Riportiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 03/07/2009, a pag. 26, l'articolo di Alberto Stabile dal titolo " Amnesty accusa Israele e Hamas "Crimini di guerra nell´attacco a Gaza" ".
Amnesy International
Stabile scrive, riferendosi all'operazione Piombo Fuso : "Una prova di forza sproporzionata e, se si guarda alla quantità di civili palestinesi - donne e bambini uccisi - spesso immotivata ". Immotivata...e i razzi qassam lanciati quotidianamente dai terroristi (e non miliziani, come ama definirli Stabile) contro la popolazione israeliana? Piombo Fuso è stata un'operazione di difesa e non di attacco.
"Hamas contrattacca accusando l´organizzazione di mettere sullo stesso piano «vittime e carnefici» negando ai palestinesi «il diritto di resistere all´occupazione». ". Gaza non è occupata da nessuno, se non dai palestinesi e dai terroristi di Hamas.
Stabile sostiene che dal rapporto di Amnesty emerge la "radiografia di uno scontro asimmetrico in cui il più potente esercito del Medio Oriente, affronta gruppi di miliziani dotati solo di armi leggere.". Un ragionamento in perfetto stile Hamas. Dato che Israele ha un esercito meglio organizzato e una forza maggiore rispetto ad Hamas non ha il diritto di difendersi. Tanto più che Hamas disponde "solo di armi leggere". I razzi sparati dalla Striscia di Gaza non contano. Non importa che da una parte ci sia l'unica democrazia del Medio Oriente e dall'altra un'associazione terroristica.
Per l'occasione Stabile resuscita anche l'accusa a Tzahal di aver utilizzato bombe al fosforo. Quest' accusa è stata smentita dalla Croce Rossa Internazionale, ma Stabile finge di non ricordarlo e non lo scrive.
Concordiamo con quanto risponde il portavoce delle Forze di Difesa israeliane il quale definisce sbilanciato il rapporto di Amnesty dato che ignora gli sforzi fatti dalle forze armate israeliane per evitare vittime civili e il quotidiano lancio di razzi da Gaza che aveva come obiettivo la popolazione israeliana. Ecco l'articolo:
GERUSALEMME - Il titolo dice tutto: «Operazione piombo fuso - 22 giorni di morte e distruzione». Ecco l´atteso rapporto di Amnesty International sulla guerra scatenata da Israele contro Hamas, a Gaza, tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009. Una prova di forza sproporzionata e, se si guarda alla quantità di civili palestinesi - donne e bambini uccisi - spesso immotivata. Per questo, secondo Amnesty, l´esercito israeliano s´è macchiato di crimini di guerra. Un´accusa, tuttavia, che l´organizzazione muove anche ad Hamas e alle altre milizie che hanno sparato indiscriminatamente i loro missili contro la popolazione israeliana del Negev. E la tensione nella Striscia resta altissima anche dopo la fine delle operazioni militari, ieri è stata uccisa una ragazzina palestinese di 12 anni, e tre altri giovani sono rimasti feriti, dai colpi d´artiglieria sparati dall´esercito israeliano.
Diciamo subito che conclusioni del genere non potevano soddisfare le due parti in conflitto. Per Israele Amnesty «ha ceduto alle manipolazioni del gruppo terroristico», mentre Hamas contrattacca accusando l´organizzazione di mettere sullo stesso piano «vittime e carnefici» negando ai palestinesi «il diritto di resistere all´occupazione». Detto questo, leggendo il rapporto quella che emerge con chiarezza è la radiografia di uno scontro asimmetrico in cui il più potente esercito del Medio Oriente, affronta gruppi di miliziani dotati solo di armi leggere. Eppure, alla fine delle tre settimane di guerra, secondo i dati delle organizzazioni umanitarie si conteranno 1400 morti tra i palestinesi, fra i quali oltre 300 bambini, circa 150 donne e centinaia di civili di disarmati. Israele parla, invece, di 1200 vittime, la maggioranza delle quali sarebbero miliziani. Le perdite israeliane sono state 13: dieci soldati e tre civili.
Ora come è potuta succedere quest´ecatombe di civili, nonostante le armi ad altissima precisione di Tsahal? «Molta della distruzione arrecata - accusa Amnesty - è derivata da attacchi diretti contro obiettivi civili o da attacchi indiscriminati che hanno mancato di distinguere tra legittimi bersagli militari e obiettivi civili». Così, migliaia di case sono state rase al suolo dai caccia bombardieri F16, spesso con dentro i loro abitanti. Bambini sono stati uccisi mentre giocavano all´aperto, uomini sono caduti mentre cercavano di procurarsi da mangiare, famiglie sono state falciate dai missili sparati dagli elicotteri mentre cercavano rifugio. La guerra contro Hamas non ha risparmiato medici e infermieri che portavano soccorso ai feriti.
Fresca è ancora la memoria degli episodi più drammatici: Randa Salha, 34 anni uccisa nel sonno con quattro dei suoi sette figli a Beit Lahia; Amer Abu Aisha, 45 anni, muore nella sua casa di Shati assieme alla moglie Nahel e tre dei loro quattro figli. E poi i 21 morti della famiglia Samuni, le bambine Abed Rabbo, le tre figlie del medico al Aish e le altre vittime senza un perché.
Le bombe al fosforo, che l´esercito nega all´inizio di aver usato, fanno parte anch´esse del capo d´accusa stilato da Amnesty. E´ vero che gli ordigni al fosforo vengono spesso usati per alzare cortine fumogene, ma se fatti esplodere ad altezze notevoli dal suolo diventano bombe incendiarie e, comunque, è vietato il loro uso in zone densamente abitate. Una delle giustificazioni che le autorità israeliane hanno evocato a ripetizione per spiegare la gran quantità di vittime civili è stata quella di accusare Hamas di servirsi dei civili come «scudi umani». Ebbene Amnesty, pur criticando il movimento islamico per aver talvolta stabilito proprie posizioni in prossimità di case e strutture civili, afferma di non aver trovato prove che i miliziani si siano serviti di «scudi umani». Al contrario, spesso i soldati israeliani hanno preso posizione nelle case costringendo le famiglie che le abitavano a restare al loro interno.
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