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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.05.2009 Pakistan : talebani scatenati, che sia arrivata l' ora del pugno di ferro ?
Afghanistan : Obama richiede una più in­cisiva cooperazione multilate­rale

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 maggio 2009
Pagina: 12
Autore: Marzio Breda - Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Afghanistan, dall’Italia sì a Obama 'In campo più civili e militari' - Kamikaze a Lahore Oltre trenta morti»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/05/2009, a pag. 12, l'articolo di Marzio Breda dal titolo " Afghanistan, dall’Italia sì a Obama «In campo più civili e militari» " e, a pag. 15, l'articolo di Lorenzo Cremonesi dal titolo " Kamikaze a Lahore Oltre trenta morti ". Ecco gli articoli:

Marzio Breda : " Afghanistan, dall’Italia sì a Obama «In campo più civili e militari» "

ROMA - «Un impegno da rinnovare e, per quanto possi­bile, potenziare», da parte dell'Europa e «dell'Italia in particolare», in Afghanistan. «Un impegno» da sviluppare «sia sul piano militare sia su quello della cooperazione ci­vile », e comunque tale da contribuire concretamente «allo sforzo che la comunità internazionale sta conducen­do » in quel difficile contesto dell'atlante geopolitico mon­diale.
Un impegno che dovrà es­sere tarato sulle «risorse fi­nanziarie disponibili», com'è ovvio in tempi di crisi, ma che presto sarà presentato al Parlamento alla stregua di una scelta inderogabile. In co­erenza con «la partecipazio­ne delle nostre forze armate alle missioni in corso e alla lo­ro prevedibile evoluzione».
E' questa l'indicazione più netta e urgente emersa dalla riunione del Consiglio supre­mo di difesa, tenutasi ieri al Quirinale. Il vertice (presie­duto dal presidente Giorgio Napolitano, cui hanno parte­cipato il premier Silvio Berlu­sconi e i ministri di Esteri, In­terno, Economia, Difesa, Svi­luppo Economico, oltre al ca­po di Stato Maggiore genera­le Camporini, e al consigliere militare del Colle, generale Mosca Moschini) ha offerto così una prima risposta alla nuova amministrazione Usa.
La quale ha già «energica­mente » richiesto — con ripe­tuti
discorsi del presidente Barack Obama — «una più in­cisiva cooperazione multilate­rale, rinforzata anche dalla necessità di far fronte in ma­niera coordinata alla crisi eco­nomica globale in atto, come importante segno di svolta nel contrasto del terrorismo internazionale e per un più ef­ficace intervento multidisci­plinare nelle aree di crisi». In­fatti, «il rapido recupero eco­nomico, sociale e civile e, quindi, la stabilizzazione di tali aree sono condizioni es­senziali per il rilancio di un processo di sviluppo globale pacifico ed equilibrato».
Questo è quanto si osserva
in una nota dell'intero Consi­glio supremo di difesa. Testo in cui si ricalcano le riflessio­ni del presidente Napolitano all'Istituto internazionale di studi strategici, a Londra, una settimana fa, e concentra­te sulla «pericolosa illusione di credere che il futuro dell' Afghanistan non riguardi il futuro della pace nel mon­do ».
Secondo punto in agenda, i «provvedimenti di raziona­lizzazione da adottare, in vi­sta del bilancio 2010, per con­sentire alle forze armate di far fronte ai crescenti impe­gni operativi internazionali e nazionali in un quadro di ri­dotte disponibilità finanzia­rie ». E qui entra in gioco la ri­chiesta rivolta dalla Nato a Roma nelle scorse ore, a far parte di una missione di ad­destramento delle forze di po­lizia afghane.
Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha già an­nunciato il sì del nostro go­verno (per una mobilitazione di 100 uomini, «da tutte le ar­mi »), mentre si profila come incerto (tenuto conto delle «limitate risorse disponibili e delle esigenze crescenti di impegno operativo all'este­ro ») il destino dell'impiego di soldati per garantire la si­curezza nelle città italiane.

Lorenzo Cremonesi : " Kamikaze a Lahore Oltre trenta morti "

L’attentato di ieri mattina nel cuore di Lahore era stato messo in conto da parte delle autorità pakistane. «È molto possibile che i talebani e i loro alleati possano vendicarsi per le operazioni dell’esercito a Swat tornando a colpire le no­stre città», dicevano già tre set­timane fa i portavoce militari a Rawalpindi per spiegare i nuo­vi posti di blocco nelle città pakistane.
Si propone ora però un inter­rogativo inquietante: come mai, nonostante l’accresciuto al­larme, gli estremisti sono riusci­ti per l’ennesima volta a rag­giungere con apparente facilità il loro obbiettivo? Ieri la loro azione è stata devastante. Se­condo i bilanci ufficiali ci sareb­bero almeno 24 morti e circa 300 feriti, ma fonti ospedaliere parlano di almeno 30 vittime. L’attentato è stato rivendicato ieri sera dai talebani.
Sembra che il commando fos­se composto di più uomini. Due sono arrivati in auto alle 10 e mezzo davanti all’edificio locale del Inter-Services Intelli­gence (l’Isi, il noto servizio se­greto militare) e qui hanno ini­ziato a sparare, prima di fare sal­tare in aria il potentissimo ordi­gno nella loro vettura. Nel frat­tempo altri complici appostati negli edifici vicini aprivano il fuoco, sembra anche con lancia­granate. Alla fine la piccola sta­zione della polizia era rasa al suolo, lo stabile dell’Isi appari­va gravemente danneggiato.
Chi sono i responsabili? Il premier Asif Zardari punta il di­to contro Al Qaeda. Il ministro degli Interni, Rehman Malik, non esita a vedere un collega­mento diretto con le operazioni anti-talebane in corso. «I nemi­ci del Pakistan ora vengono qui per vendicare la loro sconfitta subita a Swat», ha detto nel po­meriggio. Non va comunque di­menticato che le stragi precedo­no di gran lunga l’offensiva a Swat, Buner e Dir iniziata il 2 maggio. Dopo l’assassinio di Be­nazir Bhutto, il 27 dicembre
2007, sono cresciuti gli attenta­ti a Peshawar e nelle zone triba­li a confine con l'Afghanistan. Il 20 settembre un'autobomba di fronte all'hotel Marriott di Isla­mabad aveva causato almeno 54 morti. Poi il terrorismo si era concentrato su Lahore, la «capitale culturale» del Paese. Il 3 marzo contro la squadra di cricket dello Sri Lanka (6 agenti della scorta uccisi) e un mese dopo dopo ai danni della locale accademia di polizia (8 morti).

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