Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/06/2009, a pag. 23, l'articolo di Guido Olimpio e Biagio Marsiglia dal titolo " Volevano colpire il metrò. Presi 5 terroristi a Milano ".
MILANO — L’ordine di fare saltare la metropolitana di Milano, «perché è la città di Berlusconi e perché l’Italia collabora con gli americani», arrivò dall’Algeria. Proprio come quello di radere al suolo la Basilica di San Petronio, a Bologna, dove è conservato il quadro di Giovanni da Modena che ritrae Maometto in un girone infernale. E a decidere la strategia del terrore, nel marzo del 2006, furono i vertici del Gspc, il «Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento» che si avviava a schierarsi al fianco di Al Qaeda. L’obiettivo era quello di influenzare le imminenti elezioni politiche, così come era accaduto in Spagna.
Parole chiare, quelle ascoltate da Ameur Laredj, algerino, 29 anni, che a quel punto si rimise il sacco in spalla e ripartì per l’Italia, alla volta di Milano, dove viveva da clandestino assieme agli altri della «compagnia » lombarda. Una volta tornato avrebbe dovuto arruolare cinque persone, trovare l’esplosivo e dare seguito alla volontà dei salafiti.
Se oggi si sa tutto di quel piano lo si deve al lavoro dei carabinieri del Ros di Milano ora diretto dal colonnello Sandro Sandulli. Indagine, quella dell’Arma, sfociata in cinque ordini di custodia cautelare per terrorismo internazionale. Nel mirino, oltre a Laredj, due marocchini e due tunisini, tra cui Mohamed M’Sahel, 40 anni, esponente di spicco internazionale del terrorismo islamico già detenuto in Marocco.
L’ultimo della lista, Houcine Tarkhani, 42enne, è stato arrestato solo pochi giorni fa mentre tentava di sbarcare a Lampedusa. I carabinieri lo hanno individuato subito e dopo gli opportuni accertamenti lo hanno ammanettato nel centro di accoglienza di Caltanissetta. Quando gli hanno notificato l’ordinanza, lui non ha fatto una piega. Impassibile, ha replicato in francese: «È strano».
Ma non è affatto strano il suo comportamento da soldato della Jihad. Lo hanno preparato a negare l’evidenza, a seminare chi lo seguiva, a tenere i contatti con un network diffuso dal Marocco all’Iraq passando per l’Europa. Rispetto ad altri estremisti, il nucleo che aveva come guide i tunisini Tarkhani e Mohammed M’Sahel ha mostrato un profilo più alto. Lo rivelano i documenti recuperati dal Ros. Gli indagati non sognavano la guerra solo tra le pareti di casa, ma la facevano davvero. Pianificando attentati e inviando kamikaze nella fornace irachena. Tra gli obiettivi il quartier generale dei servizi segreti francesi, la linea 14 del metrò che collega Saint Lazar alla biblioteca Mitterrand e un centro commerciale francese. Ma nel mirino c’erano anche l’ambasciata americana a Rabat e altri edifici in Danimarca.
In una conversazione telefonica M’Sahel e un complice, Saber, parlano di un amico. Saber: «E Ridha, sta bene?» M’Sahel: «Sì, sta bene, grazie a Dio». Saber: «Salutamelo quando lo contatti». M’Sahel: «Lo contattiamo in Paradiso». Ridha, probabilmente, è morto da «martire» facendosi saltare per aria. Uno dei tanti mujahed che ha seguito le proprie convinzioni e tenuto conto dei suggerimenti.
Dall’inchiesta emerge poi chiaramente una cellula semi- organizzata ma con punti di riferimento solidi, gli «emiri» Abu Leith e Abu Hamza. Una connessione che conferma le analisi dell’intelligence. In Nord Africa gli islamisti algerini hanno federato, sotto il loro cartello, i salafiti tunisini, marocchini e libici, di fatto trasformando i combattenti regionali in qaedisti internazionali. La rete si è poi moltiplicata in Italia, Francia e Belgio.
I «milanesi» vivevano a ridosso della moschea e si finanziavano anche spacciando cocaina. Il loro sogno era trovare «un italiano» da arruolare e spedire al cospetto di Al Zawahiri. L’impegno quotidiano, invece, era il reclutamento di fratelli da spedire nei campi di addestramento in Pakistan o in Afghanistan. In tasca, per loro, 500 euro e un biglietto di sola andata.
M’Sahel Mohamed, uno degli arrestati, e gli incontri tra i terroristi islamici filmati dai carabinieri del Ros a Milano
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