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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.06.2009 L'Olanda apre gli occhi e vota Wilders
Che i nostri giornaloni giudicano xenofobo e di estrema destra

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 giugno 2009
Pagina: 13
Autore: Luigi Offeddu
Titolo: «L’estrema destra avanza in Olanda»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/06/2009, a pag. 13, l'articolo di Luigi Offeddu dal titolo " L’estrema destra avanza in Olanda  ". Non dissimili le altre titolazioni, quali " vince la destra xenofoba ". Che il partito di Wilders non sia di estrema destra nè xenofobo, pare difficile da far capire ai nostri giornaloni, imbottiti come sono di "politicamente corretto" e multiculturalismo. Ci arriveranno, quando anche il nostro paese sarà nelle condizioni dell'Olanda. Cioè tra pochi anni.  Ecco l'articolo:

L’AJA — Nel Teatro dell’Ope­ra accanto al municipio, sotto i cartelloni del «Ritorno di Ulis­se », i laburisti festeggiano. Han­no perso malamente: nel Parla­mento europeo avevano 7 seg­gi, e secondo i primi exit-poll ne avranno ora 4, quasi la me­tà. Ma festeggiano lo stesso: perché lui, il grande e temuto nemico, il Geert Wilders che quello stesso Parlamento vuole dissolvere, ha vinto bene, ma — dicono — non ha stravinto. Avrà 4 seggi sui 25 dell’Olanda, il che gli darà forza e voce nel chiedere, per esempio, l’espul­sione dalla Ue di Romania e Bul­garia, o la messa al bando del Corano. Ma secondo questi ri­sultati ancora parziali e provvi­sori non sarà lui l’apripista, la testa della valanga populista in Europa, attesa per domenica: al­cuni sondaggi della vigilia dice­vano che, se Wilders avesse conquistato in queste elezioni il timone della politica olande­se, se non altro per un fattore psicologico, avrebbe poi tirato la volata, dopodomani, ai popu­listi o anti europeisti degli altri Paesi. Ai greci di Laos, ai nazio­nalisti britannici del Bnp, agli ir­landesi di Libertas, e a tutti gli altri. E anche agli astensionisti, a quelli che predicavano la fuga dai seggi: tutti insieme, una fa­lange a testa bassa contro le isti­tuzioni europee. Ora sembra che quei sondaggi abbiano per­so un po’ della loro saldezza, so­prattutto se si tenta una traspo­sizione dei loro effetti sul piano nazionale. Intanto l’ondata astensionista, in Olanda, non si è vista: l’affluenza al voto,intor­no al 40%, sarebbe leggermente superiore a quella delle ultime consultazioni.

Quanto al partito di Wilders, con quel 14,8-15,3% dei voti strappati ora, si avvia a diventa­re la seconda forza politica in Olanda. Anzi lo sarà, quasi certa­mente. «Sì, siamo il secondo partito, è una cosa fantastica— proclama Wilders, aggiustando­si la cravatta celeste e il solito ciuffo quasi albino —. La prima cosa che faremo all’Europarla­mento? Ribadire il no alla Tur­chia nella Ue». Il suo balzo fa im­pressione: alle elezioni politi­che del 2006 aveva preso il 5,6% dei voti, quindi ora li ha triplica­ti. E però, anche qui, niente sor­passo: la prima forza del Paese, pur castigata, restano i cristia­no- democratici del primo mini­stro Jan Peter Balkenende, che mantengono il 20,3% e conser­vano 5 seggi nell’Europarlamen­to. E soprattutto, dalla parte op­posta dell’arco politico, si affac­cia la vera sorpresa di queste ele­zioni, il partito chiamato chia­mato enigmaticamente D66. Aveva un solo seggio e ora ne avrà 3, uno in meno di Wilders. Quelli del D66 vengono chiama­ti social-liberali, o radical-de­mocratici, o liberali di sinistra per distinguerli da quelli di de­stra che si raccolgono nel Vvd (loro sì, andati male in questa consultazione: giù dal 18 al­l’ 11%.). Fanno campagne sui te­mi più svariati, dall’eutanasia ai diritti omosessuali: l’unica cosa certa è che sono i più federali­sti, i più europeisti di tutti. La loro rapida crescita può essere vista come una sorta di contrap­peso all’avanzata gagliarda di Wilders. Se un contrappeso an­cora può esistere.

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