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L'Opinione Rassegna Stampa
26.06.2009 Gilad Shalit: tre anni di buio totale
Commenti di Fiamma Nirenstein e Dimitri Buffa

Testata: L'Opinione
Data: 26 giugno 2009
Pagina: 5
Autore: Fiamma Nirenstein - Dimitri Buffa
Titolo: «Gilad Shalit: tre anni di buio totale - Gilad Shalit: tre anni di silenzio e di speranze deluse»

Riportiamo il commento di Fiamma Nirenstein dal titolo " Gilad Shalit: tre anni di buio totale " e dall'OPINIONE l'articolo di Dimitri Buffa dal titolo " Gilad Shalit: tre anni di silenzio e di speranze deluse ". Ecco gli articoli:

 

Fiamma Nirenstein : " Gilad Shalit: tre anni di buio totale "

Tre anni fa, il 25 giugno 2006, veniva rapito il soldato israeliano dicianovenne Ghilad Shalit, prelevato da terroristi di Hamas mentre pattugliava il confine con la Striscia di Gaza, in territorio israeliano. Suo padre, Noam Shalit, che conduce una battaglia estenuante per cercare di sensibilizzare l'opinione pubblica e i leader mondiali sul suo caso, oggi invita tutti a tenere gli occhi chiusi per tre minuti, per figurarsi l'oscurità, l'isolamento, la pena in cui si trova suo figlio da tre anni. Tre minuti contro tre anni di oblio totale.
Durante questo lunghissimo periodo né i genitori di Ghilad, né nessun altro ha mai potuto ricevere la minima informazione sulla salute del ragazzo. Neppure la Croce Rossa Internazionale, in contrasto con quanto stabilito dalla Convenzione di Ginevra, ha potuto visitare Ghilad per verificarne le condizioni di salute, fisica e psichica, o semplicemente per pot ere certificare che sia ancora in vita.
Ci rivolgiamo quindi oggi alla Croce Rossa Internazionale affinché si impegni con ogni mezzo per visitare Ghilad Shalit, rinnovando così l'invito formulato nello scorso dicembre dal confine con la Striscia di Gaza con una lettera sottoscritta da 24 parlamentari italiani in visita in Israele.
Ci appare inoltre molto significativa e da prendere d'esempio l'iniziativa del Comune di Roma di conferire la cittadinanza onoraria a Ghilad Shalit, decisione che è stata presa oggi in Consiglio Comunale concludendo così l'iter avviato il 2 aprile scorso.
Da oggi pomeriggio, in piazza del Campidoglio, campeggerà un manifesto con la foto di Ghilad e la scritta: "Roma vuole il suo cittadino Gilad Shalit libero".
www.fiammanirenstein.com

L'OPINIONE - Dimitri Buffa : " Gilad Shalit: tre anni di silenzio e di speranze deluse "

Tre anni fa, il 25 giugno 2006, i terroristi di Hamas che risiedono stabilmente a Gaza, da loro trasformata in uno stato islamico sicuramente “non moderato”, rapivano il povero caporale Gilad Shalit senza che nessuno sapesse più nulla di lui. Da allora in Israele sono cambiate tante cose, tra cui tre governi. Sono state accese trattative in Egitto, in Italia, con Bush, con Obama, ma sostanzialmente di questo ragazzo non si hanno da allora più notizie certe. E ieri il cinismo di uno dei portavoce dei tagliagole di Hamastan ha raggiunto l’apice: “La folle guerra nella Striscia di Gaza ha spazzato tutto, perciò noi non sappiamo se Shalit sia ancora vivo o sia morto”, così ha risposto Osama al Muzini, portavoce di Hamas, agli appelli che oggi arrivavano da mezzo mondo civile per la liberazione del soldato israeliano. Mentre l’Italia, che solo due giorni fa riceveva il nuovo premier Benjamin Nethanyahu, ieri era troppo occupata a inaugurare una squallida edizione dei Giochi del Mediterraneo, da cui per tradizione sono tenuti fuori gli israeliani. E per contentino anche i palestinesi. Per la cronaca ieri per Shalit era intervenuta anche la ong Human Rights Watch. Hamas “dovrebbe consentire immediatamente - ha affermato la Ong - al caporale Gilad Shalit di comunicare con la propria famiglia e ricevere visite del Comitato Internazionale della Croce Rossa”. La direttrice della sezione Medio Oriente e Nord Africa di Hrw, Sarah Leah Whitson, ha definito “crudele e disumana” la detenzione senza alcuna forma di comunicazione con l'esterno e ricordando che tale prassi può essere considerata, secondo quanto stabilito nel 2003 dalla Commissione dell'Onu per i diritti umani, “trattamento degradante o anche tortura”. Sicuramente adesso, dopo averci pensato, quegli assassini che dicono di uccidere in nome di Allah, rimarranno molto impressionati. Per chi avesse dimenticato le modalità di quell’infame sequestro è bene ricordare che lo stesso avvenne in territorio israeliano, in Kerem Shalom, e non in territorio palestinese come molti giornali hanno continuato a scrivere per mesi dopo il rapimento. Il 26 giugno 2006, il giorno dopo il sequestro, le Brigate Izz Ad-Din Al Qassam , i sicari di Hamas, insieme ai “Comitati di Resistenza Popolare” e alla sedicente “Armata palestinese dell’Islam” firmarono un comunicato, poi fatto pervenire al governo israeliano, nel quale offrirono informazioni su Shalit in cambio della promessa di liberare tutti i prigionieri minori di diciotto anni e quelli di sesso femminile. Non si creda che si trattasse di esseri innocenti, indifesi e puri: era in realtà tutta gente arrestata mesi prima mentre cercava di farsi saltare in aria all’interno dello Stato ebraico. Una settimana dopo i palestinesi alzarono la posta domandando la liberazione di ulteriori mille prigionieri in aggiunta ai precedenti e la fine degli attacchi mirati contro i capi dei terroristi nella Striscia di Gaza. E due giorni dopo alle richieste si aggiunsero minacce alla vita di Shalit nel caso Israele avesse respinto l’ultimatum. Lo stillicidio di richieste e trattative senza esito dura ormai da tre anni e non si contano più i terroristi di Hamas liberati per Shalit. Così come a poco servì liberare i terroristi degli Hezbollah per i due soldati Uri Goldwasser e Eldad Regev, che poi vennero restituiti morti dai sicari di Nasrallah, l’anno scorso a due anni dal loro sequestro, il 7 luglio del 2006. Come si dovrebbe ricordare, la loro cattura, sempre in territorio israeliano da parte di Hezbollah, avvenne in concomitanza e come concausa dello scoppio della guerra nel Sud del Libano. Neanche due settimane dopo il sequestro di Shalit da parte di Hamas.

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