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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
01.06.2009 Elezioni libanesi: il cristiano Michel Aoun schierato con Hezbollah
La cronaca di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 01 giugno 2009
Pagina: 14
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Il Napoleone del Libano sceglie Hezbollah»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/06/2009, a pag. 14, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo " Il Napoleone del Libano sceglie Hezbollah ":

BEIRUT — Ha 74 anni e un lungo passato nella resistenza militante anti-siriana l'uo­mo che alle elezioni del 7 giugno potrebbe traghettare buona parte del Libano cristia­no nella eventuale coalizione di governo con Hezbollah (il «Partito di Dio» sciita) al­leato di Damasco e Teheran. Michel Aoun quando si lascia andare con i collaboratori e amici nella sua bella villa sulle colline ver­deggianti che dominano Beirut ama definirsi «il Napoleone del Libano».
Un fatto è certo. Non gli capi­terà più di venire messo in di­sparte, come invece avvenne dal 1990 al 2005, quando dopo esse­re stato battuto dall'esercito si­riano e durante il suo esilio sulla Costa Azzurra nella abitazione messa a disposizione dal gover­no di Parigi si sentì abbandona­to dai suoi fedelissimi e sorpas­sato da Rafiq Hariri, l'imprendi­tore- profeta sunnita poi assassinato nel febbraio 2005. Era amareggiato l'ex genera­le. Da militare e nelle fasi più calde della guerra civile aveva deciso di combattere all' ultimo sangue contro i soldati siriani. Ave­va giocato la parte del Crociato sino in fon­do e aveva perso. Oggi il suo destino è esse­re glorificato, oppure odiato. Tornato a Bei­rut il 7 maggio 2005 (11 giorni dopo il riti­ro siriano), pochi mesi dopo era a Damasco per abbracciare Bashar Assad, quindi firma­va l'alleanza politica con Hezbollah. «Certo Aoun non può più venire ignorato. E' il ve­ro ago della bilancia alle prossime elezioni per i 128 membri del parlamento», con­ferma Rami Khouri, uno dei più noti commentatori locali. E la so­stanza del contenzioso va inqua­drata nella lunga e travagliata sto­ria di tensioni e faide all'interno della comunità cristiana libanese.
Se ai tempi della sanguinosa guerra civile (1975-1990) i suoi attivisti era­no soprattutto divisi tra filo-palesti­nesi legati ai movimenti di sinistra e nazionalisti-confessionali guidati dal leader delle Forze Libanesi, Samir Gea­gea, oggi il parametro della discordia fa riferimento a Hezbollah. «Aoun è la nostra rovina. Un pazzo, un cristiano traditore della sua gente e del Libano.
Un incosciente che per pura sete di pote­re vende l'anima al diavolo. Le conse­guenze saranno gravissime. Se Aoun vin­ce, il nostro Paese è perduto», sostiene in toni drammatici Michel Aji Georgiou, no­to editorialista de
L'Orient le Jour, il quoti­diano in lingua francese più vicino ai circo­li maroniti tradizionalisti.
Difficile fare affidamento sui sondaggi. In questo Paese cuscinetto di soli 4 milioni di abitanti, schiacciato tra Iran (non a caso qui si segue la campagna elettorale irania­na come se fosse a casa propria), Israele, Si­ria e forti gruppi legati ad Europa e Stati Uniti, è praticamente impossibile trovare centri di ricerca davvero indipendenti. Pu­re,
i maggiori osservatori sono d'accordo nel notare che, quasi tre anni dopo la guer­ra con Israele, Hezbollah è riuscito a cresce­re nella sua dimensione di partito politico di massa, pur mantenendo immutata (se non addirittura rafforzata) la sua struttura militare parallela a quella dell'esercito na­zionale. Fino a un mese fa il blocco legato ad Hezbollah, guidato da Hassan Nasrallah, veniva dato come leggermente in vantag­gio rispetto al fronte del «14 marzo», come viene definita l'alleanza dei partiti sunniti, cristiani e drusi che nella primavera del 2005 si mobilitò contro la Siria e gli estre­misti sciiti accusati dall'assassinio Hariri. «Ma negli ultimi giorni quel vantaggio sem­bra diminuito. Sembra che diversi elettori cristiani e anche sciiti siano meno certi di volere Nasrallah come prossimo premier. A maggior ragione Aoun assume un ruo­lo ancora più importante. Oggi controlla 25 seggi che potrebbero diventare pre­sto 35. Quasi il 40 per cento dei cristia­ni potrebbe votare per lui. «Tutto la­scia credere sarà lui il prossimo presi­dente », dice Khouri. A favorirlo sono la mobilitazione di Hezbollah in no­me della «difesa della Patria contro Israele» e la forte ripresa economica nazionale, nonostante la recessione globale e i gravissimi danni subiti dal Libano ai tempi della guerra del 2006. Tutti i maggiori media locali hanno dato risalto ai 35 arresti di «so­spette spie del Mossad israeliano» dai pri­mi di aprile ad oggi. In parallelo la crescita economica per il 2008 è stata di quasi il 9 per cento. E le riserve di valuta della banca centrale sono salite alle stelle rispetto ai mi­nimi di tre anni fa.

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