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Il Foglio Rassegna Stampa
02.07.2009 Guerra in Iraq: non è stata un’operazione imperialistica degli Usa per impadronirsi del petrolio
Infatti ha aperto i giacimenti agli europei e ai cinesi

Testata: Il Foglio
Data: 02 luglio 2009
Pagina: 3
Autore: La redazione del Foglio
Titolo: «Eni, vidi, vici»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 02/07/2009, a pag. 3, l'editoriale dal titolo  "Eni, vidi, vici ".

A Baghdad il ministro del Petrolio, Hussain al-Shahristani, ha concluso la prima gara riguardante la concessione dello sfruttamento di giacimenti petroliferi iracheni da parte di compagnie internazionali, assegnando il giacimento di Rumalia a un consorzio formato da British Petroleum e dalla cinese Cnpc (China National Petroleum), che ha accettato di sfruttarlo con un compenso di 2 dollari il barile, un compenso considerato dagli altri pretendenti troppo basso. Il giacimento in questione è facile da sfruttare e contiene 17 miliardi di barili. La sua produzione dovrebbe essere di 2,8 milioni di barili al giorno, quasi un miliardo all’anno, cioè circa 140 mila tonnellate. La Cina è avida di petrolio, poiché consuma oltre 7 milioni di barili al giorno. La delusione che traspare dai primi commenti – riguardante gli altri cinque giacimenti iracheni in gara che non sono stati aggiudicati – non è pero giustificata. Infatti con questa operazione l’offerta petrolifera irachena passa da 2,4 milioni di barili al giorno (125 mila tonnellate annue) a 5,2 barili al giorno, pari a 270 mila tonnellate annue, contro i 3,7 milioni, pari a 200 mila tonnellate annue, che produceva prima della guerra. Quindi con un aumento del 35 per cento, destinato a crescere con le prossime concessioni, che vedono in pole position l’Eni in alleanza con la cinese Sinopec per il giacimento di Zubair, anch’esso nell’Iraq meridionale, e per il giacimento di Nassiriyah, l’area dove operò la missione di pace italiana. La strategia di George W. Bush, dunque, s’è rivelata vincente. Perché l’Iraq, con la concessione di Rumelia, sul mercato petrolifero mondiale supererà l’Iran che produce 4,2 milioni di barili al giorno e ne esporta 2,5 milioni, cioè meno di quelli del giacimento iracheno che verrà sfruttato da Bp e Cnpc. E adesso si rivela doppiamente errata l’affermazione secondo cui l’azione militare di Bush era un’operazione imperialistica per mettere le mani dei petrolieri americani sull’oro nero iracheno. Infatti la campagna militare – che si è conclusa con il ritorno in patria delle truppe statunitensi – nel giorno di inizio delle gare per il petrolio di Baghdad ha aperto i giacimenti agli europei e ai cinesi. Il nuovo governo democratico iracheno, per il suo oro nero, sta applicando condizioni di mercato che non possono certo essere definite come troppo compiacenti verso le multinazionali.

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