati vittime. Ma nei mesi scorsi praticamente chiunque abbia “nominato invano” il nome dell’Ucoii e quello di Dachan ha avuto la stessa sorte. Maria Giovanna Maglie in un articolo molto bello e sarcastico apparso sul “Giornale” a proposito di queste cause, quasi tutte incardinate a Monza (alcune inspiegabilmente) e sempre dallo stesso avvocato, parlò letteralmente di “jihad a mezzo stampa”. 

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