Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Ben Sahar, calciatore, deve tornare in Israele per il servizio militare La leva di tre anni è obbligatoria
Testata: Corriere della Sera Data: 02 luglio 2009 Pagina: 25 Autore: Francesco Battistini Titolo: «Israele alla Spagna: 'Il campione venga a fare la naia'»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/07/2009, a pag. 25, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Israele alla Spagna: 'Il campione venga a fare la naia' ".
Ben Sahar
GERUSALEMME — Il Lodo Sahar stavolta non lo salverà. E non c’è legge «ad pallonem» che lo possa più esentare dai suoi doveri di cittadino. Campione o non campione. Ben Sahar, 19 anni, grande speranza del calcio israeliano che gioca nella Liga spagnola, è un caso che divide tifosi, compagni di squadra, opinione pubblica. Con la domanda che si ripropone ogni volta tocchi a uno sportivo, a un cantante, a un attore o a un ricercatore: è giusto bruciare un talento naturale per garantire la guardia a un check-point? Tsahal ha reparti «leggeri» e un occhio speciale, in simili circostanze. Ma su una cosa non transige: l’addestramento di base, obbligo civico. Ben ha ricevuto la cartolina militare l’anno scorso: dovrà tornare in patria al più presto. A vestire una divisa. Ad addestrarsi almeno per tre mesi, il passo del leopardo sotto il filo spinato. «Gli abbiamo già concesso due rinvii — dice un portavoce militare —, non possiamo più fare eccezioni. Sahar doveva essere qui già a giugno. Fino a ottobre, come minimo, l’attende la vita della caserma». Un calcio ai sogni di gloria. Ben ha tanto talento che a 17 anni, quando giocava nel Chelsea di Mourinho, lo paragonavano già al miglior attaccante inglese e lo chiamavano «il Rooney d’Israele». Per lui, quand’era all’opposizione, la destra Likud di Bibi Netanyahu aveva pensato perfino a una legge salva-naia: invece di tornare in patria, era la proposta, in casi particolarissimi si può essere impiegati in qualche ambasciata israeliana all’estero, evitando le mostrine. I casi particolarissimi erano così particolari da farla chiamare proprio così, «legge Sahar», buona perché Mou si tenesse un campione in più e l’esercito avesse un soldato in meno. La legge non passò, ma Ben guadagnò un po’ di tempo. E un po’ di mercato. Venduto dall’Hapoel Tel Aviv al Chelsea, poi prestato allo Sheffield, il più giovane goleador della Nazionale israeliana è tesserato per il prossimo campionato dell’Espanyol di Barcellona. Ma sul più bello, quando stava partendo per il ritiro, è arrivata la chiamata. Celebri imboscati, vip arruolati, famosi obbiettori: ne sono piene, le cronache israeliane. Dalla top model Bar Refaeli (che si vantò d’averla scampata) al cantautore Aviv Geffen, che fece del suo nossignore una battaglia, dalla renitente ugola d’oro Marina Blumenthal (che viene fischiata sul palco, ogni Independence Day) al centrocampista del Manchester City, Eyal Berkovic, che per servire la patria ha dovuto mollare la Premier League. Il giovane Sahar ha anche passaporto polacco ed è tentato dalle sirene dei tifosi, che sul web lo spingono alla diserzione: «Abbiamo chiesto d’incontrare le autorità militari— dice il suo manager, Ronen Katzav —, ma è chiaro che Ben non può rinunciare alla preparazione estiva con la sua nuova squadra. Credo che riusciremo a trovare un accordo...». Proprio l’incombere dei tre anni di naia, spiega l’agente, hanno spinto i Blues londinesi a liberarsi d’una punta dal gioco sicuro, ma dall’avvenire troppo incerto. L’Espanyol ha deciso di correre il rischio, pagandolo un milione di euro: «Non vogliamo rovinare la carriera di nessuno — dicono dall’esercito —, cercheremo di trovare una soluzione per il triennio. Ma Sahar ci aveva promesso che si sarebbe presentato all’addestramento: che cosa raccontiamo ai suoi commilitoni?». L’ultima chiamata è per la prossima settimana. Nel caso non si presentasse, l’ambasciata a Madrid è già stata informata: scatterà il procedimento penale. Il gioco si fa duro: salvare o no il soldato Sahar?
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