L'Indice di Pace Globale, che idea fantastica ! E utile, soprattutto 07/06/2009
Cari amici, sapete bene che queste cartoline sono attratte dalla stupidità come da null'altra cosa. Mi perdonerete dunque se vi racconto una sciocchezza piramidale. Dovete sapere che a Vienna esiste un "Institute for Economics & Peace", il quale ha come scopo principale di "forge relationships between peace, business and economics working in partnership with international business alliances, government, academics, NGO and others". Geniale, no? Forgiare relazioni fra la pace e gli affari"? Come fanno "gli" affari, quelli che si fanno in borsa o al mercato) a mettersi in rapporto con "la" pace, entità astratta e piuttosto rara nella vita, come sapevano i romani che decisero – racconta Svetonio - di chiudere il tempio di Giano durante i periodi di pace e non lo fecero mai fino all'avvento di Augusto, genio delle relazioni pubbliche? E che c'entra il "lavoro dell' economia"? Lasciamo andare. Ora dovete sapere che questo fantastico istituto di tuttologia comparata, in pratica, si limita a pubblicare ogni anno un "indice della pace", naturalmente in inglese: un Global Peace Index, che è perfettamente all'altezza della sua autodefinizione. La mania delle classifiche è particolarmente dilagante, ma a me sembrava che, come non si può essere un poco incinte, non si può neppure essere un po' in guerra, e dunque classificare chi è più o meno in guerra è un esercizio futile. E invece no. Nel Global Peace Index i 144 paesi del mondo sono ordinatamente classificati per la loro pacificità o bellicosità, a partire da indici come la popolazione, la posizione delle donne, la disponibilità di armi di distruzioni di massa, il numero di carcerati e quello di laureati, il grado di libertà delle elezioni, insomma di tutto un po'. Sicché da questa classifica potete sapere per esempio chi è il paese più pacifico del mondo (quest'anno la Nuova Zelanda), se sia più pacifica l'Italia o la Spagna (la Spagna, e anche di una decina di posizioni, nonostante l'Eta; ma non chiedetemi perché), se l'Estonia o il Vietnam (l'Estonia, ma di poco, mah!). Bene, sapete che posizione ha Israele nella classifica dei nostri soloni austriaci? Non buona, è chiaro: è esattamente centoquarantunesimo, cioè quartultimo, seguito solo di Somalia, Afganistan e Iraq. Voi direte: è la conseguenza dell'operazione Piombo Fuso. E invece no, perché nel 2008 Israele era al numero 136 su 140 e nel 2007 al numero 119 su 121: sempre in fondo. Sopra di lui quest'anno stanno luoghi ideali come il Sudan, il Congo, il Ciad, il Zimbabwe, insomma posti dove si muore a milioni. Lo Sri Lanka dove si è appena conclusa una sanguinosissima guerra civile, è venti posizioni più su, vicino al Myanmar, cioè la Birmania in piena dittatura militare. Haiti, uno dei posti più pericolosi del mondo, secondo gli austriaci è ancora meglio, l'Iran è addirittura novantanovesimo, quarantadue posizioni sopra Israele; una durissima dittatura come la Siria, dove si combatte fra l'altro una sotterranea guerra civile a forza di bombe nelle macchine e arresti è a metà classifica, novantaduesima, non così distaccata da un posto civile come il Brasile (ottantacinquesimo) e dagli Stati Uniti (ottantaduesimi), i quali a loro volta sono molto classificati come meno pacifici dell'Albania, della Cina (!) e del Burkina Faso, per non parlare di Cuba (posto numero 68). Capite, Cuba fa parte dell'élite dei posti pacifici! La smetto coi numeri e rinuncio anche a commentare. Voglio solo dirvi come si chiama il sito del brillante "Institute for Economics & Peace": Vision of Humanity. Già, visioni.