Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 01/06/2009, a pag. 14, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo " Il Napoleone del Libano sceglie Hezbollah ":
BEIRUT — Ha 74 anni e un lungo passato nella resistenza militante anti-siriana l'uomo che alle elezioni del 7 giugno potrebbe traghettare buona parte del Libano cristiano nella eventuale coalizione di governo con Hezbollah (il «Partito di Dio» sciita) alleato di Damasco e Teheran. Michel Aoun quando si lascia andare con i collaboratori e amici nella sua bella villa sulle colline verdeggianti che dominano Beirut ama definirsi «il Napoleone del Libano».
Un fatto è certo. Non gli capiterà più di venire messo in disparte, come invece avvenne dal 1990 al 2005, quando dopo essere stato battuto dall'esercito siriano e durante il suo esilio sulla Costa Azzurra nella abitazione messa a disposizione dal governo di Parigi si sentì abbandonato dai suoi fedelissimi e sorpassato da Rafiq Hariri, l'imprenditore- profeta sunnita poi assassinato nel febbraio 2005. Era amareggiato l'ex generale. Da militare e nelle fasi più calde della guerra civile aveva deciso di combattere all' ultimo sangue contro i soldati siriani. Aveva giocato la parte del Crociato sino in fondo e aveva perso. Oggi il suo destino è essere glorificato, oppure odiato. Tornato a Beirut il 7 maggio 2005 (11 giorni dopo il ritiro siriano), pochi mesi dopo era a Damasco per abbracciare Bashar Assad, quindi firmava l'alleanza politica con Hezbollah. «Certo Aoun non può più venire ignorato. E' il vero ago della bilancia alle prossime elezioni per i 128 membri del parlamento», conferma Rami Khouri, uno dei più noti commentatori locali. E la sostanza del contenzioso va inquadrata nella lunga e travagliata storia di tensioni e faide all'interno della comunità cristiana libanese.
Se ai tempi della sanguinosa guerra civile (1975-1990) i suoi attivisti erano soprattutto divisi tra filo-palestinesi legati ai movimenti di sinistra e nazionalisti-confessionali guidati dal leader delle Forze Libanesi, Samir Geagea, oggi il parametro della discordia fa riferimento a Hezbollah. «Aoun è la nostra rovina. Un pazzo, un cristiano traditore della sua gente e del Libano.
Un incosciente che per pura sete di potere vende l'anima al diavolo. Le conseguenze saranno gravissime. Se Aoun vince, il nostro Paese è perduto», sostiene in toni drammatici Michel Aji Georgiou, noto editorialista de L'Orient le Jour, il quotidiano in lingua francese più vicino ai circoli maroniti tradizionalisti.
Difficile fare affidamento sui sondaggi. In questo Paese cuscinetto di soli 4 milioni di abitanti, schiacciato tra Iran (non a caso qui si segue la campagna elettorale iraniana come se fosse a casa propria), Israele, Siria e forti gruppi legati ad Europa e Stati Uniti, è praticamente impossibile trovare centri di ricerca davvero indipendenti. Pure, i maggiori osservatori sono d'accordo nel notare che, quasi tre anni dopo la guerra con Israele, Hezbollah è riuscito a crescere nella sua dimensione di partito politico di massa, pur mantenendo immutata (se non addirittura rafforzata) la sua struttura militare parallela a quella dell'esercito nazionale. Fino a un mese fa il blocco legato ad Hezbollah, guidato da Hassan Nasrallah, veniva dato come leggermente in vantaggio rispetto al fronte del «14 marzo», come viene definita l'alleanza dei partiti sunniti, cristiani e drusi che nella primavera del 2005 si mobilitò contro la Siria e gli estremisti sciiti accusati dall'assassinio Hariri. «Ma negli ultimi giorni quel vantaggio sembra diminuito. Sembra che diversi elettori cristiani e anche sciiti siano meno certi di volere Nasrallah come prossimo premier. A maggior ragione Aoun assume un ruolo ancora più importante. Oggi controlla 25 seggi che potrebbero diventare presto 35. Quasi il 40 per cento dei cristiani potrebbe votare per lui. «Tutto lascia credere sarà lui il prossimo presidente », dice Khouri. A favorirlo sono la mobilitazione di Hezbollah in nome della «difesa della Patria contro Israele» e la forte ripresa economica nazionale, nonostante la recessione globale e i gravissimi danni subiti dal Libano ai tempi della guerra del 2006. Tutti i maggiori media locali hanno dato risalto ai 35 arresti di «sospette spie del Mossad israeliano» dai primi di aprile ad oggi. In parallelo la crescita economica per il 2008 è stata di quasi il 9 per cento. E le riserve di valuta della banca centrale sono salite alle stelle rispetto ai minimi di tre anni fa.
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