La storia degli ultimi 40 anni raccontata da Luciano Tas Ultima parte
Testata: Informazione Corretta Data: 29 maggio 2009 Pagina: 1 Autore: Luciano Tas Titolo: «La storia degli ultimi 40 anni raccontata da Luciano Tas»
Con il 2000 si chiude un secolo e un millennio, con il 2001 si entra nel XXI secolo e nel terzo millennio. Si potrebbe dire che la constatazione è ovvia e banale, ma a riflettere bene sugli accadimenti che hanno segnato questo passaggio di date è lecito azzardare che si tratti di una vera e propria Era storica nuova, quasi post-contemporanea, o con altro nome che gli storici del futuro vorranno darle. Certo, il passaggio di Ere non è stato così brusco e perentorio e si è sviluppato in una ventina d’anni. Se si volesse puntualizzare gli eventi che hanno segnato questa nuova “linea delle date”, se ne individuerebbero tre, e precisamente il 1989, con il crollo dell’impero sovietico e delle mura comuniste di tutto il mondo (che parevano dover sfidare il tempo). La fine del comunismo ha costituito la fine di una religione ancor più che la fine di un sistema nato da fondamenta inconsistenti e presupposti errati. Non è stata la catastrofe di Stalin o di Lenin, è stata la catastrofe di Karl Marx, profeta dell’errore. Il secondo evento è già del nuovo millennio e precisamente si fissa a una data precisa, l’11 settembre del 2001 quando a crollare, insieme alle Twin Towers di New York, è il senso di sicurezza in cui si era andato cullando tutto l’Occidente. Il crollo costituiva il tragico biglietto da visita che per tremila volte – quante sono state le vittime dell’attacco del fanatismo islamico – annunciavano le intenzioni di quel fanatismo. La storia dell’Islam è ricca di grandi pagine, di grandi nomi, filosofi, architetti, artisti, matematici, e di grandi bellezze, basti pensare alle costruzioni ancora intatte in Andalusia, da Siviglia a Granada e oltre. Ma si tratta di una storia molto lontana e il mondo islamico è andato deperendo per molti secoli. Forse per evitare di essere cancellati dalla Storia, almeno come insieme di popoli, e assorbiti da una civiltà occidentale che insieme a molti disastri e abiezioni – Hitler e Stalin per citarne due . ha saputo evolversi al di là degli aspetti più fatui e frivoli che non possono vanificare quanto l’Occidente ha prodotto in ogni campo dello scibile umano. L’11 settembre del 2001 ha scosso le nostre certezze, ha minato i nostri pregevoli e a volte straordinari successi nella scienza, nella medicina, nella tecnologia. Insomma, ha minato il Sistema, in cui ciecamente, al di là di tutti i mali, di tutte le brutture, abbiamo creduto. E’ vero, prima della metà del XX secolo c’è stata la Shoà a rimettere in discussione la nostra civiltà, e sulla Shoà forse non si è riflettuto abbastanza. Ma la tragedia senza precedenti nella vicenda umana (e spero non ci sia più bisogno di spiegare e dimostrare il perché) ha costituito il cancro del Sistema, ma entro il Sistema ha trovato la sua collocazione che non contraddiceva le grandi, sofferte conquiste. Ora no. Il crollo delle Torri di New York ha inflitto un colpo esiziale al nostro Sistema, quasi una promessa (una minaccia) di ritorno alla ferinità animalesca e tribale. Appunto, la fine di un’Epoca. Il terzo evento si è verificato nell’estate/autunno del 2008. Si è trattato della maggiore crisi economica che mai abbia attraversato il mondo intero. Chiamarla “crisi economica” è però riduttivo. Le sue cause sono state previste dagli esperti soltanto dopo che la crisi aveva già devastato il pianeta. Come dire che nessuno l’aveva prevista e che nessuno poi l’ha davvero totalmente capita. Nessun paese ne è rimasto indenne, ma il detto “Quando Wall Street ha il raffreddore, il mondo prende la polmonite”, ha ricevuto plateale conferma. E’ stato molto di più di un raffreddore e molto di più di una polmonite. Non solo perché “non ha fatto prigionieri”, ma perché ha distrutto altre certezze, come quella liberale, per esempio. La libertà di mercato si è rivelata anche la minaccia del mercato. Così a partire dal 2008 navighiamo alla cieca. Guariremo, è sicuro, ma non si sa ancora quale sarà il prezzo delle medicine, e non solo in termini di perdite di denaro (però se qualcuno lo ha perso, qualcuno lo avrà guadagnato, ma chi?), di posti di lavoro, di valore delle monete, ma anche perché con la Grande Crisi è saltato un Sistema. Un altro Sistema. In questa ottica, tutto ci sembra da ridisegnare, da riscoprire. Partiamo per un viaggio di cui non sappiamo la durata né l’approdo. Ecco il passaggio d’epoca, ed eccolo fissato tra il 1989 e il 2008. Il secolo e il millennio nuovo cominciano in ventuno anni. Si è detto degli anni della seconda guerra mondiale, di quella mostruosa parentesi storica che va dal 1933 al 1945 e della Shoà, che di quella manciata d’anni rappresenta la punta estrema e terrificante di un secolo, il Novecento, che di orrori ne ha visti quanti mai prima si erano visti al mondo, da Hitler a Stalin, dal nazismo al comunismo (con il fascismo grottesca e parimenti infame caricatura). La Shoà, l’addio perverso al secondo millennio, ne resta il rebus insoluto. Il dopoguerra, la rinascita di uno stato ebraico là dove era nato e si era sviluppato per secoli prima che una condanna certamente non divina aveva duramente perseguitato i suoi esuli attraverso una lunga galoppata attraverso altri secoli, sembrava aver messo fine alle peripezie dolorose di questo popolo. Non è andata così ed i suoi tormenti sono continuati su quell’unghia di terra che costituisce lo Stato d’Israele, nato nel 1948 nella guerra subita ed ha continuato la sua esistenza nelle guerre subite da chi, come il fanatismo panislamico, lo vede come supremo e forse unico impedimento alla realizzazione del grande sogno malato. Un sogno non sorretto da un continuum di civiltà, rimasta come memoriale nelle Alhambra di Spagna, ma dall’arma nucleare. Può essere vero, come dicono i suoi nemici, che Israele è la sentinella dell’Occidente in Asia, ma è una sentinella il cui segnale d’allarme non viene ascoltato (o creduto), così come la Kristallnacht e Monaco non bastarono nel 1938 per prevenire la catastrofe. E’ così che Israele rappresenta la cerniera tra il Novecento e il Duemila, tra il secondo e il terzo millennio, tra il 1948 e il 2008.