Ci sono cittadinanze e cittadinanze. Il consiglio comunale di Roma, con la colpevole astensione dei PD (non sono più i tempi di Veltroni) ha concesso l'altro giorno la cittadinanza onoraria a Gilad Shalit, il soldato israeliano rapito tre anni fa da Hamas. Il comune di Vitry-sur-Seine (Val-de-Marne), diretto da un sindaco del partito comunista francese, ha fatto lo stesso con Marwan Barghouthi. Per chi non lo sapesse, Barghouti, ancora oggi molto popolare in Cisgiordania, è stato il capo della principale struttura armata di Al Fatah, i "Tanzim", durante l'ondata terroristica del 2000-2004 (la cosiddetta "seconda intifada") e in quanto tale ha organizzato e autorizzato decine di attentati suicidi, rendendosi responsabile dell'omicidio di qualche centinaia di israeliani scelti a caso fra gli avventori di ristoranti, i passeggeri di pullman, i clienti di supermercati. Catturato dall'esercito israeliano, è stato condannato a una dozzina di ergastoli. Così dunque va Eurabia, un colpo al cerchio e uno alla botte. Ma non si tratta dello stesso cerchio e della stessa botte. C'è qualche differenza fra Roma e Vitry-sur Seine, naturalmente. E fra i sindaci delle due località, Gianni Alemanno e Alain Audoubert. Ma anche fra Ghilad Shalit e Marwan Marghouti. Il primo è stato catturato a caso da una banda terrorista, mentre stava di guardia a un'istallazione ben dentro il territorio israeliano internazionalmente riconosciuto, senza che gli fosse imputata nessuna responsabilità personale ed è tenuto prigioniero in una località sconosciuta: nessuno l'ha mai visto in questi tre anni, a parte i suoi aguzzini, né avvocati, né familiari, né diplomatici, né la croce Rossa. Di lui non si sa niente, neanche se sia vivo. Il secondo ha avuto un regolare processo, sta in una prigione che rispetta minuziosamente i suoi diritti legali, e infatti riceve regolarmente visite da parenti e legali, se si ammala è curato, e ha perfino usato spesso i suoi privilegi per rilasciare interviste e partecipare alla lotta politica palestinese. Soprattutto Shalit non ha la responsabilità di nessuna vita umana su di sé, mentre Barghouti è un pluriomicida non pentito, che sarebbe pericoloso liberare. Che lo scelga come esempio (questo è un cittadino onorario) un partito che ancora oggi si chiama comunista e quindi rivendica la responsabilità storica di regimi assassini come quelli dell'ex Urss o della Cambogia, non fa meraviglia. Che un altro partito che a parole si dice democratico, per spirito di fazione e magari per compiacere i possibili propri elettori islamici o estremisti si rifiuti di partecipare alla difesa di un ragazzo di ventitré anni rapito da una banda di mafiosi clericali terroristi, meraviglia un po' di più, almeno chi non conosce il genuino spirito eurarabo di gente come Massimo d'Alema e tanti suoi compagni.
Ugo Volli |