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Ugo Volli
Cartoline
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E allora, che vuol dire questa vignetta? Forse niente di speciale, chiamiamolo pure antisemitismo 17/05/2009

E allora, che vuol dire questa vignetta? Forse niente di speciale, chiamiamolo pure antisemitismo

Guardate questa vignetta: Ratzinger, un papa preso a pomodori in faccia e sulla veste bianca: ci sta? Ma forse sì. Se evitiamo il rispetto o piuttosto il servilismo italiano verso ogni papa, per cui fanno sempre benissimo e sono sempre geniali e amati da tutti, Benedetto XVI è stato bersagliato di critiche fin dalla sua elezione: per la sua "freddezza", per il discorso "islamofobo" di Ratisbona, per la beatificazione di Pacelli, per il caso Williamson, per i profilattici negati in Africa, che con l'ebraismo non c'entrano affatto. Tanto più lo è stato durente gli ultimi giorni; ho scritto anch'io, nel mio piccolo, un paio di cartoline contro di lui per le posizioni politiche insensate che ha espresso durante il viaggio in Israele. Ma anche un giornale "autorevole" e certamente non amico di Israele come l' "Economist" ha definito il viaggio "un disastro di relazioni pubbliche". Dunque sì, i pomodori della vignetta ci stanno, giuste o sbagliate che siano le critiche.
Però cosa trattiene il papa dal difendersi o fuggire?  Una tagliola o una gogna a forma di Maghen David. Che sia un'allusione alla bandiera dello stato di Israele o a tutto il popolo ebraico, essa è comunque velenosa. Lo stato di Israele ha lasciato libero il papa di andare dove gli pareva, di dire quel che voleva e non ha fatto una piega anche quando, ospite ben accolto, ha criticato platealmente la sua politica. Certo, la stampa israeliana è libera (più di quella italiana) e ha espresso i suoi giudizi spesso negativi, e così rabbini e intellettuali - ma sempre in maniera ragionata e rispettosa, con voci anche nettamente pro-papa. Voci che sono risuonate anche fra gli ebrei del resto del mondo e dell'Italia, a fianco di quelli che gli chiedevano di essere più chiaro e limpido nelle sue posizioni. Non si può? Non si deve? Che cosa vogliono i papisti, incluso l'autore di questa vignetta, inglese e magari anglicano: una genuflessione generale? Applausi ritmati a scena aperta? Questo accade solo nei regimi totalitari. O dovevamo convertirci tutti perché il papa ha detto che la Shoà è stato un crimine? Se lo scordino.
E allora, che vuol dire questa vignetta? Forse niente di speciale, non ha un vero contenuto politico solo esprime un fastidio, la sensazione che Israele o anche in generale gli ebrei siano un vincolo, un ostacolo, qualcosa che trattiene e imprigiona. Chiamiamolo pure antisemitismo. E' una sensazione paradossale, perché nel corso dei secoli gli ebrei sono stati loro trattenuti, imprigionati, ostacolati, vincolati da cristiani e islamici, non viceversa: rinchiusi nei ghetti, obbligati ad abbigliamenti particolari come la stella gialla che hanno inventato i papi e non certo i nazisti, impediti di possedere anche un solo fazzoletto di terra, esclusi dalla maggior parte dei mestieri, sorvegliati, inquisiti, rapinati, percossi, insultati, spesso imprigionati e uccisi  per non voler rifiutare alla loro identità. Ma una legge della psiche umana fa sì che frequentemente la colpa diventi accusa e i persecutori odino i loro perseguitati, gli oppressori si figurino oppressi dalle loro vittime.
E' questo sentimento antisemita che unisce Eurabia alla vecchia Europa medievale e poi moderna e imperiale: l'ebreo come nemico interno, come "altro fra noi" che non si rassegna a sparire e col suo sguardo ci imprigiona e ci butta i pomodori. Non è un caso che questa vignetta sia uscita sul "Times" di Londra: non certo il più antico giornale del mondo (anche la nostra umile "Gazzetta di Mantova", il più antico giornale italiano, nasce un secolo abbondante prima: 1664 contro 1785) ma il più "mitico", la più genuina espressione della classe dirigente imperiale britannica, ancora il più letto dalla business community di Londra. Be', se si guarda da vicino questo mito, si vede che è pieno di macchie e di buchi schifosi, almeno sul piano dell'integrità morale.
Nessuno è responsabile delle colpe dei bisnonni, ma bisogna ricordare che oltre a essere stato sempre antisemita, il "Times", fino a quando ne fu dimostrata la falsità ha accreditato con forza i "Protocolli dei savi di Sion", chiamando gli ebrei "il maggior pericolo al mondo" (così per esempio in un editoriale dell'8 maggio 1920). Il "Times" fu il principale sostenitore del primo ministro inglese della pace con Hitler, Neville Chameberlain, e si batté sempre per l'appeasement con  i nazisti, fu ferocemente contrario alla fondazione dello Stato di Israele, spesso tenero con lo stalinismo (ci scrivevano Carr e Philby) e oggi naturalmente appoggia le pretese palestinesi e l'accomodamento con l'islamismo. Che un giornale così sia l'organo di Londostan, capitale di Eurabia, non deve dunque meravigliare, e neppure può che pubblichi una vignetta che dice poco sugli aspetti politici del viaggio papale, ma molto sullo spirito antisemita di chi l'ha disegnato, una vignetta perfettamente adatta a comparire sui media arabi.
La riporto qui e l'ho commentata non perché sia una notizia, ma perche attraverso di esse possiamo capire quanto siano profonde e antiche le radici di Eurabia, come la fierezza della libertà che noi talvolta romanticamente attribuiamo all'Europa di un tempo sia un mito spiegazzato come quello del "Times". L'Europa non è mai stato quel puro tempio della libertà che pretendeva di essere, la sua politica è sempre stata retta da opportunismi e viziata da piccole viltà; e però il meccanismo democratico, spesso non l'integrità di leader politici ed editoriali, l'hanno salvata dalle tentazioni di resa ai fascismi e ai comunismi, quando essi sembravano potenti. Oggi la tentazione è di sottomettersi agli islamisti, anch'essi in fondo "tigri di carta" (per dirla con Mao), sul piano della capacità economica vera, della tecnologia, della capacità di far fronte alle sfide del mondo contemporaneo. Speriamo che la subordinazione attuale di Eurabia sia come quelle del passato per Hitler e Stalin, che il "Times" non si è mai risparmiato. Lo speriamo tanto da denunciare Eurabia e combatterla, anche e soprattutto nel "Times". E anche da riprodurre, con un po' di schifo, le sue espressioni più stupide, come questa vignetta.

Ugo Volli


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