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B-XVI in Israele, alcuni commenti 15/05/2009

Alcune e-mail ricevute sulla visita del papa in Israele:

Cari Amici, ho letto la Vs. riflessione alla visita del Papa in Giordania, Israele e Territori Palestinesi e, anche se mi sarei aspettata dal Pontefice dichiarazioni più "sfumate" sul piano politico, tuttavia non provo meraviglia più di tanto per le posizioni da lui espresse. Un conto, come scrive anche Giorgio Israel, è l'aspetto strettamente dottrinario (i rapporti tra le fedi), un conto quello politico. E qui che nasce il problema; fonte di profondissimo disagio e dolore per chi, come la sottoscritta, è cattolica. Al  di là del riconoscimento diplomatico (inevitabile, attesi i cospicui interessi in loco della S. Sede), lo snodo grosso, cioè il riconoscimento, diciamo così autentico, senza "se" e senza "ma", di Israele come Stato ebraico, persiste, eccome.  In primis c'è l'atavica avversione della Chiesa verso i movimenti d'indipendenza nazionale - Risorgimento italiano docet-, se si esclude  il caso particolare della Polonia. In secondo luogo c'è la severità con la quale tutto ciò che viene dal mondo ebraico, specie se non diasporico, è valutato da parte della Chiesa. E dico "Chiesa" volutamente, e non "S. Sede", perché simile atteggiamento è condiviso da moltissimi fedeli: di destra, di sinistra, di sopra e di sotto. Ai palestinesi viene chiesto di non cedere alla tentazione del terrorismo-quasi che, per lo più, non vi ricorrano-, un po' come si potrebbe chiedere all'esercito israeliano, nella sua opera doverosa di difesa, di non cedere alla tentazione della durezza nei confronti delle popolazioni civili coinvolte nei vari scenari di guerra. Agli israeliani si impone di abbattere i muri (sic!), stile Reagan con Gorbaciov (ma la situazione era ben diversa!),  e di farsi ammazzare senza rompere l'anima al mondo. Se va bene, si può sempre istituire una Giornata della Memoria n. 2, no?    In una lettera al Foglio un parlamentare, di cui non ricordo il cognome, tempo fa sosteneva che la S. Sede (io preciso: "la Chiesa", fedeli e preti) dovrebbe ritenere il Sionismo una cosa buona in sé e non una disgrazia.  Ecco appunto. Siamo ben lontani. Il viaggio di Benedetto XVI  ha rimesso in luce l'antica avversione; e si è sorvolato, come sempre, sulle persecuzioni patite dai cristiani sotto i governi mussulmani, a cominciare dall'A.P. A questo punto mi viene da pensare che il problema, prima che politico, forse sia dottrinario. E mi sovviene una certa analisi di Martin Luther King, analisi che Voi conoscete meglio di me. Il pastore King, grand'uomo non apprezzato, come avrebbe meritato, perché sionista.

Saluti affettuosi.

 Mara Marantonio (Bologna)

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cara Deborah Fait, reitero il mio entusiasmo nei suoi confronti, lei è troppo intelligente!   e  fantastica la  cartolina di Ugo Volli  su Benedetto XVI, come  sempre.     grazie.

monique smadja  

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Non condivido alcune affermazioni né alcuni toni usati da Informazione corretta. Condivido, invece, totalmente l'articolo di Giorgio Israel sul viaggio di Benedetto XVI. Anch'io giudico negativamente le valutazioni del Papa sul muro al singolare. Non credo che si tratti di una metafora e provo una profonda delusione: mentre accetto l'insegnamento teologico e spirituale della Chiesa, non condivido le scelte politiche della Curia romana. Israele non deve rinunciare alla propria sicurezza e non ha nulla da rimproverarsi né per il muro né per il blocco di Gaza

lettera firmata

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Questa volta la vostra indignazione è giustificata.

La mia impressione è che in politica Ratzinger non riesca ad andare oltre il politicamente corretto. Come se un intelligentissimo pastore e teologo diventasse un tonto in politica. Sono d'accordo con Israel e solidarizzo con voi.

Cordiali saluti ,   A. Castiglioni

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-----Messaggio Originale-----
Da: 
Data invio: venerdì 15 maggio 2009 9.21
Oggetto: Sempre a proposito di muri

Le cose vanno dette per intero e mi dispiace che il vostro sito sia spesso parziale. A proposito di muri, è vero che il Papa ha detto che i muri si possono abbattere, ma ha aggiunto quanto segue: "A patto che ... si rimuovano i muri che noi costruiamo attorno ai nostri cuori, le barriere che innalziamo contro il nostro prossimo" (Osservatore Romano 15. 05. 09). Leggo queste parole come un invito agli arabi a farla finita con Hamas e il terrorismo.

l' avrà scritto l'OR, ma il papa non le ha pronunciate, nessun giornale la ha riportate, dico nessuno. possibile che una frase simile possa essere sfuggita a tutti ? l'OR è un po' come la Pravda di sovietica memoria, la sua credibilità è più che bassa.
cordiali saluti,
IC redazione
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