Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 22/05/2009, a pag. 8, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Preparavano un attacco alle sinagoghe " sull'arresto a New York di quattro terroristi islamici e quello di Francesco Semprini dal titolo " Le tecniche speciali di interrogatorio si sono dimostrate molto utili per il Paese" con la risposta di Dick Cheney al discorso di Barack Obama sulla lotta al terrorismo e la chiusura di Guantanamo. Riportano le dichiarazioni di Cheney su Guantanamo anche Il SOLE 24 ORE. Ecco gli articoli:
Maurizio Molinari : " Preparavano un attacco alle sinagoghe "
Autobombe contro le sinagoghe di New York, missili stinger per abbattere aerei in volo e il piano di sedersi poi di fronte alla tv per «vedere in diretta che cosa abbiamo fatto»: questo avevano in mentre quattro jihadisti americani, tutti di fede musulmana, arrestati dall’Fbi con un blitz notturno che ha avuto momenti simili alle scene di un film di azione di Hollywood.
Le sinagoghe obiettivo dei terroristi islamici erano il «Jewish Center» e il «Temple» di Riverdale, il quartiere residenziale del Bronx confinante con Manhattan. Le avevano scelte in aprile e subito dopo avevano acquistato - da un agente sotto copertura - dell’esplosivo C-4 posizionandone ingenti quantità su due fuoristrada destinati ad esplodere facendo strage dei fedeli che partecipano alle quotidiane preghiere del mattino. È stato quando i quattro hanno parcheggiato nella notte le vetture a Riverdale che l’Fbi ha fatto scattare la trappola: i terroristi hanno tentato la fuga ma a sbarrargli la strada è stato un mega-camion con diciotto ruote, pieno di sabbia e del peso di diverse tonnellate, che ha consentito agli agenti di arrestarli e consegnargli all’ufficio del procuratore distrettuale. La colluttazione è stata intensa e i vetri delle vetture sono andati in frantumi. Ieri mattina sono così comparsi in tribunale ammanettati mani e piedi: James Cromitie, 55 anni, David Williams, 28 anni, Onta Williams, 32 anni, e Laguerre Payen, 30. Il giudice gli ha negato la cauzione «perché è difficile immaginare un crimine odioso più di questo» e sono attesi ora da un processo destinato a concludersi con pesanti condanne.
Poco dopo la conclusione dell’udienza il capo della polizia, Raymond Kelly, si è recato al «Jewish Center» di Riverdale per spiegare ai membri della comunità l’identità e gli scopi della cellula sgominata: quattro individui, tutti con precedenti penali che si erano conosciuti in prigione e avevano deciso di dedicarsi alla «Jihad» per «vendicare le vittime musulmane in Afghanistan e Pakistan» causate dalle forze armate americane, rammaricandosi solo di «non poter attaccare le Torri Gemelle» perché già distrutte nel 2001. Tre di loro sono dei convertiti all’Islam e tutti frequentavano la moschea di Newburgh, nell’UpState di New York, dove soprattutto Payen, di origine haitiana, si era distinto per infuocate dichiarazioni di stampo fondamentalista.
Oltre a pianificare l’attentato alle sinagoghe, la cellula voleva abbattere degli aerei e aveva acquistato - sempre da agenti sotto copertura - missili stinger puntando a usarli contro velivoli in decollo o atterraggio dalla base della Guardia nazionale proprio a Newburgh. A mettere l’Fbi sulle tracce del gruppo di terroristi è stato un informatore della polizia e ciò ha consentito anche di ricostruire i legami di Cromitie con l’organizzazione terrorista pakistana «Jaish-e-Mohammed» (l’Esercito di Maometto) considerata legata ai taleban alleati di Al Qaeda. Il legame con i fondamentalisti in Pakistan come anche il fatto che i quattro siano tutti cittadini americani indica delle convergenze con gli attentati di Londra del 2005, messi a segno da kamikaze britannici di fede musulmana anche loro collegati con i gruppi di taleban pakistani.
Francesco Semprini : "Le tecniche speciali di interrogatorio si sono dimostrate molto utili per il Paese "
Difende il ricorso agli interrogatori rafforzati, si oppone alla chiusura di Guantanamo e si erge a difensore dell’intelligence per cavalcare la spaccatura tra Cia e Casa Bianca sulla pubblicazione dei memo. Dick Cheney è l’altro volto del duello a distanza su terrorismo e sicurezza che vede contrapposti vecchia e nuova amministrazione.
L’ex vicepresidente ribatte a stretto giro di posta alle dichiarazioni di Barack Obama sul rispetto dello Stato di diritto spiegando che le tecniche di interrogatorio rafforzato, tanto criticate dai democratici, hanno permesso di ottenere informazioni specifiche per prevenire nuovi attacchi e combattere i nemici degli Stati Uniti. «È un dato di fatto che solo i detenuti più pericolosi sono stati sottoposti a quelle procedure», spiega Cheney nel suo discorso di 36 minuti ad alta intensità pronunciato dagli scranni dall’American Enterprise Institute, osservatorio politico e roccaforte conservatrice.
Secondo l’ex vicepresidente le scelte di George W. Bush in materia di Sicurezza nazionale, alle quali ha dato un contributo fondamentale nell’inasprire il trattamento dei presunti terroristi, hanno fatto in modo che gli «attacchi dell’11 settembre non fossero solo il preludio di qualcosa di peggiore». «Abbiamo subito l’attentato terroristico più devastante della storia, e per sette anni e mezzo abbiamo impedito che non accadesse di nuovo. Penso che questo non sia un fatto da criticare o disprezzare, e ancor meno da criminalizzare».
Cheney critica duramente Obama e il ministro della Giustizia, Eric Holder, per aver voluto pubblicare i memorandum dell’intelligence dove erano contenute le direttive sulle tecniche rafforzate, come il waterboarding o la privazione del sonno, senza però «aver divulgato i verbali degli interrogatori», ovvero le «rivelazioni cruciali» ottenute dai presunti affiliati di Al Qaeda che tanto preziose si sono rivelate nell’impedire agli estremisti islamici di colpire nuovamente sul suolo continentale americano. Per questo il falco neocon spiega che «quegli interrogatori non sono torture e rendere pubblici i memo che li descrivono ha aiutato i terroristi».
Poi l’ex vicepresidente prende le difese dell’intelligence: «Non a caso - osserva - il capo della Cia, Leon Panetta, si era opposto», sottolineando così la spaccatura tra i vertici dei servizi e lo stesso Obama costretto all’inizio del mese a precipitarsi al quartier generale di Langley per rassicurare gli agenti coinvolti sul fatto che nessun provvedimento sarebbe stato preso nei loro confronti. «Criminalizzare le decisioni politiche della precedente amministrazione» è la cosa peggiore che un governo possa fare, ribatte Cheney che prende di mira anche Nancy Pelosi, tra le più indignate sugli interrogatori rafforzati ma in realtà «informata dei fatti sin dal 2002».
Infine arriva l’affondo sulla chiusura di Guantanamo, il passaggio più duro del discorso che l’ex numero due di Bush ha iniziato intenzionalmente in ritardo, per seguire sino alla fine la diretta di Obama. «Il presidente ha annunciato la chiusura di Guantanamo, ma non ha un piano alternativo, pensa solo di trasferire pericolosi terroristi sul territorio americano a spese dei contribuenti». «L’amministrazione Obama - sferza Cheney - ha scoperto che è facile ricevere applausi in Europa chiudendo Guantanamo, ma è ben più complicato trovare una saggia soluzione alternativa che aiuti sia la Giustizia che la Sicurezza nazionale».
Scatta l’applauso della platea galvanizzata dalle parole dell’uomo di punto dei neocon, a cui segue l’affondo finale: «La scelta del presidente non solo è stata presa senza un opportuno dibattito e programmi adeguati», ma conferma che «il suo approccio alla Sicurezza nazionale viene percepito dai terroristi come un segno di debolezza». Ancora applausi per Cheney, il pubblico dell’Aei lo consacra l’anti-Obama, l’unico in grado di dar filo da torcere al presidente in un momento in cui l’opposizione repubblicana vive ancora nel limbo post-elettorale e soltanto l’ammutinamento democratico in Senato ha bloccato i piani dell’amministrazione su una chiusura rapida di Guantanamo.
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