Sigonella, un nome che forse perderà la triste fama che la politica terzomondista di Craxi gli aveva appiccicato. Sulla STAMPA di oggi, 21/06/2009, a pag.10, un accurato servizio di Maurizio Molinari sulle novità in arrivo alla base Usa.
Maurizio Molinari: " Usa, a Sigonella arriva il nuovo Grande Fratello contro il terrore"
I Global Hawk (falchi globali) dal 2012 decolleranno dalla base italiana di Sigonella facendola diventare l’occhio degli Usa sul Mediterraneo. Il Pentagono sta identificando gli ottocento militari da inviare, la Northrop Grumman ha scelto i tecnici da trasferire e almeno cinque Global Hawk sono già sulla pista di Sigonella: sono i primi passi della realizzazione dell’Alliance Ground Surveillance (Ags), il sistema di sorveglianza terrestre della Nato che dal 2012 sarà operativo dalla base militare in Sicilia.
Voluto dall’Alleanza atlantica per sorvegliare lo scacchiere del Mediterraneo impiegando l’ultima versione del più sofisticato occhio elettronico dell’arsenale degli Stati Uniti, assegnato all’Italia a scapito della concorrenza di tedeschi e turchi e destinato a comprendere otto Global Hawk, l’Ags andrà a integrare l’operazione «Active Endeavour» ovvero il monitoraggio Nato dei vascelli sui mari, che viene coordinato dalla base alleata di Napoli.
Ciò che ancora manca all’Ags è il via libera di due Paesi alleati - la Turchia e la Polonia - che per motivi diversi esitano, facendo prospettare l’aumento dei costi per le altre 26 nazioni che invece hanno già aderito accettando di condividere spese totali stimate in 1,5 miliardi di euro, 150 milioni dei quali ricadranno sull’Italia. Ma si tratta di ostacoli che fonti diplomatiche a Washington definiscono «destinati ad essere superati» perché l’interesse della Nato a far volar al più presto i super-droni è molto forte.
Per comprendere il perché bisogna guardare da vicino alle caratteristiche dell’US RQ 4B Global Hawk: se l’aereo-spia U2, gioiello della Guerra Fredda, per operare 24 ore su 24 ha bisogno di tre piloti e 10 velivoli l’identica mansione può essere svolta da due Global Hawks, senza rischiare alcuna vita. Il colonnello Christopher Jella, comandante del 18° squadrone di riconoscimento dell’Us Air Force, assicura che: «Il Global Hawks fa apparire l’U2 antiquato» come dimostra il fatto che 50 super-droni sono in grado di fare lo stesso lavoro di 100 U2. Da qui la decisione del Congresso di Washington di chiedere al Pentagono di Robert Gates di fare degli Global Hawk l’aero-spia sul quale investire nei prossimi anni su ogni scenario di potenziale crisi. Per questo si moltiplicano le basi da cui operano al di fuori degli Stati Uniti: se la prima, nel 2001, venne inaugurata a Dhafra negli Emirati Arabi Uniti per sostenere le operazioni antiterrorismo nell’area del Golfo, alla fine di quest’anno verrà aperta quella di Anderson sull’isola di Guam nell’Oceano Pacifico e subito dopo toccherà a Sigonella, dove l’arrivo degli 800 militari necessari a gestire il sistema da terra farà crescere la base ed anche l’indotto.
I cinque Global Hawk che sono già presenti in Sicilia sono al momento in forza alle unità militari degli Stati Uniti e servono di supporto alle attività del nuovo comando Africom - responsabile per l’Africa - che opera dalla base di Vicenza riversando a terra in tempo reale le informazioni raccolte elettronicamente durante i sorvoli che si spingono ben oltre il Mediterraneo.
Ma le potenzialità sono tali da poter assicurare un controllo del territorio assai più vasto: un Global Hawk vola ad una velocità massima di crociera di 650 km orari e ha un’autonomia di 36 ore, con un raggio di 16113 km, consentendo dunque di osservare in permanenza un’area geografica che copre l’intera Europa, il Nord Africa incluso tanto il Sahara che il Corno d’Africa e l’intero Medio Oriente, potendo andare anche oltre.
In concreto ciò significa che se «Acting Evdeavour», varata dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre, consente alla Nato di identificare possibili minacce in arrivo via mare verso l’Europa del Sud, il sistema Ags allargherà tali potenzialità all’osservazione di quanto avviene sulla terra ferma adoperando i sistemi più avanzati di sorveglianza elettronica. In comune le due operazioni alleate hanno anche il principio-cardine della «raccolta di informazioni da passare agli Stati interessati» alle responsabilità dei quali viene poi lasciata la decisione di un intervento.
Non è ancora chiaro se i cinque super-droni dell’Us Air Force già a Sigonella entreranno a far parte della squadra di otto velivoli del sistema Ags della Nato o se continueranno invece a costituire un’unità separata ma in entrambi i casi la base siciliana è destinata a diventare il principale punto di ascolto e osservazione delle forze alleate su quanto avviene in Europa, Africa e Medio Oriente.
Progettato e realizzato per essere l’aereo-spia del XXI secolo - può volare fino a 20 mila metri di altezza - il Global Hawk della Northrop Grumman è destinato a diventare un’alternativa all’impiego degli aerei-radar Awacs ma dispone anche di un avanzato sistema di puntamento che teoricamente potrebbe consentire di lanciare attacchi contro obiettivi nemici in caso di necessità. Sono molti i Paesi che li vogliono nel proprio arsenale: la Germania ne ha ordinati 5 esemplari e dal 2010 li farà volare con sensori europei, rinominandoli EuroHawk, il Canada vuole adoperarli in tempi brevi per pattugliare le più remote regioni dell’Artico teatro di frequenti sconfinamenti da parte dei russi mentre la Corea del Sud ne riceverà 4 entro il 2011 per sorvegliare i cieli dei pericolosi cugini del Nord.
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