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Corriere della Sera Rassegna Stampa
18.05.2009 Agostino Gemelli era un antisemita, ma secondo Romano non si può giudicarlo per questo
Gli rispondiamo con una 'Cartolina da Eurabia' di Ugo Volli

Testata: Corriere della Sera
Data: 18 maggio 2009
Pagina: 31
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Il frate Agostino Gemelli dall'ateismo alla fede»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/05/2009, a pag. 31, la risposta di Sergio Romano dal titolo " Il frate Agostino Gemelli dall'ateismo alla fede ".
Commentiamo la risposta di Sergio Romano ripubblicando la "Cartolina da Eurabia di Ugo Volli del 30/04/2009 dal titolo " Ma se morissero tutti i Giudei, non è vero che al mondo si starebbe meglio? " su padre Agostino Gemelli. Ecco lettere e risposta di Romano, precedute dalla Cartolina di Ugo Volli:

Ugo Volli -"Ma se morissero tutti i Giudei, non è vero che al mondo si starebbe meglio?"

«Un ebreo, professore di scuole medie, gran filosofo, grande socialista, Felice Momigliano, è morto suicida. I giornalisti senza spina dorsale hanno scritto necrologi piagnucolosi. Qualcuno ha accennato che era il Rettore dell'Università Mazziniana. Qualche altro ha ricordato che era un positivista in ritardo. Ma se insieme con il Positivismo, il Socialismo, il Libero Pensiero, e con il Momigliano morissero tutti i Giudei che continuano l'opera dei Giudei che hanno crocifisso Nostro Signore, non è vero che al mondo si starebbe meglio? Sarebbe una liberazione, ancora più completa se, prima di morire, pentiti, chiedessero l'acqua del Battesimo.»
«Non vogliamo che i signori socialisti ed i signori ebrei (il che spesso è una stessa cosa) avvelenino l´anima dei nostri figli, come hanno avvelenato un tempo la nostra.»
Sapete di chi è questa prosa? L´autore è Padre Agostino Gemelli, il fondatore dell´Università Cattolica, di cui in questi giorni si ricorda con molta enfasi il cinquantenario della morte, fra l'altro con una messa solenne cui ha partecipato il Cardinale Tettamanzi vescovo di Milano, con una mostra nello scalone d´onore dell´università e anche con un paginone elogiativo sul "Correre della sera". Informatore del regime, delatore degli antifascisti, fanatico del regime, aderente al manifesto sulla razza (anche se alcuni hanno cercato di negare questa circostanza), capace di scrivere in una lettera alla moglie del ministro dell´Istruzione Alfieri frasi come questa in piena campagna antisemita:
« L'accusa che l'Università Cattolica accetti studenti ebrei deve essere una voce messa in giro da malevoli interessati. Noi non abbiamo alcun ebreo, né non battezzato, né battezzato.»
Conclusione: in Eurabia si celebrano giornate della memoria, si dice che la Shoà costituisce un crimine irripetibile, che tutti devono averne coscienza, perché non si ripeta. Ma quando si arriva a coloro che approvarono, collaborarono, o magari anche solo tacquero, soprattutto se sono ecclesiastici, la memoria d´improvviso si dilegua. La Shoà si è fatta da sé per l´opera di qualche pazzo e dei tedeschi. Si scopre che tutti i complici hanno aiutato qualche ebreo a nascondersi o a fuggire (provarono a dirlo anche di Padre Gemelli, beninteso dopo la guerra). E chi è sulla strada di diventare santo, chi viene onorato con un grand´uomo con "un´idea" e "una visione":
«Mio padre - dice Biscottini [il curatore della mostra alla Cattolica] - era un professore della Cattolica e così sono cresciuto sentendo parlare di Gemelli. Lo rappresentava come un grande uomo con una visione. Siamo partiti proprio da qui: dal tentativo di rintracciare questa visione, che Gemelli inseguiva andando sempre oltre i muri. Basti pensare il sogno della facoltà di Medicina a Roma, il sogno di una università come laboratorio di pensiero, in cui il rapporto tra professore e studente si nutrisse della fede, ma impegnasse anche tutta la dimensione umana».
 Dato che per la sfortuna di Gemelli il popolo ebraico vive, non si è suicidato né convertito, aggiungiamo dunque a questa "visione" e a questa "dimensione umana", un tassello, un pezzetto di cartolina. Ecco quel che manca alle celebrazioni, le parole di Agostino Gemelli dopo l´approvazione delle leggi razziali, la sua vera "umanità":  «Tragica senza dubbio, e dolorosa la situazione di coloro che non possono far parte, e per il loro sangue e per la loro religione, di questa magnifica patria; tragica situazione in cui vediamo una volta di più, come molte altre nei secoli, attuarsi quella terribile sentenza che il popolo deicida ha chiesto su di sé e per la quale va ramingo per il mondo, incapace di trovare la pace di una patria, mentre le conseguenze dell'orribile delitto lo perseguitano ovunque e in ogni tempo.» Sappiano i cattolici chi onorano in questi giorni, e meditino sui propri modelli.

Sergio Romano " Il frate Agostino Gemelli dall'ateismo alla fede "

Vedo che si organizzano varie celebrazioni del cinquantesimo anniversario della morte di padre Gemelli. Ho più volte letto e sentito che, a parte i suoi ovvi meriti di intelligenza e scienza, era un robusto antisemita. Che lei sappia è vero, e se sì perché nessun articolo che ho letto in questi giorni ne parla?
Alberto Béttica


Ho letto il calendario degli eventi organizzati dall’Università Cattolica per i cinquant’anni dalla morte di Agostino Gemelli. Ma pochi conoscono il periodo ateo e socialista dello studioso.
Andrea Sillioni


Cari lettori,

U
na osservazione anzitut­to sull’antisemitismo di padre Agostino Gemel­li, frate francescano, protagoni­sta di una vocazione tardiva, fondatore e rettore, fino alla morte, della Università Cattoli­ca. Antisemitismo è ormai una categoria in cui convivono alla rinfusa sentimenti diversi, dal­la giudeofobia di origine religio­sa alla xenofobia e all’odio raz­ziale, con tutte le loro varianti e sfumature. Non credo che pos­sa essere utilizzata come il prin­cipale criterio di valutazione e misurazione dei meriti e difetti di un essere umano. Il poeta in­glese di origine americana T.S. Eliot scrisse che gli ebrei, a suo avviso, avrebbero dovuto vive­re «al di là della città», vale a di­re fuori di quella polis cristiana
di cui si considerava cittadino. Dovremmo forse smetterla di leggere «Assassinio nella catte­drale » e «I quattro quartetti»? Perfino in Israele, dopo un lun­go ostracismo, Wagner è riap­parso nei programmi dei con­certi sinfonici. Occorre rasse­gnarsi ad ammettere che gli es­seri umani sono imperfetti, con­traddittori, incoerenti e posso­no sommare in se stessi caratte­ri alquanto diversi.
Gemelli appartiene certa­mente a questa categoria. Fu so­cialista, positivista e massone con una convinzione e un impe­gno che vennero definiti massi­malisti.
Ma quando si convertì al cattolicesimo nel 1903 e di­venne sacerdote nel 1908 adot­tò la sua nuova fede e la visse con altrettanto rigore. Fu certa­mente giudeofobo e forse, a giu­dicare da certe considerazioni sul «sangue» ebraico, antisemi­ta. Aderì al fascismo e ne fece le lodi con parole che non furono di pura convenienza politica. Approvò la guerra d’Etiopia e la guerra di Spagna. Ma profuse nelle sue iniziative culturali e accademiche lo stesso entusia­smo e la stessa dedizione con cui professò le sue idee.
Nell’ultimo numero di «Vita e pensiero», la rivista da lui fon­data nel 1914, vi è un editoriale in cui è facile leggere un tor­mentato imbarazzo. L’autore co­nosce le colpe di Gemelli e la cattiva reputazione che ha oscu­rato
la sua immagine soprattut­to negli ultimi trent’anni. Ma non può dimenticare che Ge­melli fondò l’Università Cattoli­ca, fu scienziato e medico, stu­dioso apprezzato e stimato di psicologia, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, intellettuale attento ai movimenti culturali della mo­dernità. Non può dimenticare che l’istituzione di Gemelli ha creato buona parte della classe dirigente cattolica del periodo post fascista e che questa istitu­zione ha dato un considerevole contributo al governo e all’am­ministrazione del Paese. È pos­sibile avere una formazione cul­turale diversa, ma riconoscere che Gemelli fu uno straordina­rio costruttore di istituzioni, e che le istituzioni sopravvivono al loro fondatore.

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