Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/07/2009, a pag. 25, l'articolo di Marisa Fumagalli dal titolo " Un polo turistico dove c’era il lager ".
L’ex colonia per le vacanze dei figli dei dipendenti Unes-Enel, attiva dall’epoca fascista e divenuta per un breve periodo (dicembre ’43/giugno ’44) campo di internamento
SENIGALLIA (Ancona) — La memoria dell’Olocausto, il bene culturale, la speculazione edilizia: ce n’è abbastanza per montare uno scandalo in salsa marchigiana che rischia di mettere in crisi i consolidati equilibri politico-amministrativi di Senigallia, 44 mila abitanti, adagiata tra le colline e 14 chilometri di spiaggia dell’Adriatico. Qui, sul lungomare di Levante, dove c’era un’ex colonia per le vacanze dei figli dei dipendenti Unes-Enel, attiva dall’epoca fascista e divenuta per un breve periodo (dicembre ’43/giugno ’44) campo di internamento, sorgerà un polo turistico nuovo di zecca. «Di assoluta qualità », dice con orgoglio il sindaco Luana Angeloni Rodano (suo marito è uno dei figli di Franco Rodano e Marisa Cinciari, già esponenti di primo piano dell’aristocrazia catto-comunista), in carica dal 2000, dopo esperienze parlamentari. Dice anche che il complesso — albergo, residence, ristorante, bar, area verde, tratto di pista ciclabile — sarà una meraviglia. In un contesto urbanistico che prevede altri insediamenti, «che valorizzeranno la nostra costa».
Il fatto è che la grandeur del primo cittadino si scontra con una variegata e trasversale opposizione. E meno male (per la maggioranza Pd-Verdi) che le elezioni municipali ci saranno l’anno prossimo. Se si fosse votato in questa tornata, le premesse per una prova difficile c’erano tutte. L’onda lunga dei voltabandiera, infatti, è arrivata fino alle Marche. Senigallia compresa. Alle Europee, il Pd ha perso il 10% dei consensi ed è apparsa sulla scena la Lega, che ha preso il 5.
L’ex colonia, vista da vicino, è malconcia, nonostante i colori vivaci con cui i graffitari hanno tinteggiato le pareti. Nell’edificio dismesso («esempio di architettura razionalista», afferma lo storico Ettore Baldetti) da qualche tempo si sono insediati i no global del circolo Mezza Canaja (spezzone del vecchio motto «Senigallia mezza ebrea e mezza canaglia»). Anche i ragazzi contestano, in linea con Prc, Pdl e altri senza targa. Tra questi, spicca Ettore Coen, il primo a combattere in nome delle sue origini e della storia: quell’edificio sul lungomare, dove una dozzina di ebrei furono rinchiusi, non deve essere abbattuto; era l’anticamera dei campi di concentramento. Ma il fervore di Coen, oltre ai consensi crea imbarazzi: mentre lui si dà da fare per rintracciare documenti e testimonianze ( Il libro della memoria di Liliana Picciotto, una corrispondenza tra detenuti pubblicata sul mensile Una città di Forlì, per citarne un paio), spuntano i «negazionisti ». Lo stesso presidente della comunità ebraica, in una nota ufficiale, ha sostenuto il «non ci risulta» sui fatti relativi al campo di internamento, dando man forte al sindaco Angeloni. Un dettaglio: nella società privata Its (Iniziative turistiche senigalliesi), che costruirà le strutture alberghiere e residenziali, figurano i cugini Riccardo e Remo Morpurgo, membri della comunità ebraica di Ancona, a cui Senigallia fa riferimento. «Strana coincidenza», osserva, sospettoso, Coen. Altri attaccano a testa bassa la Giunta Pd-Verdi. In prima fila, Luciano Chiappa, ex enfant prodige della sinistra marchigiana. Sindaco mancato nel ’98 (per uno sgambetto dei suoi stessi compagni), adesso capeggia il Comitato civico («14.000 firme per 14 chilometri di spiaggia») che si oppone al progetto. Minando dalle fondamenta tutto il piano di rilancio turistico di Senigallia, pienamente condiviso dai Verdi. «Le vie della moderna speculazione sono lastricate di intenzioni ecologiste», ammonisce. E, nonostante il parere favorevole della Sovrintendenza per i Beni architettonici che ritiene «l’ex colonia di non sufficiente interesse culturale» e sancisce il nullaosta alle opere («è una valutazione generica per dar ragione a Giunta e costruttori», chiosa Roberto Mancini, consigliere di Rifondazione), Chiappa ha presentato al Comune una diffida per l’annunciata demolizione: «Non si può fare, poiché manca il Piano di lottizzazione». E denuncia: «Quando, nel marzo 2003, con un’offerta al rialzo (2 milioni e 800.000 euro), l’Its acquistò da un’altra società l’area dismessa, la sua destinazione d’uso era classificata F1, cioè servizi pubblici. Sette mesi dopo, con l’approvazione definitiva della variante costiera, la stessa diventò turistico-ricettiva».
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