Ieri su questo sito dovreste aver letto la storia di Claudia Lalembaidje, infermiera nata in Ciad, ammazzata a Bruxelles dal marito pakistano "talebano", perché voleva vivere normalmente, uscire fra la gente e addirittura osava rifiutare le sue percosse e pretendeva di divorziare da lui. Se non l'avete fatto, leggetela. Fra i miei ritagli elettronici ho poi ritrovato la storia di Fathi El Mohor, che è stato per anni il portavoce e il direttore vicario della Delegazione palestinese presso il Belgio e presso l'Unione Europea. Questo signore è stato arrestato un paio di settimane fa, perché accusato, sempre a Bruxelles, di aver ordinato l'omicidio del futuro genero che aveva la colpa di essere marocchino e forse anche povero. A quanto pare il terrorista a riposo era fuori forma ed è riuscito solo a farlo ferire a una mano. Che cos'hanno in comune questi due episodi, oltre al fatto di essere entrambi avvenuti nella capitale del Belgio (e dell'Europa!), un luogo disputato duramente da decenni fra francofoni e valloni, che ormai però non appartiene né agli uni né agli altri, dato che la maggioranza relativa è islamica? Questo. Riguardano entrambi (come tanti altri che accadono continuamente in Italia e in Europa, oltre che nel mondo islamico), due oggetti fondamentali: il corpo delle donne e la loro libertà. Al cuore dello "scontro di civiltà" c'è la libertà delle donne di disporre liberamente della loro vita: di sposarsi con chi credono, di divorziare quando lo vogliono, di vestirsi come gradiscono, di amare chi vogliono. di parlare come credono. La libertà delle donne è stata l'ultima realizzazione dell'Occidente, non si è pienamente realizzata sul piano giuridico prima della metà del secolo scorso, ma è anche quella che corona tutte le altre e che le ricomprende. La libertà delle donne è anche la libertà degli uomini, significa anche non discriminazione degli orientamenti sessuali, e richiede naturalmente la libertà politica e sociale. Ed è ciò che gli oscurantisti dell'Islam temono di più. (La temono anche la Chiesa e gli ambienti ultraortodossi ebraici, ma in maniera assai meno violenta e soprattutto contrastata dall'opinione pubblica). Combattere contro la progressiva (ma resistibile, lo credo fermamente) avanzata di Eurabia non vuol dire solo difendere Israele ma anche Claudia Lalembaidje, la figlia di Fathi El Mohor, tutte le donne cui vengono imposti matrimoni sgraditi, vestiti oppressivi, schiavitù domestiche, violenze di ogni sorta. Difendere gli omosessuali, difendere la libertà di espressione, difendere la libertà pura e semplice. Non crediate agli adepti del politically correct: i veri reazionari sono i terzomondisti, gli islamisti, i comunitaristi, gli eurarabi. I progressisti siamo noi liberali. E vinceremo, perché, come mostra anche l'Iran, la libertà è un bene cui tutti aspirano naturalmente, nonostante i predicatori dell'odio di tutte le parti.
Ugo Volli |