Pubblichia da AGENZIA RADICALE del 19/06/2009 la cronaca di Anna Rolli del seminario che si è tenut0 alla Camera nei giorni scorsi. Una realtà dimenticata, che non interessa ai nostri media. Se i profughi sono ebrei, non è una notizia.
ll sedici giugno, in un’audizione alla Commissione Esteri della Camera, è stata affrontata la questione dei profughi ebrei dai paesi arabi. Di fronte alla Commissione ha parlato il Prof. Irwin Cotler, già Ministro della Giustizia Canadese e presidente onorario dell'organizzazione "Justice for Jews from Arab Countries" e il Prof. David Meghnagi dell'Università di Roma Tre, lui stesso fuggito dalla Libia insieme ai familiari nel 1967. Purtroppo gli italiani conoscono molto poco la storia del Medio Oriente e quasi tutti ignorano quella degli ebrei di quelle terre. E’ importante parlare oltre che dei profughi palestinesi che abbandonarono le proprie case nel 1948 durante la guerra d’Indipendenza israeliana, anche degli ebrei che furono costretti a fuggire dai luoghi nei quali avevano vissuto per millenni da ben prima, cioè, dell’invasione araba del VII secolo. Il numero dei profughi ebrei fuggiti dai paesi musulmani si aggira intorno ai 900.000 (100.000 dall’Egitto, 120.000 dall’Iraq, 45.000 dalla Libia) superando quindi, non di poco, quello dei palestinesi che gli storici valutano a meno di 700.000. In Europa è diffusa la favola della tolleranza e della benevolenza islamica nei confronti delle minoranze religiose, favola molto lontana dalla realtà dei fatti. Gli ebrei avevano vissuto, per secoli, nei paesi arabi, in una condizione di perenne incertezza, costretti ogni anno a pagare una tassa per ricomprare il diritto alla vita, esposti ad ogni prepotenza, in tutto e per tutto in una condizione di umiliazione e di inferiorità rispetto ai musulmani. Nel secolo appena trascorso, la portata dei sequestri di beni, delle aggressioni e delle carneficine fu tale da spingere la quasi totalità di loro alla fuga in Israele o in Europa: soprattutto negli anni dal 1945 al ‘48 e poi di nuovo nel 1967 e nel 1973. Gli ebrei fuggirono con addosso quasi soltanto i propri vestiti, quasi sempre perdendo ogni cosa: case, proprietà, denaro e finora nessun paese arabo ha mai pagato un risarcimento. Mentre la nakba fu causata dai cinque eserciti arabi che si opposero alla risoluzione di partizione dell’Onu del novembre 1947 e che invasero Israele chiedendo insistentemente ai palestinesi di spostarsi sul territorio per avere mano libera e poter più facilmente massacrare gli ebrei, l’espulsione dai paesi arabi riguardava comunità che non avevano mai adottato un atteggiamento ostile verso quelle che consideravano le loro patrie. In Europa si assiste, ogni giorno, alle manifestazioni di solidarietà e alla commozione nei confronti delle sofferenze dei profughi palestinesi del 1948 e dei loro discendenti, mantenuti artificiosamente in tale condizione nonostante l’immane mole di aiuti umanitari inviati negli ultimi 60 anni, non sarebbe forse il caso di ricordare, qualche volta, anche lo sterminato esodo ebraico, che è costato tante vite e tanto dolore? L’audizione alla Commissione Esteri non ha avuto un carattere di rivendicazione, gli ebrei cacciati o costretti alla fuga si guardano bene da invocare il “diritto al ritorno” nelle ex-patrie che sono state così crudeli con loro e si dichiarano molto soddisfatti di poter vivere finalmente in regimi democratici. Si è trattato di una iniziativa volta a far conoscere la Storia, a conservare la memoria e a sottolineare l’importanza della giustizia nella speranza che il riconoscimento delle reciproche sofferenze serva alla causa della pace.
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