Perché a un ragazzo in festa per la vittoria della sua squadra viene in mente di scrivere che odia gli ebrei ?
Una piccola storia vera. Il Corriere, facendo la cronaca dei festeggiamenti dei tifosi dell'Inter per lo scudetto, l'altra notte, racconta di vari vandalismi, vetrine rotte, macchine della polizia distrutte e poi anche di una serie di grandi scritte vergate con grande evidenza in pieno centro della città, fra cui spiccava una che diceva "odio gli ebrei". La cosa non va sopravvalutata, è chiaro: i tifosi di calcio non spiccano né per buona educazione né per spirito democratico. E però un pensierino ci va fatto. Perché a un ragazzo in festa per la vittoria della sua squadra viene in mente di scrivere a caratteri cubitali che odia gli ebrei e non i ghanesi, i bielorussi o i peruviani? (Non che questi altri odi possibili siano giustificati, anzi...) Molto probabilmente non deve aver mai incontrato un ebreo in vita sua. Nella "grande Milano", da dove immaginiamo che il tifoso provenga, gli ebrei sono circa 6000, cioè grosso modo lo 0,1 per cento della popolazione; a livello nazionale più o meno lo 0,03. A Milano probabilmente ci sono meno circassi, Hopi e indiani Nambikwara, ma i ghanesi, i bielorussi e i peruviani sono molti di più degli ebrei. E però il giovane interista "odia gli ebrei". Non è contro Israele, odia gli ebrei, che non ha mai visto. Perché? Perché odia? E perché proprio gli ebrei? Chi gliel'ha insegnato? Un parente? Un prete? Un maestro politico? Un altro tifoso? O forse qualcuno gli ha detto che gli ebrei sono stati sterminati dai nazisti e a questo ragazzo odiare le vittime sembra molto comodo, nello stile di Vae victis? Non lo sapremo mai. Ma la questione mi inquieta.Ecco, se noi capissimo il meccanismo per cui a vent'anni si diventa antisemiti senza alcun motivo, probabilmente senza aver mai visto un ebreo in faccia, potremmo fare qualcosa per migliorare il mondo. O per impedire che il contagio si propaghi.
Ugo Volli