Non c'è nessuna rottura fra Obama e la tradizione americana, a parte il fatto che lui è sexy e parla bene 10/06/2009
Ci sono quelli che dicono che l'Amministrazione Obama costituisce uno strappo rispetto al passato. Per esempio, nel suo discorso del Cairo Obama ha fatto autocritica per il fatto che l'America aveva usato la sua forza per abbattere un governo straniero, quello di Mossadegh in Iran nel 1953. Così l'America ha fatto spesso, del resto, negli ultimi settant'anni, usando vari mezzi, dalla guerra ai colpi di stato alle pressioni diplomatiche, per esempio coi governi della Germania e dell'Italia nel '45, poi di Panama e del Cile, più recentemente dell'Iraq e dell'Afaganistan. Con Cuba e con l'Iran degli ayatollah ci ha provato più volte, ma senza riuscirci. Ma non fatevi ingannare: non c'è nessuna rottura fra Obama e la tradizione americana, a parte il fatto che lui è così sexy e parla così bene. Anche la sua amministrazione cerca di far cadere un governo straniero per i suoi scopi politici. Non sapete chi è? Indovinate, il nome dello stato inizia con la lettera "I". No, aggiornatevi, non è l'Iran, con cui bisogna cercare di avere buoni rapporti, anche perché loro sono buoni, figuratevi che lasciano che tutte le donne portino il velo - altro che l'Eurabia ancora in parte reticente all'Islam. E non è neppure la Corea del Nord, fuori gioco perché inizia con "C" e poi è lontana. E allora? Qual è lo Stato il cui nome inizia con I e di cui Obama vuole cambiare il governo - per il suo bene, beninteso? Non è neanche l'Italia... Indovinate, è uno stato cattivo, che fa le colonie, come gli inglesi nell'Ottocento in Africa... Fanno soffrire i loro vicini... sono ostinati... Non si impegnano (nel senso di to engage)... Vabbè, pensateci e fatemi sapere. Noi nel frattempo (io, Barak e Hilary) andiamo a impegnarci (to engage) con l'Iran. O con la Siria. O con Hamas. Insomma, con qualcuno dei nostri nuovi e pittoreschi amici. Qualcosa verrà fuori. Magari giochiamo a football. Chi porta la palla?