Negli ultimi giorni il presidente palestinese Abu Mazen ha fatto due cose che dovevano essere importanti: ha incontrato Obama e ha (ri)nominato a premier palestinese il vecchio capo del governo Salam Fayyad. Ve ne siete accorti voi, che pure leggendo Informazione Corretta siete certamente interessati al Medio Oriente? Immagino di no, magari avete avuto solo qualche notizia vaga. Bene, Obama ha detto ad Abu Mazen che appoggia la sua posizione sul blocco degli insediamenti nel West Bank, ma lo ha ammonito a fare meno propaganda anti-israeliana e filoterrorista nei territori (due posizioni di puro principio). Fayad, che si era dimesso all'inizio di marzo "per favorire i colloqui di riunificazione con Hamas", ha fatto un governo fotocopia al precedente, che significa la rottura con Hamas e non piace neppure ad Al Fatah, perché non ci sono abbastanza uomini suoi, soprattutto nei ministeri di spesa. Abu Mazen, del resto, è scaduto da cinque mesi e prima o poi dovrà essere sostituito: da chi? La notizia vera è però che queste cose hanno avuto pochissima eco di stampa. Conclusione numero uno. A parole tutti i politici del mondo, tutti i giornali, tutti gli "uomini di buona volontà" sono per i palestinesi, per i loro diritti eccetera, ma nei fatti non se ne occupano affatto, sanno che in questo momento sono fuori gioco e badano affatto alla loro situazione interna, mentre tengono gli occhi puntati su Israele. Conclusione numero due. Sul Medio Oriente c'è un abisso fra parole e fatti. Si dicono spesso e volentieri delle parole perché bisogna dirle – quello che gli americani chiamano "lip service", servizio delle labbra. Dei fatti e dei problemi veri, invece, si preferisce non parlare. Conclusione numero tre. I palestinesi sono irrilevanti perché sono disuniti. E sono disuniti anche perché la maggioranza, pure dentro Al Fatah, vorrebbe la "lotta armata", anche se il vertice si rende conto che ricominciare col terrorismo sarebbe un errore gravissimo. La pace per davvero non la vuole nessuno, da quelle parti. Aspettano l'occasione buona per ricominciare. Quando si invoca la pace, è solo lip service, o propaganda. Conclusione numero quattro. Netanyahu è rimproverato da tutti perché non vuole fare lip service al principio dei due stati, che per altro tutti sanno impossibili in questo momento. Il meglio che può succedere fra Israele e Palestinesi, lo sa anche Obama, è che le cose restino come sono, relativamente tranquille, che tutti pian piano capiscano che bombe e razzi non servono a niente. Ma questo non si può dire e non lo può dire soprattutto Obama, che deve pur dare l'impressione di fare qualcosa di diverso da Bush. Conclusione numero cinque. Aspettiamoci tanti bei discorsi, propaganda diplomatica, polemiche. Ma fatti, pochi. (Sul versante palestinese, naturalmente. Perché intanto l'Iran...)