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Informazione Corretta Rassegna Stampa
16.05.2009 Il Trattato di non Proliferazione Nucleare e Israele
L'analisi di Piera Prister

Testata: Informazione Corretta
Data: 16 maggio 2009
Pagina: 1
Autore: Piera Prister Bracaglia Morante
Titolo: «Il Trattato di non Proliferazione Nucleare e Israele»

Gli Stati Uniti da sempre amici di Israele sin dalla sua fondazione,
dopo i primi mesi dellŽamministrazione Obama sembrano ormai aver
imboccato unŽaltra via quella di unŽostilitaŽsilenziosa e strisciante,
avvertita da molti e che sembra aver dato delle palpitazioni di cuore
a molti persino a chi lŽha votata.

A New York, nei quartieri generali dellŽO.N.U. dal 4 al 15 maggio si
eŽ riunita la Commissione dei 189 firmatari aderenti al Trattato di
non Proliferazione Nucleare per discutere in fase preparatoria il
piano di denuclearizzazione, con il mandato a tutti i paesi di
aderirvi, fino al piuŽ completo disarmo nucleare, in vista della
Review Conference of The Parties to The Treaty of the Nonproliferation
of Nuclear Weapons del 2010. Gli Stati Uniti, la Francia, la Gran
Bretagna, la Russia e la Cina sono le 5 potenze nucleari il cui
processo di disarmo dovrebbe avvenire per ultimo.
Louis Charbonneau della Reuters ci informa sui lavori della
riunione, e in particolare sullŽintervento di Rose Gottemoeller,
assistente alla Segreteria di Stato Usa, avvenuto esattamente il
secondo giorno dallŽinizio dei lavori. La Gottemoeller ha
sottolineato che lŽadesione al trattato di non proliferazione dovraŽ
essere universale e dovraŽ includere anche lŽIndia, Israele, Nord
Corea e Pakistan e che questo saraŽ lŽobiettivo della nuova
amministrazione americana che in questo modo infligge un altro colpo
ad Israele.
Anche al piuŽdistratto dei lettori non puoŽ sfuggire lŽenormitaŽ
dellŽaccostamento fatto fra stati democratici e i regimi finanziatori
del terrorismo, come per fare di tutte le erbe un fascio senza alcun
discernimento, in una notte in cui Obama sembra non vedere la
differenza tra un Iran aggressore che minaccia ossessivamente di
incenerire Israele per cancellarlo dalle carte geografiche ed Israele
che invece deve difendersi dai nemici che lo circondano. Mentre il
disegno ormai chiaro nella mente di Obama eŽ quello di bloccare la
produzione di armi nucleari dellŽIran a condizione che anche Israele
vi rinunci.
Come faccia poi a fidarsi degli stati canaglia che fingono lo
smantellamento dei reattori nucleari ma poi in segreto, li clonano,
solo Obama lo sa...

Questa dichiarazione della Gottemueller ha generato proteste anche tra
i delegati dellŽAIPAC che erano riuniti nello stesso giorno a
Washington, proteste significative anche se tardive, visto che quelli
dellŽAIPAC, e quelli delle altre associazioni ebraiche nella
stragrande maggioranza hanno votato per Obama e continuano a
sostenerlo nella tesi di "two state solution". Mentre ormai non ci
dovrebbe credere piuŽ nessuno alla creazione di uno stato palestinese,
visto che i Palestinesi "non perdono mai occasione di perdere
lŽoccasione", dopo tante buone occasioni che hanno avuto non ne hanno
mai colta una.

Sin dai tempi di Golda Meir e Richard Nixon, Gli Stati Uniti si sono
ben guardati dallŽesercitare pressioni su Israele percheŽ firmasse il
trattato di non proliferazione in questione, per il rispetto dovuto
alla storia dŽIsraele e alla sua unicitaŽ. DŽaltronde il completo
disarmo per Israele rappresenterebbe un serio pericolo, mentre un
Israele armato eŽ sicuramente un deterrente per tutti i suoi infidi
nemici compresi gli antisemiti sparsi per il mondo e che dilagano a
macchia dŽolio. Israele si difende bene da un nemico che ancora non
sŽeŽ accorto che lo stato ebraico non alzeraŽ le braccia in segno di
resa, neŽ si faraŽ prendere di sorpresa percheŽ eŽ ben preparato e
pronto. Come lo erano gli Israeliani che seppero difendersi
eroicamente allŽindomani della fondazione dello stato ebraico, quando
Israele fu attaccato da tutte le parti dai paesi arabi ostili. Quel
desiderio degli ebrei si era avverato, era perdurata quella volontaŽ
forte, piuŽ forte dellŽurto del tempo che inesorabilmente tutto
consuma, logora e sbiadisce nellŽoblio, di ritrovarsi tutti liberi e
sovrani nella terra dŽorigine per la quale avevano penato tanto e per
la quale sŽera ripetuto allŽinfinito, generazione dopo generazione,
ogni sera di Pesach, lŽaugurio di incontrarsi tutti riuniti insieme a
Gerusalemme, nella cittaŽ ideale, la cittaŽ degli uomini e la cittaŽ
di Dio che, come una stella alta e luminosa, aveva segnato nei cieli
la rotta e aveva guidato il popolo disperso di Israele per secoli e
secoli, millennio dopo millennio anche nei momenti di maggior
smarrimento ed afflizione alla sua riunione e rinascita. Quello era
il patto che ha cementato e unito le loro volontaŽ. Nella storia dei
popoli Israele ha una sua unicitaŽ e per questa unicitaŽ tutti
dovrebbero essere riverenti e rispettosi di una nazione che ora vive e
prospera nella sua terra e non si eŽ lasciata irretire neŽ assimilare.
Non ci venga a dire Obama che ignora la storia di Israele e che non eŽ
filosionista come lo era Martin Luther King, visto che notoriamente ha
frequentato per decenni, circoli e persone visceralmente antisemite,
non ci venga a dire cosa deve fare Israele, Israele lo sa, ma
piuttosto dia un ultimatum, un aut aut a quel regime iraniano amante
della morte, e fissi una scadenza oltre la quale intervenga
militarmente a distruggere quegli ordigni nucleari, senza frapporre
ulteriore indugio.

Piera Prister Bracaglia Morante


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