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Informazione Corretta Rassegna Stampa
16.06.2009 Con le illusioni svaniscono anche gli equivoci
L'analisi di Federico Steinhaus

Testata: Informazione Corretta
Data: 16 giugno 2009
Pagina: 1
Autore: Federico Steinhaus
Titolo: «Con le illusioni svaniscono anche gli equivoci»

 Abu Mazen & YYasser Arafat, le illusioni svanite.

Tre sono i capisaldi di queste illusioni e degli equivoci che ad esse erano connessi: il discorso di Obama al Cairo, le elezioni in Iran ed il discorso di Netanyahu. Le attese connesse ad ognuno di questi eventi erano state gonfiate in maniera spropositata dai media, aumentando queste attese. Più forte è pertanto la delusione, ma maggiore è la chiarezza che oggi ci potrà indicare uno scenario futuribile. Del discorso di Obama si è già detto e scritto tutto, o quasi. Possiamo aggiungere alcuni passi significativi che non erano ancora stati evidenziati. In Pakistan molti quotidiani hanno pubblicato editoriali ed analisi fortemente critiche. Syed Munawwar Hasan, emiro di Jamaat-e-Islami, ha detto che il discorso di Obama era intriso di ipocrisia perché gli Stati Uniti sono in guerra contro l’Islam, appoggiando l’occupazione di terre musulmane ed il massacro di uomini donne e bambini musulmani. Hafiz Abdul Karim, segretario generale di Jamiat Ahle Hadith, ha scritto che senza una inversione della politica americana non si potrà sradicare il terrorismo globale. Hafiz Muhammad Saeed, fondatore dell’organizzazione militante Lashkar-e-Taiba e coinvolto negli attacchi terroristici di Mumbai, ha parlato nella moschea Jamia Qadisia di Lahore affermando che il Jihad non è terrorismo ma l’unico mezzo per sradicare l’ingiustizia.Il sito web talebano “Alemarah.org” per parte sua ha sostenuto che Obama intende spaccare il fronte islamico per separare i musulmani dai mujaheddin. Il discorso di risposta di Netanyahu è stato pacato, argomentato, critico, ed ha affermato con vigore quali siano le chiavi di volta di un assetto pacifico del contenzioso israelo-palestinese, lasciando nel vago ogni punto controverso che potrà essere oggetto di maggiore flessibilità. Ma è stato tardivo, obiettano commentatori israeliani, perché il primo ministro avrebbe potuto affermare gli identici principi su cui fondare un negoziato parlandone per primo e nel luogo istituzionalmente qualificato, il Parlamento: in tal modo avrebbe dimostrato di voler assumere l’iniziativa e non di correre dietro al presidente americano. Su questo scenario getta però la sua cupa ombra l’Iran, senza il quale nessun conto potrà tornare e nessun tassello potrà essere messo al suo posto nel complesso quadro regionale. Vale la pena a questo proposito di citare un paio di passaggi del sermone del venerdì, trasmesso lo scorso 5 giugno dalla televisione del Qatar, dello sceicco Yussef Al-Qaradhawi, capo dell’Unione Internazionale degli intellettuali musulmani. “Quest’uomo (Obama) ha tentato di fare citazioni dal Corano, dalla Torah e dal Nuovo Testamento. Ha tracciato un parallelo fra il Corano e la Torah nel loro appello alla pace. Ha citato il Talmud e la Torah affermando che ci sono richiami alla pace. Non ho mai visto un singolo verso, paragrafo o frase nella Torah che richiami alla pace. Tutto nella Torah costituisce un incitamento alla guerra...La Torah contiene la nozione di annientamento. L’abbiamo visto quando gli europei sono andati in America – hanno tentato di annientare gli indiani. Quando sono andati in Australia hanno tentato di annientare le popolazione aborigene. In realtà le hanno annientate. Questa è una nozione biblica – annientateli totalmente, non lasciate un’anima viva fra di loro. Come ha potuto Obama tracciare una analogia fra il Corano e la Torah?...(Obama in realtà) sostituisce una guerra con un’altra, entrambe contro i musulmani”. Questa citazione è significativa per il ruolo del suo autore e perché – con o senza Ahmadinejad – in Iran è il clero a tenere ben saldo il bastone del potere più assoluto ed intransigente. Oggi non sappiamo come si concluderà questa drammatica fase di tensioni, ma è facile immaginare che l’oligarchia religiosa non si farà estromettere da dimostrazioni “illegali” ed in quanto tali passibili di dura repressione. Queste sono le illusioni che qualcuno in occidente si era fatte affidando il proprio giudizio a quanto scrivevano i media. Ad esse si collegavano molti equivoci. Obama è l’uomo che porterà la pace cambiando la politica americana, Israele non potrà più contare sull’amicizia e sul sostegno americano se non si assoggetterà al volere di Obama, con l’Iran si aprirà una fase di dialogo che porterà alla rinuncia di Ahmadinejad alla bomba atomica. Nulla di tutto ciò: Obama è critico su alcune direttrici della politica israeliana ma riafferma il sostegno degli Stati Uniti alla sicurezza di Israele; il governo israeliano afferma con forza che il problema della sicurezza e della sopravvivenza di Israele è una priorità assoluta ed un futuro stato palestinese dovrà conformarsi a questa esigenza; l’Iran conferma la propria politica di ambizioni strategiche regionali ed internazionali, ivi incluso il sostegno a chi combatte contro Israele e contro l’occidente. Ed infine svanisce anche l’ultimo e cruciale degli equivoci: Abu Mazen a nome dell’Autorità Palestinese afferma con forza quanto aveva già detto in precedenza senza che fosse compreso nel suo significato profondo dall’occidente: lo stato d’Israele non sarà mai riconosciuto dai palestinesi come patria del popolo ebraico. Si potrà riconoscerne il diritto ad esistere, ma non il diritto ad esistere in quanto stato ebraico. Una porta spalancata sull’espulsione degli ebrei da Israele oppure sulla riduzione degli ebrei israeliani ad una minoranza “riconosciuta” e “tollerata” (i dhimmi) in uno stato a maggioranza musulmana ed araba. Chi non terrà conto di questi punti di riferimento nel configurare il futuro scenario regionale sarà deluso nelle sue aspettative (od illusioni).


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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