Scacco perpetuo Icchokas Meras
Traduzione di Ausra Povilaviciuté e Vanna Vogelmann
Giuntina Euro 14,00
…”Se lui vince, i bambini resteranno nel ghetto, ma ucciderò tuo figlio con le mie stesse mani. Se perde, resterà vivo, ma domani farò portare via i bambini…” E’ una drammatica partita a scacchi quella che si gioca nel ghetto di Vilnius fra il giovane ebreo Isaac, uno dei figli di Abraham Lipman, e Schoger, un aguzzino tedesco, la cui posta è la vita o la morte. Icchokas Meras, l’autore di questo intenso romanzo, non è molto conosciuto al pubblico italiano ma quest’opera contribuisce a far apprezzare uno scrittore che ha approfondito la tragedia dell’Olocausto, mettendo in luce il suo significato universale per l’umanità. Nato a Kelmé nel 1934 da genitori ebrei fucilati dai nazisti, dopo aver lavorato come ingegnere e successivamente come redattore presso gli Studi cinematografici della Lituania, è emigrato in Israele nel 1972 dove ha insegnato in istituti scientifico-tecnici. Nei romanzi di Meras, il cui pensiero è stato accostato da alcuni critici all’esistenzialismo francese, emerge da un lato una riflessione di natura filosofica sull’ingiustizia del mondo, sulla responsabilità degli uomini e sul valore della solidarietà umana, dall’altro un’attenzione particolare rivolta all’emotività dei personaggi che coinvolge intensamente il lettore fin dalle prime pagine del racconto. Nell’opera “Scacco perpetuo”, tradotto in una ventina di lingue e il cui titolo originale è Lygiosios trunka akimirka, Meras descrive attraverso la storia dei figli di Abraham Lipman, un “povero sarto di via Kalvarija, padre di molti figli, che sulle dita ha tante punture d’ago quanti granelli di sabbia nel mare…” la vita nel ghetto di Vilnius alla vigilia della sua distruzione nel 1943. La vicenda si declina su tre livelli narrativi: la partita a scacchi fra Isaac e Schoger che apre ogni capitolo in uno scenario di quotidiana disumanità, la storia d’amore fra Isaac ed Ester che scandisce la narrazione con l’intensità di un sentimento tanto delicato quanto coraggioso (“vorrei camminare con lei in un grande prato e sedere nell’erba soffice…., ma noi non abbiamo prati, noi non possiamo uscire”) e il destino che sarà riservato ai figli di Lipman. In un crescendo di orrore il lettore assiste alle frustate che Isaac riceve dall’aguzzino nazista per aver portato un mazzolino di fiori alla sua fidanzata, condivide il dolore straziante di Rachel il cui figlioletto Meishale le viene strappato con l’inganno e condotto a morire, l’amarezza di Bassia, la tenerezza dei coniugi Klimax per la piccola Teibele anch’ella destinata a perire e l’ammirazione per Janek, il giovane che per proteggere Ester, pur non essendo ebreo, si cuce la stella sul petto e segue i suoi amici nel ghetto. Nel romanzo emerge anche un parallelo fra gli abitanti del ghetto e i personaggi del Vecchio Testamento: attribuendo ai protagonisti principali nomi biblici, l’autore li inserisce in un contesto estremo caratterizzato da situazioni di sacrificio e pericolo che mettono a dura prova la loro integrità morale e nel quale la parabola del sacrificio di Isacco costituisce un modello di comportamento per gli uomini. Grazie a una cifra linguistica suggestiva e originale il romanzo si distingue per il ritmo cadenzato e le ripetizioni frequenti che, lungi dall’appesantire la narrazione, rendono il racconto ancor più poetico. Considerato uno dei più grandi rappresentanti del genere narrativo lituano della seconda metà del Novecento, Icchokas Meras ci regala un romanzo di forte impatto emotivo “un monumento agli ebrei di Vilnius che lottarono con disperato coraggio per la propria dignità e per quella del proprio popolo”.
Giorgia Greco