Frattini in visita a Teheran Cronaca e analisi di Stefano Magni
Testata: L'Opinione Data: 20 maggio 2009 Pagina: 5 Autore: Stefano Magni Titolo: «Nucleare iraniano, l'Italia può far poco, Obama vuol far nulla»
Riportiamo dall'OPINIONE di oggi, 20/05/2009, l'articolo di Stefano Magni dal titolo " Nucleare iraniano, l'Italia può far poco, Obama vuol far nulla ".
Da oggi inizia la missione del ministro degli Esteri Franco Frattini in Iran. Stando a quanto il titolare della Farnesina ha anticipato ieri alla stampa, i colloqui con il suo omologo Manoucher Mottaki riguarderanno soprattutto la stabilizzazione della regione Afghanistan-Pakistan. Per quanto riguarda il dossier nucleare, il capo della diplomazia italiana ha spiegato che si “limiterà” a ribadire “il consolidato approccio italiano” alla posizione di Europa e Stati Uniti, “tuttora in attesa di una risposta alla proposta del gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, ndr)”. Anche sul nodo mediorientale, Frattini ha spiegato che intende limitarsi a ribadire la “ben nota posizione italiana” per la formula “due popoli, due stati”. Ma cosa ci si attende dagli Stati Uniti e dalle altre potenze che negoziano sul nucleare e sul Medio Oriente con l’Iran? In un editoriale molto critico, quanto unico nel suo genere, pubblicato sul Jerusalem Post di ieri, la giornalista israelo-americana Caroline Glick lancia un grido di allarme: a Washington non interessa più la minaccia iraniana. In compenso, il nuovo direttore della Cia, Leon Panetta, ha comunicato a chiare lettere ad Israele il messaggio statunitense: niente attacchi preventivi contro l’Iran. Nei colloqui tra Obama e Netanyahu del 18 maggio, il presidente statunitense ha parlato solo di “sanzioni dure” come estrema risposta a Teheran e solo (ed eventualmente) dopo ottobre. In questi cinque mesi, avvertono i servizi segreti israeliani, Teheran può compiere progressi irreversibili verso l’atomica. “Sì, è vero che un Iran nucleare può destabilizzare il Medio Oriente. Ma la Casa Bianca di Obama non sembra più esserne preoccupata” - spiega la Glick - “Ciò che interessa la Casa Bianca, da quel che emerge, è ridurre il risentimento di Teheran contro Washington. Se si convince il regime dei mullah che gli Usa non costituiscono un pericolo, allora – così pensano – probabilmente, lo Stato canaglia si fermerà”. Ma... “Il ragionamento (dell’amministrazione Obama, ndr) è sbagliato, sia in teoria che in pratica. Ignora le intenzioni manifeste dell’Iran e le loro conseguenze nel Medio Oriente. Ignora che le intenzioni e le azioni dell’Iran non sono rivolte contro il solo Medio Oriente”. Ebbene: il negoziato nucleare dipende quasi interamente dalle decisioni di questa amministrazione americana. Il cui punto di vista è, quantomeno, ingenuo. Il ministro Frattini è però sempre stato molto sensibile alla minaccia nucleare iraniana. Avrà abbastanza margine di manovra?
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