Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/06/2009, a pag. 13, l'articolo di Luigi Offeddu dal titolo " L’estrema destra avanza in Olanda ". Non dissimili le altre titolazioni, quali " vince la destra xenofoba ". Che il partito di Wilders non sia di estrema destra nè xenofobo, pare difficile da far capire ai nostri giornaloni, imbottiti come sono di "politicamente corretto" e multiculturalismo. Ci arriveranno, quando anche il nostro paese sarà nelle condizioni dell'Olanda. Cioè tra pochi anni. Ecco l'articolo:
L’AJA — Nel Teatro dell’Opera accanto al municipio, sotto i cartelloni del «Ritorno di Ulisse », i laburisti festeggiano. Hanno perso malamente: nel Parlamento europeo avevano 7 seggi, e secondo i primi exit-poll ne avranno ora 4, quasi la metà. Ma festeggiano lo stesso: perché lui, il grande e temuto nemico, il Geert Wilders che quello stesso Parlamento vuole dissolvere, ha vinto bene, ma — dicono — non ha stravinto. Avrà 4 seggi sui 25 dell’Olanda, il che gli darà forza e voce nel chiedere, per esempio, l’espulsione dalla Ue di Romania e Bulgaria, o la messa al bando del Corano. Ma secondo questi risultati ancora parziali e provvisori non sarà lui l’apripista, la testa della valanga populista in Europa, attesa per domenica: alcuni sondaggi della vigilia dicevano che, se Wilders avesse conquistato in queste elezioni il timone della politica olandese, se non altro per un fattore psicologico, avrebbe poi tirato la volata, dopodomani, ai populisti o anti europeisti degli altri Paesi. Ai greci di Laos, ai nazionalisti britannici del Bnp, agli irlandesi di Libertas, e a tutti gli altri. E anche agli astensionisti, a quelli che predicavano la fuga dai seggi: tutti insieme, una falange a testa bassa contro le istituzioni europee. Ora sembra che quei sondaggi abbiano perso un po’ della loro saldezza, soprattutto se si tenta una trasposizione dei loro effetti sul piano nazionale. Intanto l’ondata astensionista, in Olanda, non si è vista: l’affluenza al voto,intorno al 40%, sarebbe leggermente superiore a quella delle ultime consultazioni.
Quanto al partito di Wilders, con quel 14,8-15,3% dei voti strappati ora, si avvia a diventare la seconda forza politica in Olanda. Anzi lo sarà, quasi certamente. «Sì, siamo il secondo partito, è una cosa fantastica— proclama Wilders, aggiustandosi la cravatta celeste e il solito ciuffo quasi albino —. La prima cosa che faremo all’Europarlamento? Ribadire il no alla Turchia nella Ue». Il suo balzo fa impressione: alle elezioni politiche del 2006 aveva preso il 5,6% dei voti, quindi ora li ha triplicati. E però, anche qui, niente sorpasso: la prima forza del Paese, pur castigata, restano i cristiano- democratici del primo ministro Jan Peter Balkenende, che mantengono il 20,3% e conservano 5 seggi nell’Europarlamento. E soprattutto, dalla parte opposta dell’arco politico, si affaccia la vera sorpresa di queste elezioni, il partito chiamato chiamato enigmaticamente D66. Aveva un solo seggio e ora ne avrà 3, uno in meno di Wilders. Quelli del D66 vengono chiamati social-liberali, o radical-democratici, o liberali di sinistra per distinguerli da quelli di destra che si raccolgono nel Vvd (loro sì, andati male in questa consultazione: giù dal 18 all’ 11%.). Fanno campagne sui temi più svariati, dall’eutanasia ai diritti omosessuali: l’unica cosa certa è che sono i più federalisti, i più europeisti di tutti. La loro rapida crescita può essere vista come una sorta di contrappeso all’avanzata gagliarda di Wilders. Se un contrappeso ancora può esistere.

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