Al Centro Moses Mendelssohn di Studi Ebraici Europei a Berlino ci siamo riuniti questa settimana per discutere del futuro.
Il quesito centrale era: sarà in grado l’ebraismo europeo, di costituire un terzo polo, accanto o perfino in competizione con i due centri maggiori in Nord America e in Israele?
Le Comunità europee hanno attraversato in questi anni profondi cambiamenti, demografici, socioeconomici, culturali.
Con la scomparsa dell’Unione Sovietica e l’emigrazione di massa, dagli anni Novanta - per la prima volta dal 1600 - vivono più ebrei in Europa occidentale che in Europa orientale.
Nelle comunità ebraiche non mancano le figure di prestigio sul piano generale e su quello ebraico.
Incredibilmente, però, agli ebrei è quasi sfuggito un fenomeno politico di grande importanza: la creazione e la crescita dell’Unione Europea.
Esistono, sì, organizzazioni ebraiche continentali come il Congresso Ebraico Europeo e il Consiglio Europeo delle Comunità Ebraiche.
A parte i dubbi sulle modalità elettive di questi enti, entrambi partono da un’Europa immaginaria che va dall’Atlantico a Vladivostock, passando da Casablanca, Istanbul e Baku, e dunque non è, e in un certo senso sfida l’Europa dei 27. La vera forza organizzativa ebraica opera ancora soprattutto a livello locale con scarso coordinamento continentale.
Non esiste invece una reale forza ebraica rappresentativa presso le autorità europee a Bruxelles e ciò danneggia la capacità negoziale e gli interessi di oltre un milione di ebrei dell’UE.
È giunto il momento di costituire una vera Unione delle Comunità Ebraiche dell’Unione Europea
Sergio Della Pergola, demografo Università Ebraica di Gerusalemme Maggio 2009
************************************************************** Ottima proposta, aggiungerei anche delle altre minoranze perchè no. Allora si che l'Europa sarà un continente multirazziale, multietnico e multireligioso, in poche parole: CIVILE & DEMOCRATICO.
Riporto qui di seguito un intervento di Amos Luzzato del luglio 2006:
"In Italia siamo stati fra i primi a esigere la laicità dello Stato, che vuol dire la rinuncia da parte dello Stato stesso a imporre una cultura dominante sulle altre. In pubblico, ci siamo espressi contro la menzione delle radici cristiane dell’Europa nella Costituzione europea[/u], specificando che questo retaggio storico non è certamente negabile, ma che ha contenuto anche tanta oppressione, persecuzione violenta degli infedeli, guerre di religione.
E chiedendo di conseguenza una Europa che, nell’impegno di soddisfare i bisogni di religiosità della sua gente, sappia essere includente e inauguri un percorso nuovo più civile e più tollerante.
Alessandro Albore
il suo augurio non tiene conto del tasso di natalità islamico, fra qualche decennio l'Europa non sarà multietnica, ma a maggioranza musulmana, una religione che identifica stato e fede. addio quindi a tutte le regole democratiche di libertà nelle quali siamo cresciuti. legga i libri di Bat Ye'or e Walter Laqueur, riportano tutti i numeri del nostro prossimo futuro. Della Pergola diceva altro, come far sentire la voce degli ebrei europei a Bruxelles.
Cordiali saluti,
IC redazione
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