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La Stampa Rassegna Stampa
15.06.2009 Ronde nere, già viste,già dato. Fermarle subito.
La cronaca di Massimo Numa

Testata: La Stampa
Data: 15 giugno 2009
Pagina: 13
Autore: Massimo Numa
Titolo: «Ronde nere, ora indaga anche Milano»

Ronde nere, camicia bruna, camicia nera, guardie rosse, non ci piace per niente questo spirito militarizzato che vorrebbe " portare l'ordine " nelle nostre strade.  Una iniziativa da operetta, ha minimizzato qualcuno. Non siamo d'accordo, sappiamo come è finita con Hitler,Stalin e Mussolini, Mao. Quel braccio teso, che la mano sia aperta o chiusa in un pugno, il finale è sempre tragedia, altro che operetta. Saranno magari dei sempliciotti, che invece di sentirsi ridicoli in quella uniforme, forse solo così si sentono " uomini ", ebbene, a noi quel tipo di ordine che intendono instaurare, per ora, non ci fa ancora ridere. Rideremo dopo, quando ci sarà un nuovo Tognazzi a farci sorridere con l'arrivo di questi tronfi colonnellli. Per ora no, non ci troviamo nulla da ridere. Ci auguriamo che lo Stato impedisca sul nascere iniziative di questo genere, e se accertato che l'intenzione era proprio quella macabra che temiamo, li condanni a un mesi di carcere, il tempo giusto perchè questi sciagurati leggano, non disturbati da eventi esterni,  dei buoni libri di storia del '900. Suggeriamo quelli di George Mosse, illuminanti.

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 15/06/2009, la cronaca di Massimo Numa, a pag.13, dal titolo " Ronde nere, ora indaga anche Milano ".

MILANO
«Inchieste? Non le temiamo e andiamo avanti». Era stata la procura di Torino, nei giorni scorsi, ad aprire un fascicolo sulla Guardia Nazionale Italiana (senza ipotesi di reato) e sabato il testimone è passato nelle mani dei pm milanesi che indagano su una presunta apologia di fascismo.
Il presidente della Gni, il torinese Maurizio Correnti, che non ha perso la calma neppure dopo le prime perquisizioni della Digos piemontese («Nessun problema, niente da nascondere», aveva detto), questa volta è abbastanza teso. Non con gli inquirenti «ma con alcuni soggetti che si sono comportati in modo ridicolo, alzando il braccio destro nel saluto romano». Un errore? «Certo, un grave errore. Alcuni sono nostri rondisti. Ma la persona che ha agito in questo modo sarà radiata immediatamente dalla Guardia. Non vogliamo etichette, né contaminazioni con il fascismo. Siamo una struttura apolitica, con Mussolini e il suo regime non c’è nessun collegamento». Va bene, però l’esordio è stato con il Nuovo Msi, insomma il vecchio Movimento Sociale Italiano. «Sono un simpatizzante, anzi lo ero. Ripeto, quanto è accaduto a Milano non mi è affatto piaciuto. Ho 38 anni e non sono affascinato da rigurgiti nostalgici».
Mercoledì ci sarà l’inaugurazione delle sede nazionale, in un fabbricato della periferia Nord di Torino. L’idea è sempre quella delle ronde, in sintonia con le forze dell’ordine e non «contro». Lo spirito che anima i militanti della Gni è quello del patriottismo vecchia maniera, legato al Risorgimento e, spiega Correnti, «soprattutto alla Costituzione repubblicana, che delimita i confini del nostro operato». Appunto. Ma che intenzioni avete, forse bisognerebbe chiarirlo. «Se la legge non ci autorizzerà alle ronde per la sicurezza, nello spirito della collaborazione con polizia e carabinieri, noi ci dedicheremo alla protezione civile, alla sicurezza delle manifestazioni, senza barriere ideologiche o politiche».
Correnti, ex alpino della Taurinense, insiste: «Abbiamo superato 2300 iscrizioni, gente da tutta Italia, pronta a unirsi a noi in questo progetto che ha come obiettivo quello di migliorare la qualità della vita nelle nostre città. La violenza non appartiene al nostro lessico. Non siamo razzisti ma contro la criminalità».
Sarà forse l’aspetto della divisa, sia estiva che invernale, ad aver creato questi equivoci. L’aquila che ricorda quella della Rsi, al centro del tricolore della Repubblica Sociale Italiana, tra il ’43 e il ’45, e soprattutto il sole nero, das schwarze sonne, che fa parte del bagaglio simbolico-ideologico del nazionalsocialismo tedesco. Precisamente: definiva la componente mistico-esoterica delle SS di Himmler, impegnato a creare una nuova religione totalmente germanica. «Davvero? Per noi la ruota del sole (o sonnenrad, ndr), aveva un altro significato ma se basta così poco per tranquillizzare gli animi, cambieremo le divise». Cioè? «Via l’aquila, via il sole nero, resterà solo il tricolore».
Una manifestazione sobria, essenziale, quella di dopodomani. Niente labari, niente canti e soprattutto nessun riferimento al regime fascista. Sarà celebrato il momento in cui la Gni, sino a ieri confinata nel web, lascerà il mondo virtuale per calarsi nella realtà. Il programma: «La Guardia Nazionale Italiana è un ente non governativo di volontariato... si adopera al fine della salvaguardia dell'integrità Nazionale e per la sicurezza dello Stato, della Costituzione e del popolo italiano».
Uniforme: pantaloni neri con banda gialla laterale; cappello nero, rigido con visiera, kepi nero o kaki, «sull'avambraccio sinistro fascia divisionale con ricamata la scritta individuale dei vari gruppi di appartenenza».
Sul petto scudetto con impresso: «Guardia Nazionale Italiana, Per Servirvi e Per Proteggervi». Poi giubbotto in pelle nero o «sahariana»; scarponcini e stivali neri. La placca metallica sarà riservata solo agli ufficiali. Colonne motorizzate con auto e jeep, più imbarcazioni e anche un aereo, di stanza nell’aeroporto di Novara. Colori: il grigio, il grigio-verde, il nero e il bianco. Già operativo, a Genova, anche un reparto subacqueo.

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direttore@lastampa.it

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