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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Curt Leviant, La ragazza yemenita 22/06/2009

La ragazza yemenita      Curt Leviant
Guanda Euro 15

Newyorkese di nascita, professore alla Rurgers University, traduttore letterario dallo yiddish e noto da noi per Diario di un’adultera (2008), Curt Leviant nel nuovo libro raduna i suoi aspetti: l’interesse accademico per la letteratura, il retaggio culturale ebraico, l’amore per i racconti alla base della tradizione orale yiddish. Ezra Shultish, un professore israeliano, insegue fino in Israele il suo scrittore idolatrato, il Premio Nobel Bar-Nun autore della eccelsa novella “La ragazza yemenita”. Ma una ragazza yemenita vera, governante presso una famiglia di amici, la incontrerà davvero. E sarà lei a ispirargli il suo romanzo, che naturalmente avrà lo stesso titolo. Insomma, le “ragazze yemenite” sono tre… “E’ stata una sfida con me stesso. Ho immaginato Bar-Nun mentre scriveva la sua versione di “La ragazza yemenita” in ebraico, e poi Shultish che la scriveva in inglese – il fattore chiave fondamentale è la differenza stilistica tra le due narrative, pensi a due diverse melodie”. Nel romanzo amore, desiderio, attrazione si intrecciano nei sogni e nelle aspirazioni dell’ambizioso Shultish che, frustrato dal rifiuto della reale ragazza yemenita, finisce per trasferirla nella finzione del suo romanzo. Il desiderio irrealizzabile è alla base del successo, o almeno di quello letterario? “Molte persone lo credono, ma non sono d’accordo. Grandi scrittori come Borges, Mann, Bellow, Calvino, Bassani e Nabokov – tra i miei preferiti – non erano certamente dei frustrati…Credo piuttosto che il desiderio di far rivivere una persona conosciuta o inventata nella finzione di un romanzo sia elemento necessario alla creazione di una storia”. Shultish è un grande ammiratore dello spigoloso e arrogante Ben-Nur. Lei ha sempre citato come ispiratore il Nobel Saul Bellow, che è anche suo amico. Possiamo considerare Shultish un po’ autobiografico? “No, è un personaggio assolutamente fittizio. A differenza di Shultish io non sono mai stato deluso dalla frequentazione reale dei miei colleghi scrittori, forse anche perché non ne conosco molti. E Saul Bellow resta sempre il mio eroe letterario preferito”.

Emilia Ippolito
La Repubblica delle Donne


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