Caro Gilad, domani fanno esattamente tre anni da quando ti hanno rapito. Non avevi ancora vent'anni all'alba del 25 giugno 2006, quando con alcuni tuoi compagni sorvegliavi il confine con Gaza, da un avamposto ben dentro il territorio israeliano. I terroristi vi tesero un agguato molto ben pianificato, passando per un tunnel lungo tre chilometri scavato apposta, uccisero due tuoi compagni, ne ferirono altri quattro e anche te, che però riuscirono a trascinare con loro nella fuga. Da allora nessuno ti ha più visto, né la Croce Rossa, né i tuoi parenti, né un diplomatico. Sei stato nascosto da qualche parte nella striscia di Gaza: per liberarti pretendono di avere in cambio mille detenuti palestinesi, fra cui molti pluriomicidi, pronti a ricominciare a rapire e ad ammazzare gente inerme. Israele ha fatto tutto quel che poteva contro i vigliacchi che ti tengono prigionieri. Il mondo ha fatto poco, invece. Anche la Francia di cui sei cittadino. Soprattutto non hanno fatto niente quelli che pretendono di essere i buoni che stanno dalla parte della gente. Chi, della sinistra europea, ha chiesto la tua liberazione? Chi ha legato in Europa o in America la richiesta di riconoscere uno stato per i palestinesi al tuo rilascio? Per la politica internazionale sei un dettaglio trascurabile. I tuoi carnefici pretendono di essere un esercito, di difendere uno "stato di Palestina". Eppure col loro comportamento mostrano che questo stato non esiste, che manca di quel minimo di rispetto per i diritti umani che è necessario per sedere nel consesso internazionale. Tu non sei affatto trattato come un "prigioniero di guerra". Non hai le garanzie che anche Hitler accordava ai militari alleati che catturava, le visite mediche, le lettere, il controllo internazionale della Croce Rossa, la certezza sulla tua sorte. Spesso i banditi che ti tengono in gabbia minacciano più o meno oscuramente di ammazzarti, cosa che con un prigioniero di guerra non si può certamente fare. In realtà sei stato rapito da una banda di mafiosi, come è accaduto ad altre vittime della criminalità organizzata per esempio nel Sud d'Italia. I tuoi carnefici meriterebbero non il riconoscimento politico cui pretendono, ma semplicemente la galera per i loro crimini. Non hai ancora ventitre anni, li compirai il 28 agosto; ma tre li hai probabilmente passati in un buco o in una cantina, in uno di quei tunnel che i topi di fogna che ti hanno rapito prediligono. Caro Gilad, guardo spesso le tue fotografie, vedo un ragazzo timido e intelligente, come uno dei miei studenti e mi sento immensamente triste. Tieni duro Gilad, ti tireremo fuori di lì. Il popolo ebraico, lo Stato di Israele, le persone decenti che si occupano del Medio Oriente non avranno pace fino a che non sarai libero. E, se il Cielo vuole, puniremo i tuoi carnefici.
Ugo Volli |