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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.05.2009 Netanyahu rinvia la sua visita in Europa
le diverse interpretazioni

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 maggio 2009
Pagina: 15
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Polemica su Gerusalemme. Netanyahu non va in Europa»

Sul rinvio - perchè tale è - del viaggio di Bibi Netnayahu in Europa si possono solo fare supposizioni. Da quella più ovvia, che Bibi avesse impegni più urgenti, ma che difficilmente può essere credibile. Valgono allora tutte le altre, prima fra tutte, quella che Bibi voglia vedere alcune carte degli altri giocatori prima di mostrare le sue. Ci sono i pessimisti, coloro che vedono in Bibi un novello Enrico IV, quello che da protestante divenne cattolico con la spiegazione che " Parigi val bene una messa". Ma ci sono anche i realisti, fra i quali noi di IC, che dicono "aspetta e vedrai".

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/05/2009, a pag. 15, l'articolo di Francesco Battistini dal titolo " Polemica su Gerusalemme. Netanyahu non va in Europa ":

GERUSALEMME — Caro Nicolas, caro Silvio, caro Gor­don: arrivederci alla prossi­ma. Bibi resta qui. Non va in Europa. Doveva essere il pri­mo tour continentale di Ne­tanyahu premier, Parigi-Ro­ma- Londra, tre incontri in tre giorni con Sarkozy, con Berlu­sconi e con Brown. Martedì sera, a sorpresa ma neanche tanto, il comunicato ufficiale: «Per impegni urgenti, il viag­gio del primo ministro israe­liano è annullato». Il portavo­ce Mark Regev spiega che «si tratta solo d'un rinvio a giu­gno », che l'urgenza è dovuta all'approvazione del bilancio statale e alla nomina del nuo­vo negoziatore per la libera­zione di Gilad Shalit (peraltro già fatta: sarà il ministro Dan Meridor). I giornali israeliani non ci credono.
«Perché questo spostamen­to? — titola dubbioso
Haa­retz —. Fonti diplomatiche di­cono che Netanyahu vuole in­cassare qualche risultato, pri­ma di presentarsi agli euro­pei ». «Sono i primi segni di tensione fra Gerusalemme e le capitali europee — scrive sicuro Maariv —. C'è una chiara irritazione europea sulle poli­tiche di Netanyahu e per le dichiarazio­ni fatte in occasio­ne del Jerusalem Day, quando il premier ha detto che Geru­salemme sarà l'eterna capita­le d'Israele e non sarà mai di­visa ».
L'unica cosa smentibile è
la cancellazione last minute:
in realtà, è da tre giorni che Bibi ha deciso di non partire. All'origine, la dura reazione del ministro degli Esteri fran­cese, Bernard Kouchner, che già aveva gelato qualche setti­mana fa il collega Avigdor Lie­berman e ora ritiene le parole su Gerusalemme «inaccettabi­li e contrarie alla legge inter­nazionale ». E poiché lo stes­so Sarkozy ha ripetuto lunedì che i palestinesi hanno dirit­to a un loro Stato, ecco la pro­babile ragione dell'imbaraz­zo: per evitare l'Eliseo, me­glio saltare anche Palazzo Chi­gi e Downing Street.
Nessun commento dalla Farnesina, anche se si tende a sdrammatizzare, indirizzan­do su Parigi chi chiede lumi. «Ma chi si credono di essere i francesi?», protesta il
Jerusa­lem
Post,
azzardando un pa­rallelo: «Vengono a parlarci di città occupata, loro che oc­cupano la Corsica da 240 an­ni... ».
Ancora Gerusalemme. Se­condo Maya Bengal, notista politica, la verità è che ci so­no troppe cose in movimen­to,
a cominciare dalla visita a Washington di Abu Mazen, e «Bibi non può accettare un al­tro appuntamento al gelo com'è stato quello alla Casa Bianca, aspettando il discor­so al mondo arabo che Oba­ma farà in giugno dal Cairo». Da Berlusconi, ieri c'era l'ex premier Olmert: Netanyahu è andato alla Knesset a garanti­re che Israele rispetterà gl'im­pegni internazionali, senza però citare la soluzione dei due Stati e ripetendo che il blocco degl'insediamenti, chiesto da Obama, è illogico. Questa diplomazia sottozero non piace al presidente Pe­res, entrato in polemica coi ministri della destra (e coi suoi laburisti) sulla legge, ap­pena votata, per la «spartizio­ne » dei palestinesi con la Giordania, in pratica una dop­pia cittadinanza che scariche­rebbe su Amman parte del problema: «Un'allucinazione senza basi», ha protestato il vecchio Shimon. Anche il go­verno giordano ha convocato l'ambasciatore israeliano. Per chiarimenti. Che nessuno ha ancora dato.

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