" Gli ebrei si lascino ammazzare, senza tumulti, senza parapiglia,grazie Santità 14/05/2009
Un colpo al cerchio e uno alla botte, onorare gli ebrei ammazzati (senza mettere in discussione le responsabilità cattoliche, per carità) ma solidarizzare corposamente coi palestinesi vivi e combattivi... Com'è bravo questo papa, com'è diventato perfettamente eurarabo dopo l'incidente di Ratisbona, com'è "classicamente vaticana" la sua posizione (così Alberto Bobbio su "Famiglia Cristiana"). Ha ragione lui, è opportuno essere commossi sulla Shoà, si può arrivare a proibire di negarla (poi, se capita un Williamson che non ci sta, niente di grave, lo si ammonisce, ma non lo si butta fuori). E però non è opportuno soffermarsi a individuare la colpa di quei morti, insistere sul fatto che gli assassini avessero per lo più la stessa nazionalità del Papa può essere di cattivo gusto, e certamente sarebbe inopportuno chiedergli ragione dei suoi trascorsi da ragazzino. Forse è stato nella Hitlerjugend, forse no, chi lo sa, i portavoce portano versioni diverse e contraddittorie, comunque bisogna dire che fare il giovane nazista a quei tempi era proprio obbligatorio. Il fatto che altri coetanei facessero i partigiani dimostra solo che erano facinorosi per natura, la famiglia Ratzinger era perbene e obbediente. Magari con dispiacere, ma alle leggi del Führer bisognava obbedire, chi non sa obbedire non sa neppure comandare. E poi soprattutto, in quella terra sarebbe stato sbagliato accennare alla collaborazione araba con la Shoà, al Gran Muftì di Gerusalemme, il padre del nazionalismo palestinese, fuggito a Berlino e intento a dar consigli su come ammazzare meglio gli ebrei ad Auschwitz... Ma il massimo dell'eurarabo viene dopo, quando Benedetto XVI ha iniziato a parlare dei vivi, del conflitto in corso oggi. Bravo Papa, come dirlo meglio: è facile tirare su i muri, difficile abbatterli, la gente deve avere libertà di movimento, perbacco. E cos'è questo embargo di Gaza? Una prepotenza. Bisogna essere solidali con il popolo palestinese, che ha diritto a una patria (non ce l'ha? Com'è che non riesce a gestirla pacificamente ?). Ecco alcune fra le più significative parole originali, in inglese: "It is my earnest hope that the serious concerns involving security in Israel and the Palestinian Territories will soon be allayed sufficiently to allow greater freedom of movement" Capite com'è sublime lo spirito eurarabo di Benedetto? Ci sono state "serie preoccupazioni riguardo alla sicurezza", non attentatori suicidi e attentati e missili e rapimenti, no, solo "preoccupazioni", ma "serie". E, per carità, dove sono state sentite queste "preoccupazioni"? Da entrambe le parti, "in Israele e nei territori palestinesi". Ugualmente, "senza discriminazioni". Ma le preoccupazioni saranno presto "placate", magari con un po' di valium... il papa lo spera "onestamente". Infatti, è un peccato che ci siano le preoccupazioni, fanno venire il mal di testa; forse per questo il papa dice ai Palestinesi: "I know how much you have suffered and continue to suffer as a result of the turmoil that has afflicted this land for decades," "turmoil si traduce "parapiglia - subbuglio - trambusto – tumulto". Ecco, negli ultimi decenni intorno a Israele c'è stato del "trambusto" che ha provocato "preoccupazioni" e i Palestinesi ne hanno sofferto – e quanto. Un vero mal di capo. Del resto, notoriamente ""Palestinians' longing for peace" la notoria "brama dei palestinesi per la pace" ha una particolare "poignancy" (pregnanza) perché essi ricordano "the events of 1948": eh già! i terribili eventi del 1948, meglio non nominarli e non chiarire: lasciar pensare che sia la fondazione dello Stato di Israele, sessantunesimo anniversario secondo il calendario civile. Sarà questo l'"evento" che dà "pregnanza" alla "brama" palestinese (per la pace, naturalmente, non per il sangue ebreo)? O chissà, le elezioni in Italia dove il Fronte popolare fu sconfitto, le Olimpiadi in Inghilterra, da cui i Palestinesi furono ingiustamente esclusi, pur avendo già allora "diritto a una patria?" Non sappiamo, ma certo è stata una catastrofe, una "nakba" in arabo. E bravo Papa Eurarabo XVI, dire e non dire, un colpo al cerchio e uno alla botte... lasciando però sempre capire che hanno ragione i poveri arabi così tanto sofferenti... Ma, dopo quegli eventi misteriosi, o in seguito a causa del "trambusto" i palestinesi di trovarono "trapped, as so many in this region and throughout the world are trapped, in a spiral of violence, of attack and counter-attack, retaliation, and continual destruction." "Intrappolati", i palestinesi sono disgraziatamente "intrappolati", presi in una "spirale di violenza", di cui non si sa chi abbia responsabilità, forse il subbuglio, forse il trambusto, forse la sofferenza, forse gli eventi del '48: certo non loro. Le spirali, si sa, sono complesse, è facile capire dove incominciano ma non dove finiscono: trappole. E c'è un segno di questa situazione di "scacco": "a stark reminder of the stalemate that relations between Israelis and Palestinians seem to have reached - the wall" La barriera di sicurezza, che per il Papa come per i palestinesi e per tutt'Eurabia è un "muro" – per una volta rinunciamo agli eufemismi -, è essenzialmente un "forte richiamo" allo "scacco". Non serve a niente, salvo a richiamare "lo scacco delle relazioni". Tutto qui. Niente a che fare col "parapiglia" né con le "preoccupazioni riguardo alla sicurezza" (uscendo dall'eurarabiano: la barriera non serve a fermare gli attentatori, no; o almeno non importa; dà solo fastidio ai buonisti di tutto il mondo, perché ricorda che da quelle parti si combatte). Ma che bisogna fare di questo "rimando" allo "scacco delle relazioni", volgarmente detto "muro"? E' chiaro. Abbatterlo, perbacco, tirarlo giù, "i muri non durano per sempre", come ha detto il nostro papa e architetto onorario, soprattutto perché "il muro che si introduce nei vostri territori - ha continuato - separando i vicini e dividendo le famiglie, circondando il vicino campo e nascondendo molta parte di Betlemme". Certamente: perché un muro che quando "separa" lo fa coi "vicini" (e non con gli obiettivi terroristici) ma inoltre "si insinua", "circonda" e "nasconde" solo allo scopo futile di fare "un forte rimando", be' è proprio un crimine urbanistico, non ha senso, va certamente "abbattuto", anche per ragioni di visibilità. Ma come fare per evitare che, invece di esercitare il loro "naturale diritto a sposarsi, a formarsi una famiglia e avere accesso al lavoro, all’istruzione e all’assistenza sanitaria," che "il muro" "insinuandosi" e "separando" impedirebbe, i bravi martiri palestinesi interpretino la loro bellissima religione come l'obbligo di farsi esplodere in una pizzeria, magari in un pranzo di matrimonio? E' un vizietto che hanno a lungo esercitato con successo, contribuendo anche loro –ammettiamolo- al "trambusto" e che non hanno proprio perduto, ogni tanto ci riprovano, avrebbero tanto piacere dello spettacolo di un'esplosione per consolarsi delle loro "sofferenze" - solo che quel maledetto "muro", "insinuandosi", lo impedisce. E però riflettiamo, disturbare la quiete pubblica non è bene, la violenza è sempre male, sempre. E allora come si fa a impedirla senza muro? Caspita, con "una maggiore fiducia". Dev'essere per quello che intorno al Vaticano ci sono gendarmi e portoni e muraglioni e telecamere e cancellate di ferro: per suggerire "fiducia", Ma essendo vaticani, questi dispositivi non si "insinuano", non "separano" i vicini, non "circondano" e non "nascondono". Insomma, sono buoni. Cattivi sono solo quelli israeliani, ogni bravo eurarabo lo sa. Comunque, è sempre meglio evitare la violenza, potendo: "serve il coraggio di resistere a ogni tentazione che possiate provare di ricorrere ad atti di violenza o di terrorismo", ecco accantonate le tentazioni, ragazzi, dite dieci ave maria e lasciate stare le bombe e anche il sesso: le "tentazioni" sono brutte. Inoltre è bene "accantonare qualsiasi rancore e contrasto che ancora si frapponga sulla via della riconciliazione, per arrivare a tutti ugualmente con generosità e compassione, senza discriminazione". Ecco, il coraggio e la fiducia, la generosità e la compassione, soprattutto l'"accantonamento" queste sì che sono virtù pontificali. E la bontà, il "volgersi del cuore": "Il mio cuore si volge a tutte le famiglie che sono rimaste senza casa", non a quelli che sono stati fatti a pezzetti da qualche leggiadra cintura esplosiva, che deve far parte dei "diritti dei palestinesi", ma quelli rimasti senza casa sì. Il resto è "generosità e compassione, senza discriminazione". Bravo, Papa, non si è mai sentito un discorso più splendidamente eurarabo, sia detto "senza discriminazione". Parlando fuori dai denti (ma un eurabiano, e soprattutto un papa, non dice mai nulla fuori dai denti), che gli ebrei si lascino ammazzare "senza rancore" e soprattutto senza "parapiglia", senza muri che "si insinuano". Poi gli faremo un bel memoriale e non mancheremo di pronunciare qualche buona parola quando capitiamo da quelle parti. Grazie Santità, ci mancava proprio lei a confermarci il silenzio "classicamente vaticano" sugli ammazzamenti degli ebrei, ricordando con commozione i morti, una volta che non danno più fastidio. Grazie, grazie, Santità