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Ugo Volli
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Eurabia docet 03/07/2009

Cari amici, ogni tanto come va il mondo si vede anche da piccoli dettagli personali, "segnali deboli", come si usa dire. Dunque mi permetto di raccontarvi una banalissima esperienza personale. Un paio di giorni fa ricevo una mail dalla biblioteca del mio dipartimento che mi trasmette la notizia che vi è una nuova "risorsa" online, cioè una fonte bibliografica con la spiegazione dell'"ufficio sviluppo collezioni" (strane cose esistono nel mondo della burocrazia universitaria, o almeno strani nomi...) che, essendo "proposta da docenti di ambito giuridico, la risorsa vi viene segnalata perché di interesse generale." Si tratta, sempre nel gergo burocratico universitario, del "trial della banca dati Oxford Islamic Studies Online". Interessante, mi dico; gli Oxford Islamic Studies devono essere qualcosa di notevole; non proprio generale, ma certo interessante. Magari c'è qualcuno che ci spiega perché il mondo islamico abbia preso la piega che sappiamo. Vado allora a curiosare un pochino per la banca dati sullodata, e guardate che ci trovo. C'è una voce  intitolata "Palestine and Israel, Islam in". Eccola: "The liberation of Palestine from Israeli occupation [notate, "la liberazione della Palestina", senza alcuna limitazione, cioè in pratica la distruzione di Israele] is often projected as a duty for all Muslims  [un dovere per tutti i musulmani! Non un problema territoriale, ma una guerra santa!] because of the important Muslim shrines and mosques in Jerusalem, Islam's third holiest city. Israeli military occupation of the West Bank and Gaza since 1967 has resulted in major restrictions on and suppression of many Muslim organizations and activities and has been accompanied by the establishment of Israeli settlements in violation of international law. [la legge internazionale secondo i palestinesi, naturalmente] Some Muslims have become radicalized, although the majority of their work, funding, and activities is centered on social services [notate lo splendido eufemismo: qualche islamico è diventato radicalizzato, chissà come; ma la maggior parte della loro attività è "centrata sui servizi sociali", come qualche ufficio comunale di assistenti sociali: chissà se rapire soldati all'estero e sparare razzi sui civili è un servizio sociale..] . The Islamist movement is currently the opposition party in Palestinian politics. Muslims in Israel also face legal restrictions, but Islamic political organizations have had success at local levels."
Un'altra voce si chiama "West Bank and Gaza, Islam in": "Palestinian territories, including the west bank of the Jordan River, taken over by Jordan in 1952 and lost to Israel in 1967 , and a narrow strip of land on the Mediterranean coast lost by Egypt to Israel in the same war. Considered the “Palestinian entity” and are the basis of negotiations for the creation of a Palestinian state. Historically, they are only part of Palestine. [Naturalmente: tutta "la Palestina da liberare" include il territorio israeliano, come abbiamo già visto] Ninety-nine percent of the population of Gaza is Sunni Muslim, and .07 percent is Christian; 75 percent of the West Bank and East Jerusalem is Sunni Muslim, with 17 percent Jewish and 8 percent Christian or other. Since the imposition of military rule by Israel in 1967, Palestinians have been denied civil and political rights, and Israel has confiscated significant portions of the occupied land to establish settlements for Israeli citizens (some 250,000 in 2002 ), diverted water resources, and annexed East Jerusalem, all in violation of international law [la solita legge internazionale, Palestinian style]. The West Bank, including East Jerusalem, and the Gaza Strip are considered occupied territory under international law. UN Security Council resolutions 242 (1967) and 338 (1973) call for the withdrawal of Israel from these territories."
Non commento nei dettagli né vi annoio con altre di queste voci, tutte tratte da una pubblicazione intitolata "The Oxford Dictionary of Islam". Colgo solo il segnale, neanche tanto debole: con impassibilità britannica e usando una delle sigle universitarie più importanti al mondo, in questa "risorsa" tutte le tesi dell'estremismo palestinese vengono presentate come se fossero fatti indiscutibili. Eurabia docet. Nessuna meraviglia che le università inglesi siano percorse da continue campagne per il boicottaggio di Israele.Che poi una fonte così autorevole appaia "di interesse generale" ai bibliotecari di un'università italiana come la mia, non fa certo meraviglia. Spero solo che qualcuno chieda: scusate, l'interesse generale di chi?

Ugo Volli


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