Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Il velo vuol dire sottomissione, inaccettabile in una società laica Massimo Nava intervista Alain Touraine
Testata: Corriere della Sera Data: 07 giugno 2009 Pagina: 13 Autore: Massimo Nava Titolo: «Usa,Francia e il velo, laici in modo diverso»
Leggendo l'intervista, peraltro interessante, di Massimo Nava ad Alain Touraine sul CORRIERE della SERA di oggi, a pag. 13, dal titolo " Usa,Francia e il velo, laici in modo diverso", vien da chiedersi a che cosa servono i sociologi, se, come fa Touraine, si limitano a dirci come stanno le cose senza la minima capacità di indicare una qualche soluzione ai problemi della nostra società. Qualcuno può obiettare che le soluzioni spettano ai politici, il che è vero, ma che a uno come Touraine non gliene venga in mente nessuna, ci pare grave. Ecco l'intervista:
PARIGI — Stati Uniti e Francia hanno fatto la storia della democrazia e dei diritti dell’uomo. Ma in fatto di libertà e pratica religiosa le concezioni sono diverse, come emerso dagli interventi di Barack Obama e Nicolas Sarkozy. Obama: «Chi vuole portare il velo può farlo». Sarkozy: «I funzionari pubblici non devono avere segni visibili di appartenenza religiosa». In pratica, il divieto francese riguarda soltanto lo spazio pubblico, ma le implicazioni di ordine sociale e politico sono più ampie. «Le differenze sono fondamentali e per certi aspetti paradossali », spiega Alain Touraine, professore di sociologia a Parigi, ex membro della commissione Stasi, il gruppo di saggi che contribuì alla legge sulla laicità francese, un testo che proibisce l’ostentazione di simboli religiosi in luoghi pubblici e garantisce la «neutralità » dello Stato repubblicano.
In che senso Usa e Francia sono diversi su questo terreno?
«Le differenze nascono dalla Storia dei due Paesi. La dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti gettò le basi per un ordinamento laico della società americana e per una rigorosa separazione delle autorità civili da quelle religiose. In sintesi, i legami sociali e personali sono prevalenti, nel rispetto di tutte le origini etniche e culturali. Questa separazione si è affermata più tardi in Francia, è stata rafforzata dalla Rivoluzione, è diventata la strada per emancipare la formazione delle classi dirigenti dall’influenza della Chiesa. Come si ricorderà gli ordini vennero aboliti e molti religiosi vennero espulsi. Per il posto della religione nella società si creò una situazione non molto diversa da quella prodottasi in seguito nei regimi comunisti. La legge del 1905 fu un compromesso che mise fine a un clima di guerra civile che durava da 150 anni. Quella più recente, quasi un secolo dopo, è stata dettata dalla necessità di ribadire i fondamenti dello Stato repubblicano da una deriva 'comunitaristica' (cioè di appartenenza alle varie comunità chiuse), accentuata dalla situazione complicata delle banlieue. Occorreva riaffermare la neutralità della sfera pubblica. Anche in difesa delle donne, spesso obbligate a seguire le tradizioni religiose del gruppo di appartenenza. Non va dimenticato che la Francia è stata contraria anche all’introduzione del concetto di radici cristiane nella costituzione europea».
Negli Usa invece...
«È il paradosso della storia. I legami fra politica ed etica sono divenuti sempre più importanti e rafforzano gli ideali della società americana. Sul dollaro c’è scritto 'in God we trust'. Il presidente giura sulla Bibbia, Bush andò in guerra pensando che Dio fosse dalla parte degli Stati Uniti. E Obama oggi dice cose che un presidente francese non potrebbe mai dire. Tuttavia, il legame fra politica e religione è di natura sociologica. La dichiarazione di Obama riflette una storia che non è fatta di conflitti religiosi. Ciò che unisce gli americani è l’adesione ai diritti sanciti dalla Costituzione e l’integrazione nel mercato del lavoro. Tutto il resto — religione, origine etnica, lingua, cultura, nazionalità, tradizioni — viene dopo. Per questo si affermano sia il diritto individuale, sia il diritto delle comunità ».
Differenze fondamentali, dunque.
«Fino a un certo punto. La Francia, l’Europa in generale, gli Stati Uniti sono società occidentalizzate e sempre più laiche. In Europa il tema della separazione dello Stato dalla Chiesa affonda nei secoli. D’altra parte, per effetto delle immigrazioni, la questione delle tradizioni religiose ritorna d’attualità ed è di difficile soluzione. C’è poi un paradosso francese: affermiamo la laicità, ma il comunitarismo si rafforza per altre vie, economiche e sociali. Nelle periferie, i gruppi etnici tendono ad affermare la propria identità religiosa e culturale».
Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante.