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Ugo Volli
Cartoline
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Hamas è mosso da odio ideologico e non manca di fare propaganda e divertirsi alle spalle delle vittime 10/07/2009

Vi ricordate quando in Sardegna o in Calabria (con qualche succursale anche nel Nord) il rapimento era un'industria fiorente? Non è passato molto tempo. I banditi catturavano un ragazzo, una donna, un anziano e se non ricevevano il denaro iniziavano a mandare in giro orribili trofei, pezzi d'orecchio o di dita staccate alla vittima. Era difficilissimo catturarli e scovare il nascondiglio dell'ostaggio, e se accadeva la sua vita era a rischio. In Italia la cosa è finita, anche grazie a una legge che rende difficile le trattative. Ma il caso di Gilad Shalit appartiene alla stessa tipologia criminale. Con un'aggravante: i banditi sono mossi da odio ideologico e non mancano di fare propaganda e divertirsi alle spalle della loro vittima. Era successo a Gaza subito prima dell'operazione "piombo fuso", quando Hamas inscenò uno squallido teatrino in piazza per deridere la sua vittima; ora la scena si ripete in un cartone animato trasmesso dalla  televisione di Hamas:
"Il filmato si apre con un close-up di Shalit che è incatenato, ha un aspetto trasandato ed in ebraico invoca la madre. Su una parete ha tracciato col gesso le giornate di prigionia, ed è evidente che presto dovrà passare ad un altro muro perché lo spazio scarseggia. Poi, a sorpresa, la solitudine è rotta dall'arrivo di un bambino palestinese. "Ti darò quello che vuoi - propone, forse dimentico di non possedere altro che gli stracci che indossa - se mi libererai". Ma il bambino risulta irremovibile, anche perché - spiega - nelle prigioni israeliane sono reclusi suo padre, suo fratello ed un vicino di casa che potrebbero essere scambiati con Shalit. Però il prigioniero israeliano, tutto sommato, lo commuove. Perché non provare a scrivere al premier Benyamin Netanyahu? Lo Shalit del cartone animato geme: ha già scritto, ha anche inviato una cassetta audio, e non è successo niente. "Non dovrò mica morire in carcere ?", si chiede. Il bambino non riesce a capacitarsi: è mai possibile che lo Stato di Israele sia insensibile al suo destino? "Chi ha detto che Israele è uno Stato? - replica con amarezza il prigioniero del cartoon - Ciascuno di noi è venuto da un Paese diverso, dalla Gran Bretagna, dall' Italia, dall'America, dalla Francia". La sua unica speranza di essere liberato è riposta semmai nei miliziani di Hamas: se almeno rapissero altri soldati, pensa, allora i vertici israeliani sarebbero costretti ad agire, a realizzare lo scambio di prigionieri. Il bambino palestinese comincia a provare una certa empatia verso il prigioniero: "Se Inshallah (volesse il Cielo) sarai liberato, cosa farai?". Shalit non ha dubbi. Getterà alle ortiche la divisa militare e poi andrà a vivere in Francia o in Italia: l'importante è non vivere più in Israele. "Salam (pace)" gli dice il bambino palestinese, nell'accomiatarsi. "
Ma non basta. Qualche giorno fa il presidente egiziano Mubarak ha assicurato pubblicamente il ministro israeliano della difesa Barak che Shalit stava bene e che le trattative si sarebbero concluse. Hamas, come nel gioco delle tre carte, ha smentito: nessuno può sapere come stia il ragazzo, hanno detto, salvo che chi lo tiene prigioniero. E il prezzo è sempre quello: mille detenuti palestinesi, fra cui i più pericolosi condannati per atroci delitti terroristi. Inutile dire che non c'è rapporto fra il carcere degli assassini, regolarmente processati e garantiti dalle leggi e il rapimento di Shalit, che personalmente non è accusato di nulla, non è stato processato da nessuno, non ha le garanzie dei carcerati né quelli dei prigionieri di guerra.
Se c'è qualcuno in Occidente (ci sono) che vede in maniera romantica il terrorismo, ci spieghi questa fredda e detereminata tortura cui è sottoposto un ragazzo da tre anni; se c'è qualcuno che crede all'"incontro di civiltà" o anche solo al fatto che Hamas dev'essere "rimesso nel gioco diplomatico" (ci sono, eccome), ci spieghi come si fa diplomazia con la ndrangheta. Se c'è qualcuno che dice che i Palestinesi sono brava gente, anche se spesso hanno avuto una dirigenza politica criminale (ci sono, anche se magari non approvano l'aggettivo "criminale"), ci spieghi perché la gente della strada anche nel West Bank è favorevole ai mafiosi di Hamas e  vorrebbe che l'Autorità Palestinese li seguisse.

Ugo Volli


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