"La persecuzione amministrativa e finanziaria delle comunità cristiane in Israele: tre problemi da risolvere prima dell’arrivo del papa.
Tre grandi problemi si pongono. Il primo è lo statuto legale della Chiesa in Israele.
Finora, lo Stato d’Israele applica una legge del 1924 (all’epoca del mandato britannico) per lasciare che gli affari concernenti beni ecclesiastici siano trattati dal potere esecutivo. La radicalizzazione nazionalista e affarista degli ambienti politici israeliani rende questa situazione sempre più pericolosa. Israele, che si vuole “sola democrazia” del Medio Oriente, sarebbe onorata di accordare alla Chiesa accesso al potere giudiziario: l’accesso ad un potere giudiziario indipendente dal potere esecutivo è uno dei fondamenti dello Stato di diritto.
Il secondo problema da risolvere è quello dell’esenzione dalla tassa fondiaria locale (in ebraico arnona) per le comunità cristiane. La risoluzione 181 delle Nazioni Unite del 1947, che riconosceva lo Stato di Israele, specificava che le proprietà religiose che erano state in precedenza esenti dalla tassazione avrebbero conservato questa esenzione. Questa dispensa di imposta è giustificata dal fatto che la maggior parte delle comunità religiose della Terra Santa non genera alcun profitto: orientate al mantenimento dei Luoghi Santi, all’accoglienza dei pellegrini, al sostegno ai poveri o alla vita accademica, esse dipendono finanziariamente per lo più dalla carità cristiana nel mondo. Tassarle significherebbe prelevare un’imposta sulla questua! L’accordo fondamentale del 1993 proseguiva su questa linea. Ma nel dicembre 2002, invece, Israele fa passare una legge che tassa tutte le proprietà religiose (con solo una tariffa meno elevata per i luoghi di culto). Ora, la Chiesa non ha i mezzi per pagare, tanto meno se l’amministrazione israeliana invia delle fatture retroattive (a Gerusalemme est annessa, esse risalgono fino al… 1967). Si tratta di milioni!
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È dunque la presenza umana e la struttura economica e giuridica delle comunità cristiane ad essere precarizzata dalla politica di Israele dal 1993. La situazione è così difficile sotto tutti gli aspetti che l’accordo fondamentale del 1993 è ormai oggetto di rimpianto pubblico. Il vecchio nunzio apostolico in Israele, oggi a Washington, mons. Pietro Sambi, non ha esitato a dichiarare che in fondo le relazioni della Chiesa con Israele erano migliori prima del 1993, quando non esistevano relazioni diplomatiche con il Vaticano".
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Caro signor Olivier-Thomas Venard, le leggi dell'Impero Sacro Romano Germanico-papale, in Israele NON sono valide.
A titolo solo di cronaca personale:
Una settimana fa, mia nipotina che vive in Israele, mi ha mandato una lunghissima email, e posto il succo:
" caro zio, ma lo sai che almeno 2 volte al giorno suonano alla porta, apro e mi trovo il piu delle volte 1 o 2 individui che ci propongono di leggere il N.T., ...che alla fine, il messiah è quel signor che chiamano Gesu l'ebreo ..... , moltissima gente è arrabbiata ..........., perchè non se ne vanno via? .........."
Be, carissimi amici, per chi non lo sappia, il proselitismo cristiano-evangelico, è un vero problema in Israele, come se a casa V/s venissero TUTTI i giorni a suonare la porta i Testimoni di Geova........., altre "sette" a rompere i " maroni " ?
Vi piacerebbe?
Sarebbe opportuno, che IC postasse delle info a riguardo, perchè lo ritengo una cosa importantissima, in quanto questo problema in " EURABIA " non lo sa quasi nessuno di questo " proselitismo medievale da conquista di terre sconosciute di un tempo remoto ".
Preti, cattolici, protestanti, evangelisti, evangelizzatori, panfletari, opuscolari, millantatori, ecc...., una grande cortesia:
BASTA!, siamo nel XXI secolo, RISPETTO anzi TUTTO,
"vivi e lascia vivere", come il famoso film di James Bond.
Dopo 2000 anni, ancora con questo proselitismo nonchè d'iperprepotenza
lettera firmata
Questo articolo di Olivier-Thomas Venard, teologo alla scuola biblica e archeologica francese di Gerusalemme, è stato pubblicato sul settimanale cattolico francese
“La vie” (16/4/2009).
Titolo originale: “Les vrais enjeux d’un voyage de Benoit XVI en Israel”