Il ruolo dell'Iran in Afghanistan Analisi di Stefano Magni
Testata: L'Opinione Data: 11 giugno 2009 Pagina: 7 Autore: Stefano Magni Titolo: «Che partita gioca l’Iran in Afghanistan?»
Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 11/06/2009, l'articolo di Stefano Magni dal titolo " Che partita gioca l’Iran in Afghanistan? ".
Nella provincia di Ghor, Afghanistan occidentale, un missile americano ha centrato in pieno uno dei leader talebani: il Mullah Mustafa. Il capo della guerriglia era responsabile di numerosi attentati contro le truppe del contingente internazionale in Afghanistan e guidava un piccolo esercito di un centinaio di uomini armati. L’aviazione statunitense si è prima accertata che non vi fossero civili nell’area in cui si trovava il mullah afgano. Poi hanno lanciato l’ordigno: 16 miliziani sono morti assieme al loro capo. Questa azione passerebbe come una delle tante operazioni mirate contro i capi della guerriglia jihadista in Afghanistan. Se non fosse per un piccolo dettaglio che emerge dal comunicato-stampa delle forze armate statunitensi: il Mullah Mustafa “...si è incontrato recentemente con alcuni fra i maggiori leader talebani e secondo fonti non ufficiali, ha rapporti con le Forze Qods, della Guardia Rivoluzionaria iraniana”. Le Forze Qods sono una vecchia conoscenza dell’esercito americano, avendo armato, addestrato e rafforzato le milizie sciite nel Sud dell’Iraq per cinque anni. Ma la loro comparsa in Afghanistan cambierebbe molte cose. Dal 1996 al 2001, il regime di Teheran ha infatti sostenuto gli oppositori dei Talebani, quando questi ultimi erano al potere. Ed ecco perché, dopo la caduta dei Talebani, l’Iran è visto come un Paese che può aiutare a stabilizzare l’area. Attualmente il governo Karzai ha riallacciato buoni rapporti con la Repubblica Islamica e la considera sua alleata. Queste convinzioni verrebbero smentite dalla presenza di forze d’élite iraniane al fianco dei Talebani. La diplomazia italiana considera che l’Iran possa essere un interlocutore fondamentale per la stabilizzazione della regione sud-asiatica. I conflitti in Pakistan e Afghanistan saranno al centro del dibattito nel G8 dei ministri degli Esteri a Trieste. Ed è noto che il titolare della Farnesina abbia invitato anche il suo omologo di Teheran a parteciparvi. L’Iran, tuttavia, ha già dato prova di inaffidabilità diplomatica nei nostri confronti. Non è passato neanche un mese da quando lo stesso Franco Frattini ha dovuto rinunciare alla visita a Teheran, perché il presidente Mahmoud Ahmadinejad la voleva far coincidere con il test (non annunciato) del nuovo missile balistico Sejil2, trasformando di fatto l’iniziativa diplomatica di Roma in un gigantesco spot a favore del progresso militare iraniano. Il governo Berlusconi ha sempre precisato di voler separare la questione nucleare (che viene condannata) dalla politica che l’Iran potrebbe svolgere per pacificare l’Afghanistan (che viene incoraggiata). E se i vertici di Teheran mentissero anche su questo secondo fronte? Il ruolo ambiguo di personaggi come il Mullah Mustafa non è un caso unico. L’intelligence americana considera come un fatto assodato il ruolo dell’Iran in appoggio ai Talebani. In aprile, di fronte alla prima proposta iraniana di addestrare la polizia dell’Afghanistan, il segretario alla Difesa americano Robert Gates aveva puntato i piedi: “Se gli iraniani vogliono essere utili all’Afghanistan la prima cosa che dovrebbero fare è: smettere di inviare armi ai Talebani. Penso che questo potrebbe essere un buon inizio”.
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