lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.06.2009 Lottiamo nel nome dei nostri padri assassinati
Nel Libano sotto il tallone di Hezbollah

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 giugno 2009
Pagina: 17
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Salviamo il Libano da Hezbollah in nome dei nostri padri assassinati»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 03/06/2009, a pag.17, con il titolo " Salviamo il Libano da Hezbollah in nome dei nostri padri assassinati ", Lorenzo Cremonesi racconta il Libano pre elezioni, un paese che molto probabilmente finirà nelle mani dei terroristi, nell'indifferenza dei media occidentali. Ecco l'articolo:

BEIRUT — Nayala Tueni lo ammet­te apertamente. «Se mio padre Gi­bran non fosse stato assassinato nel­­l’estate 2005 da quelle stesse forze che lui criticava nei suoi articoli, il re­gime dittatoriale siriano e i suoi alle­ati in Libano, io oggi non sarei candi­data alle elezioni di domenica prossi­ma per il rinnovo del parlamento. Entro in politica per difendere i valo­ri di libertà, indipendenza e demo­crazia per cui lui ha sacrificato la vi­ta. Come Saad Hariri porta avanti la battaglia di suo padre, Rafiq Hariri, l’ex premier che stava traghettando­ci lontano dal retaggio violento della guerra civile. Il nostro impegno è molto simile», dice nel suo ufficio di vice-direttore amministrativo all’ul­timo piano del palazzo dove è situa­to An-Nahar, il maggior quotidiano libanese fondato agli inizi del ’900 dal bisnonno.
Nayala è nata il 31 agosto 1982. «Proprio nel periodo caldo dell’inva­sione israeliana». Le sue preoccupa­zioni sono orientate verso Damasco, Teheran e contro quello che lei chia­ma «il nostro pericolo interno», il gruppo fondamentalista sciita Hezbollah («Partito di Dio»).
La giovane candidata tra le fila cri­stiane
(la famiglia Tueni è greco-ortodossa) che compongono il cosiddetto «Fronte del 14 marzo» è oggi al cuore della campagna elettorale. Ancora ieri la sua conferenza stampa in cui smentiva le illazioni di Michel Aoun (l’ex generale che vorrebbe alleare buona parte dei cristiani con Hezbollah) secondo le quali Nayala si sarebbe di recente convertita all’Islam per sposare uno sciita, era sulle prime pagine. «Aoun è un perico­loso dittatore, un fascista primitivo e violento. Sta portando il Libano verso la distruzione», ribadisce lei al Corriere. Nayala viene descritta co­me uno dei volti più noti dei «nuovi orfani politici», figli di personaggi delle elites assassinati negli ultimi anni. Suo padre venne ucciso con un autobomba pochi giorni dopo che in un articolo aveva accusato il presi­dente siriano Bashar Assad per la morte di Hariri. Assieme a lei e Saad si leggono nomi eccellenti come il 28enne Samy Gemayel. Suo fratello, Pierre, è stato assassinato nel 2006 mentre era ministro dell’Industria. Suo cugino, il 26enne Nadim, è fi­glio dell’ex presidente filo-israeliano Bashir Gemayel ucciso nell’82. E con loro si candida anche Michel Mouawad (37 anni), il cui padre Re­ne venne assassinato nel 1989, quan­do da presidente stava negoziando con Damasco il compromesso di Taif, che un anno dopo avrebbe con­dotto alla fine della guerra civile e a 15 anni di presenza militare siriana.
Nayala sa che la sua vita è appesa ad un filo. Prende le sue precauzioni. L’ufficio è sorvegliato da guardie del corpo private e così l’abitazione. Cer­ca di non restare troppo tempo nei posti pubblici ma non rinuncia alla campagna elettorale per la circoscri­zione di Ashrafiyeh, il quartiere cen­trale della presenza cristiana a Bei­rut, dove si presenta anche Aoun.
Paura di morire a soli 26 anni? «Non penso tanto alla mia vita, quan­to all’esistenza del Libano. Non mi stancherò mai di ripeterlo. Se Hezbollah dovesse vincere, l’intero Paese diventerà una provincia siria­na e, ancora peggio, subirà l’influen­za della dittatura iraniana. E’ in gio­co il futuro della nostra tradizione li­berale e tollerante». E tiene a sottoli­neare il suo ringraziamento per la presenza dei quasi 3.000 soldati ita­liani con il contingente Unifil nel Li­bano meridionale dall’estate 2006. «Grazie, davvero grazie all’Italia, che assieme alle altre forze garantisce la pace del nostro Paese. Se non ci fos­sero, saremmo ancora nel tunnel del­la
guerra».

Parata militare di Hezbollah.

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante.


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT