Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 01/07/2009, a pag. 17, gli articoli di Maurizio Molinari e Asseel Kamal titolati " L’Iraq in balia dei big del petrolio " e " Gli squadroni della morte a caccia dei gay ". Ecco gli articoli :
La STAMPA - Maurizio Molinari : " L’Iraq in balia dei big del petrolio "
Nel giorno in cui l’esercito Usa ha completato il ritiro dalle città irachene a Baghdad si sono svolte le gare per l’assegnazione dei contratti per dieci giacimenti petroliferi e di gas. Ma è stato un mezzo passo falso, perché i giganti del greggio chiedono migliori condizioni prima di farsi avanti con gli investimenti necessari.
Le gare internazionali sono le prime per l’Iraq da oltre tre decenni e per il premier Nuri al-Maliki si tratta di un «vitale esercizio di sovranità». Ma l’invito a partecipare ha ricevuto un’accoglienza assai fredda. Se ai nastri di partenza c’erano 38 società energetiche di 22 nazioni, quando si è trattato di depositare le buste in pochi lo hanno fatto. Di fronte alla possibilità di sfruttare giacimenti che sommano 43 miliardi di barili di riserve - sul totale nazionale di 115 miliardi - in ben quattro casi è stata registrata appena un’offerta. Le aziende petrolifere ritengono troppo basso il prezzo minimo che il governo iracheno offre per ogni barile prodotto.
Le tensioni sono affiorate subito, con l’assegnazione del giacimento di Rumalia - il maggiore in palio con 17,8 miliardi di barili - perché il consorzio guidato dagli americani di Exxon Mobil ha chiesto 4,8 dollari mentre il governo voleva non andare oltre i due e l’ha quindi dato agli inglesi di British Petroleum. Da quel momento in poi tutto è andato storto, o quasi. Nessuno si è fatto avanti per il gas di Mansouria, mentre i campi petroliferi di Bai Hassan, Kirkuk, Missan e quello di gas ad Akkas hanno avuto appena un’offerta. Per Missan a presentarla sono stati i cinesi di Cnooc chiedendo un pagamento minimo di 21,40 dollari a barile.
«L’inizio è stato disastroso - commenta Samuel Ciszuk, analista energetico di Ihs Global Insight - non si è fatto alcun passo avanti a causa di un approccio del Ministero del Petrolio che ha sorpreso tutte le compagnie». A smuovere la situazione non è bastato l’intervento del premier che aveva assicurato «totale protezione, tutte le garanzie possibili agli investimenti». Il nodo è l’offerta-base di 2 dollari a barile, condizionata dalla debolezza del bilancio pubblico.
Il ministro del Petrolio, Hussain Al Sharistani, non è comunque pessimista, assicura che «i nostri numeri sono molte realisti» e considera di «buon auspicio» la scelta di BP «di accettare il prezzo per Rumalia». Ma gli americani di ConocoPhillips hanno fatto marcia indietro su Bai Hassan, lasciandolo senza pretendenti. Le uniche due gare andare meglio sono state quelle per Zubair e West Qurna: nel primo caso si sono presentai Eni, Bp, Royal Dutch Shell e Exxon Mobil con gli italiani titolari della migliore offerta mentre nel secondo i concorrenti sono Total, Lukoil, Repson, Exxon Mobil e Cnpc.
Shahristani appare determinato a presentare tutte le «migliori offerte per i giacimenti non assegnati» al governo affinché decida. Ma a Baghdad ci sono molti malumori perché da un lato i manager dell’industria petrolifera temono i troppo scarsi investimenti stranieri e dall’altro più partiti del Parlamento vorrebbero far approvare i singoli accordi con votazioni pubbliche dell’aula e non in riunioni di governo a porte chiuse.
La STAMPA - Asseel Kamal : " Gli squadroni della morte a caccia dei gay "
Mentre Baghdad si prepara, tra incertezze e attentati nelle strade, alla fine dei pattugliamenti americani, misteriose squadre armate che si fanno chiamare i «Difensori della legge», uccidono gli omosessuali. Almeno sette gay sono stati massacrati nelle ultime settimane. I cadaveri sono stati gettati da sconosciuti davanti all’obitorio centrale di Baghdad, triste luogo di raccolta dei corpi senza nome. Una vicenda sulla quale le autorità non si pronunciano.
Numman Muhssen, medico legale dell’obitorio, ricorda bene l’episodio. Dice: «Non siamo stati in grado di identificare chi ha scaricato i cadaveri vicino all’ingresso alle camere mortuarie. E’ avvenuto in un attimo, sono subito scappati. Nessuno ha potuto vederli». Muhssen racconta che i cadaveri presentavano ferite da arma da fuoco e da taglio specialmente alla testa, al petto, ma anche sul resto del corpo. E’ opinione comune nella capitale irachena che le persone assassinate siano omosessuali, e che una organizzazione segreta sia responsabile della loro crudele morte. «In realtà - dice il dottor Muhssen - questa storia della caccia agli omosessuali è un’illazione. Non conosciamo neppure l’identità di questi morti». La polizia non parla e nessuno negli uffici governativi è in grado di confermare la storia. Però, cercando di scavare sotto lo strato superficiale dei «no comment», si trovano indizio che permettono di raccontare una storia inquietante.
Il maggiore Abdul Hussein Khalaf, funzionario della stazione di polizia di Sadr City, il mega-sobborgo sciita di Baghdad, si spinge a commentare gli omicidi: «Uccidere qualsiasi cittadino al di fuori di un contesto legale è considerato un crimine perseguibile dalla legge. Nessuno può mettersi al posto delle autorità giudiziarie e della polizia. Soltanto lo Stato può occuparsi della giustizia». Abdul Hussein sembra ammettere i fatti ma poi cerca di attenuare: «Anche noi siamo venuti a conoscenza di questi episodi, ma non commentiamo vicende di cui non esistono le prove. Di questi crimini non si sa nulla. La posizione ufficiale è comunque che sono contro la legge e la Sharia, il codice islamico».
Anche i funzionari e gli sheikh (i leader tribali) di Sadr City sono restii a fornire dettagli sull’uccisione degli omosessuali però da loro si ottiene qualcosa di più. Sheikh Hashem Minge, uno dei leader di Sadr City dice: «Qui la gente chiama gli omosessuali “Jerao”, che vuol dire cagnolini (nella cultura islamica l’immagine di un piccolo cane non ha niente di tenero, ndr). La maggior parte degli omosessuali uccisi non erano residenti a Sadr City, ma erano clienti di un caffè nei pressi di Palestine Street, alla periferia più occidentale di Baghdad».
Sheikh Salal Aekbi, un altro leader tribale di Sadr City dice: «Abbiamo saputo che alcune tribù hanno ammazzato tutti gli omosessuali che vivevano nel loro territorio. Ma ci sarebbe anche un’organizzazione dei “Difensori della Legge” che va in giro massacrando i gay: si dice che scrivano con i coltelli sul corpo delle vittime: “Questo è il destino dei cagnolini”».
La strage dei gay a Baghdad ha aperto un dibattito religioso e legale, soprattutto quando è circolato un elenco di cento nomi di omosessuali, sarebbe una lista scritta dai «Difensori della Legge»: tutte persone destinate a essere assassinate e che dunque si stanno nascondendo.
Alcuni credono che questa misteriosa organizzazione sia composta da fuoriusciti dell’Esercito del Mahdi, l’ala militare del movimento sciita di Moqtada al Sadr. Ufficialmente l’Esercito del Mahdi è inattivo da un paio di anni, da quando il loro leader ha deciso di sospendere le attività militari. Proprio ieri, Moqtada al Sadr ha detto che «la depravazione dell’omosessualità deve assere sradicata con l’insegnamento».
Per inviare la propria opinione a Stampa , cliccare sull' e-mail sottostante