Uno studio legale difende gratuitamente chiunque sia citato in tribunale per 'islamofobia' Oggi in America, quando in Italia?
Testata: Il Foglio Data: 22 maggio 2009 Pagina: 3 Autore: La redazione del Foglio Titolo: «C’è un Legal project che difende la libertà di parola sull’islam»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 22/05/2009, a pag. 3, l'articolo dal titolo " C’è un Legal project che difende la libertà di parola sull’islam ":
Roma. Giornalisti, scrittori, accademici, politici, chiunque venga tacciato di “islamofobia” in un’aula di tribunale oggi può ricevere difesa legale gratuita da un combattivo studio legale di Washington. Lo anima Brooke Goldstein, avvocato specializzata in diritti umani con il Children’s Rights Institute, un’organizzazione no profit che combatte il reclutamento dei bambini e l’incitamento all’odio per trasformarli in bombe umane. Il Legal project, questo il nome del primo studio legale americano dedicato interamente alla difesa della libertà d’espressione sull’islam, ha appena assunto la difesa di Geert Wilders, il politico olandese bandito dal Regno Unito. L’idea dello studio venne all’analista americano Daniel Pipes. Tre giorni fa, a Washington, hanno organizzato una conferenza dal titolo “Libel Lawfare: Silencing Criticism of Radical Islam”. “Gli estremisti islamici si stanno attivando su due fronti al fine di sopprimere la libertà di espressione su argomenti quali l’islam, l’islam radicale, il terrorismo e il finanziamento del terrorismo: il primo è quello della denuncia, il secondo è quello di fare varare leggi sull’istigazione all’odio e leggi anti diffamazione”, recita il loro manifesto. “Vittime di queste procedure legali sono analisti, politici, giornalisti, famosi e non, e persino semplici cittadini. Tutto questo ha gravi conseguenze, perché quando viene limitata la discussione sull’islam e sul terrorismo, l’islam radicale si rafforza e la civiltà occidentale viene messa a repentaglio”. L’azione dello studio legale è tanto più importante dopo che le Nazioni Unite hanno approvato la risoluzione numero 62/154: “Combattere la diffamazione delle religioni”. E’ il più micidiale strumento di soppressione della libertà di parola. Chiunque critichi l’islam potrebbe oggi essere passibile di procedimento legale. Goldstein dice che il loro obiettivo è combattere la “paura di rappresaglie”. La Società islamica di Boston ha citato per diffamazione una dozzina di soggetti, inclusi il Boston Herald, Fox News e l’esperto di anti terrorismo Steven Emerson. Gli accusati avevano parlato delle connessioni fra la società islamica e l’islamismo radicale e per aver sollevato questioni circa la costruzione della moschea a Boston, finanziata dall’Arabia Saudita. C’è stato il caso di Matthew Levitt e del suo editore, Yale Press, accusati da Kinder Usa per il libro di Levitt “Hamas”, in cui descrive Kinder Usa come un’organizzazione caritatevole per finanziare il terrorismo jihadista. Il Wall Street Journal è stato denunciato per aver riportato il monitoraggio dei conti bancari sauditi. Il Legal project va a colmare il vuoto di difesa nel sistema europeo, che con il suo “discorso dell’odio”, le norme anti discriminatorie e il concetto di “islamofobia”, è terreno fertile per il jihad legale. Nel 2007, quando Khalid bin Mahfouz, un ricco businessman che risiede in Arabia Saudita, ha minacciato di denunciare le edizioni dell’Università di Cambridge per la pubblicazione del libro “Alms for Jihad” degli americani Robert Collins e J. Millard Burr, l’editore ha prima capitolato, poi offerto scuse pubbliche a Mahfouz e infine ritirato il libro. Subito dopo la pubblicazione del saggio “Funding Evil” di Rachel Ehrenfeld, lo stesso Mahfouz ha denunciato l’autrice per diffamazione poiché aveva esposto le connessioni fra Mahfouz e le entità terroriste. Le accuse contro Ehrenfeld sono state ascoltate presso i tribunali britannici nonostante il fatto che né Mahfouz né la Ehrenfeld risiedessero in Gran Bretagna. In Inghilterra erano state però vendute 23 copie del libro attraverso Amazon.com. In Canada il Congresso islamico ha portato in tribunale il libro “America Alone” di Mark Steyn. Da Londra ad Amsterdam, da Washington a Ottawa, ovunque e ogni giorno vengono citati in giudizio autori e libri che criticano l’islam. Per questo l’opera pro bono dello studio Legal project ha una funzione straordinaria.
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